X

Su questo sito utilizziamo cookie tecnici e, previo tuo consenso, cookie di profilazione, nostri e di terze parti, per proporti pubblicit‡ in linea con le tue preferenze. Se vuoi saperne di pi˘ o prestare il consenso solo ad alcuni utilizzi clicca qui. Chiudendo questo banner, invece, presti il consenso allíuso di tutti i cookie



Marina Abramovic’ - Festa Internazionale del Cinema al MAXXI

Pubblicato il 23 ottobre 2007 da Martina Luccio


Marina Abramovic' - Festa Internazionale del Cinema al MAXXI

Il Maxxi - Museo Nazionale delle Arti del XXI secolo, in occasione della Festa Internazionale del Cinema di Roma, ha ospitato un evento serale dedicato a Marina Abramovic’, artista serba attiva fin dagli anni ‘70 tra i fondatori della moderna performance art e vincitrice del Leone d’Oro alla Biennale di Venezia del 1997. Nelle tre serate sono stati proiettati due video inediti: Seven Easy Pieces della regista newyorkese Babette Mangolte e Making The Balkans Erotic di Richard Clement Haber.

Seven Easy Pieces (2007)

Presentato per la prima volta in Italia, Seven Easy Pieces documenta l’Abramovic’ durante le sue performances realizzate al Guggenheim Museum di New York nell’autunno del 2005. Il video, premiato al Berlin Film Festival nel Febbraio 2007, segue l’artista mentre rivisita, allo scopo di preservarle, cinque performances storiche di cinque protagonisti della body art degli anni ’60 e ‘70: Vito Acconci, Gina Pane, Valie Export, Bruce Nauman e Joseph Beuys. Nei cinque atti performativi l’artista serba mette a dura prova la resistenza del proprio corpo estendendo l’azione compiuta in ogni performance fino a protrarla per sette ore consecutive rendendo l’atto fortemente coinvolgente per gli spettatori. Nella reinterpretazione di The Conditioning, primo dei tre atti presentati da Gina Pane nel 1973, l’Abramovic’ è distesa su un letto di ferro reso insopportabilmente rovente dal contatto con la fiamma di quindici candele riuscendo a prolungare l’azione oltre la soglia del dolore, nel tentativo non solo d’incarnare ma d’intensificare la cruenta poetica dell’artista francese. Quando, nel 1969, Valie Export scelse di apparire in un cinema di Monaco indossando pantaloni neri tagliati in modo da mostrare i genitali e imbracciando un mitra, lo fece per denunciare lo sfruttamento del corpo femminile in un momento in cui il movimento femminista prendeva piena coscienza della propria identità. Riproponendo oggi la performance della Export, Marina Abramovic’ arricchisce inevitabilmente l’azione di nuovi significati attraverso uno spostamento d’interpretazione del gesto da parte del pubblico. La ricerca dell’interazione con lo spettatore appare invece evidente nella sua rivisitazione della performance di Vito Acconci, Seedbed. L’Abramovic’ nascosta sotto una pedana si masturba rivolgendosi al pubblico per mezzo di un microfono imponendo agli spettatori la sua presenza e rendendoli protagonisti delle sue fantasie erotiche. Nel film la Mangolte cattura le reazioni del pubblico che si alternano tra l’imbarazzo, l’eccitazione e il coinvolgimento, provocati dalla voce suadente con cui l’artista trasmette la sua eccitazione. A queste interpretazioni Marina Abramovic’ affianca una riproposizione della sua performance, datata 1975, Lips for Thomas e di Entering the Other Side in cui indossando un enorme abito blu compie dei lievi movimenti accomiatandosi dal pubblico.

Making The Balkans Erotic (2007)

“Le mie non sono belle!”- riferendosi al suo seno- “E’ solo un complesso! Lo stiamo facendo per l’arte.” Così risponde Marina Abramovic’ all’attrice durante le prove delle riprese per Balkans Erotic Epic. Con il film Making The Balkans Erotic il regista Richard Clement Haber, intende illustrare il backstage della videoinstallazione di Marina Abramovic’ presentata all’Hangar della Bicocca di Milano nel 2006. Il regista documenta la difficoltà dei performers nel mostrarsi nudi davanti alle telecamere, l’imbarazzo di doversi masturbare in pubblico per mostrare la propria virilità e come l’artista sia riuscita a coinvolgere gli attori e a drammatizzare ogni atto. In Balkans Erotic Epic Marina Abramovic’ indaga il mondo della sessualità e dell’erotismo osservati attraverso gli antichi rituali del popolo balcanico mostrando la carica comunicativa ed espressiva degli organi sessuali. Gli espliciti riferimenti alla sessualità trovano luogo nei riti pagani legati al mondo contadino nei quali gli organi e gli atti sessuali diventano strumenti per scacciare le forze maligne, rendere fertile la terra e compiere atti di guarigione. Durante le interviste l’Abramovic’ racconta come il lavoro sia nato dalla proposta della casa cinematografica Destricted di realizzare un film con attori del cinema porno. L’artista spiega di aver accolto questo progetto come “una ventata d’aria fresca” nonostante lo abbia sviluppato in seguito con l’intento di rappresentare il sesso evitando la banale esibizione del corpo “come avviene, ad esempio, nei film porno o nella tv italiana” e aggiunge “...se si guardano le immagini tantriche dell’India e di altre culture, sono esplicite sessualmente ma vengono usate per fini spirituali, mentre nella nostra cultura abbiamo tolto al sesso ogni spiritualità, lo abbiamo reso vile, volgare e banale. Considero queste mie opere, l’installazione video e il filmato, come una sorta di conferenza, molto educativa. Propongo di ritornare un pò indietro nel tempo e di vedere come tutto questo si collega alle radici della nostra cultura". Balkans Erotic Epic colloca nuovamente il sesso e il corpo al centro dell’universo mostrando della sessualità la sua forza primordiale.


Enregistrer au format PDF