Close-up numero 23
"Forme della vita politica nel cinema contemporaneo. Da Tangentopoli al Partito Democratico e alle elezioni 2008"
Per la natura stessa di una rivista come la nostra, il presente numero di
«Close up» è stato concepito ben prima due recenti eventi, certo di diffe-
rente portata storica ma di fatto connessi e in qualche maniera forse non così facilmente prevedibili: l’epocale sconfitta della Sinistra alle elezioni di aprile che ha completamente ridisegnato l’assetto politico del nostro paese e il successo del cinema italiano al Festival di Cannes da poco conclusosi. La doppietta del Gran premio della Giuria a Gomorra di Matteo Garrone e il Premio della Giuria a Il Divo di Paolo Sorrentino – è stato ricordato da tutti – ci riporta con la memoria a tempi lontani, alla Palma d’oro del 1972 quando vennero premiati ex-aequo Il caso Mattei di Francesco Rosi e La classe operaia va in paradiso di Elio Petri, entrambi, guarda caso, interpretati da uno stesso attore: oggi Toni Servillo, all’epoca Gian Maria Volontà. Inoltre il paragone si potrebbe estendere anche al lato estetico: il grottesco barocco di Sorrentino sta un po’ a quello di
Petri come l’indagine ricognitiva, semisaggistica di Garrone sta a quella
di Rosi – ma i tempi, lo sappiamo, sono profondamente cambiati in
tutto e per tutto. Con ciò comunque siamo entrati direttamente in tema
di quanto volevamo fare e cioè analizzare le differenziate forme della
politica nel cinema italiano contemporaneo. L’evoluzione della realtà,
in diretta sotto i nostri occhi, ci ha indirettamente confermato l’urgenza
culturale e politica di approfondire la nostra “idea di partenza”.
Nelle nostre intenzioni, nel “call for paper” da cui siamo partiti, pro-
gettavamo infatti di sviluppare una prima riflessione intorno alle analisi
– dirette e indirette – che la nostra cinematografia ha prodotto sulle
forme politiche del Paese. E apparentemente, a contare i titoli esplicita-
mente dedicati all’argomento, partendo da Il portaborse (1991) di Daniele Luchetti e arrivando a Il caimano (2006) di Nanni Moretti, non sembrava
di trovarsi di fronte a una produzione particolarmente ampia e variega-
ta come invece era quella “militante” o del “consumo impegnato” degli
anni Sessanta e Settanta. Ma sarebbe stato errato accontentarsi dei film più apertamente schierati dall’una e dall’altra parte del fronte politico o, peggio, ridurre gli esempi agli schieramenti (peraltro assai fluidi) presenti sulla scena partitica.
Se di certo la personalità di Nanni Moretti, nelle sue molteplici espres-
sioni, ha catalizzato per un certo tempo, alcuni tipi di discorsi, che van-
no dalla militanza anti-berlusconiana all’intervento cinematografico
sullo scenario politico, a guardar bene molte altre sono le opere che
alludono agli aspetti dello spettro politico in Italia. Basti pensare a film
come Caterina va in città (2003) di Paolo Virzì, a Il trasformista (2002) di Luca Barbareschi, a La febbre (2005) di Alessandro D’Alatri; inoltre non è da dimenticare la recente insorgenza di opere che riguardano la “nuova” corruzione (A casa nostra->http://www.close-up.it/spip.php?art...] di Francesca Comencini, 2006; L’ora di punta di Francesco Marra, 2007) oppure il sempre maggior interesse per il tema e il mondo del lavoro (un esempio per tutti la Signorina Effe, 2007, di Wilma Labate). C’è poi il cinema più d’autore (ad esempio il Marco Bellocchio di Buongiorno, notte, 2003) e quello dei comici in lotta contro
il potere (Sabina Guzzanti e Corrado Guzzanti) mentre è impossibile
ignorare opere “trans-storiche”, saghe generazionali tipo La meglio gioventù (2003) di Marco Tullio Giordana o Mio fratello è figlio unico (2007) di Daniele Luchetti per come narrano il percorso di destra e di sinistra fino a oggi. Né si possono lasciare da parte le farse, il cinema più di cassetta o di successo dove abbondano i riferimenti alla situazione politica attuale.
In tutti i casi, lo sguardo – arrabbiato, conciliatorio, indifferente, indi-
gnato, satirico – nei confronti dell’Italia che (non) cambia, si articola con
sufficiente evidenza.
Insomma avevamo di fronte, malgrado superficiali apparenze, un
quadro articolato e sfaccettato a cui abbiamo cercato di dare qui, in
questo “Filorosso” una prima risposta, sfiorando anche il campo (enor-
me) della non-fiction, seppur solo in maniera necessariamente fugace
(da solo il tema richiederebbe un «Close up» ad hoc). Seguendo le indicazioni che avevamo già espresso nel numero precedente – lo ripetiamo: quello cioè di aprire la redazione a nuovi collaboratori con l’intenzione di essere, ancor più e meglio che in passato, un luogo di riflessione critica e teorica – abbiamo allora proceduto a raggiera intrecciando interviste a contributi e proposte magari diverse dal punto di vista dell’impianto e della scrittura ma comunque convergenti verso un obbiettivo comune.
Da questo punto di vista «Close up» n. 23 – integrato dalla due rubriche di libri e di festival – è già un primo punto d’approdo, il segno concreto di una piccola svolta, nel tentativo di essere, ancor più che in passato, un reale punto di incontro per discutere e riflettere sui temi fondamentali di tutto il cinema contemporaneo.
Giovanni Spagnoletti, Roy Menarini
Indice
filorosso
Roy Menarini, Il cinema politico in Italia dalla fine della prima repubblica al voto post-ideologico
Claudio Bisoni, Le masse, la lotta di classe, i testi gramsciani.
Appunti sulla ricezione del cinema politico italiano tra anni Sessanta e Settanta
Anton Giulio Mancino, Schermi d’inchiesta 1990-2008
Emiliano Morreale, Dillo con parole mie. Saghe, feticismi e fantasmi del passato recente
Paolo Noto, Il pesce ulivista e altre storie. La politica nel cinema comico-farsesco italiano da Tangentopoli a oggi
Alice Autelitano, Una risata vi seppellirà: comici contro il potere
Simone Arcagni, Il paesaggio (politico) nel cinema italiano
Roberto Silvestri, Marginalità politiche nel cinema italiano
Edoardo Zaccagnini, Lavoro e precariato nel cinema italiano contemporaneo
Dario Zonta, La politica del documentario in Italia oggi
Intervista a Francesca Comencini a cura di Edoardo Zaccagnini
Intervista a Paolo Sorrentino a cura di Edoardo Zaccagnini e Giovanni Spagnoletti
controcampi
Luca Venzi, Dal Goûter de bébé a La nobildonna e il duca. Note su cinema e digitale
FastFest a cura di Giovanni Spagnoletti
Editoria/Cinema a cura di Silvio Alovisio e Simone Arcagni
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