Sguardi Altrove Film Festival
Arriva alla XIX edizione “Sguardi Altrove”, l’appuntamento cinematografico milanese che anche quest’anno, con una serie di proiezioni allo Spazio Oberdan (5-11 marzo) e una mostra al Palazzo della Triennale (3 marzo -1 aprile), si propone di esplorare la contemporaneità in chiave femminile. Sessanta film da trenta paesi diversi, cui si aggiungono mostre fotografiche, installazioni, performance e laboratori, per un festival che quest’anno sceglie il Giappone e le sue differenti espressioni artistiche come terra d’elezione. La rassegna cinematografica si articola in tre sezioni: fra i film del concorso lungometraggi, aperto - come di consueto - solo alle cineaste, si segnalano “Beirut Hotel” di Danielle Arbid (breve incontro fra una cantante libanese e un avvocato francese in Siria), “Code Blue” di Urszula Antoniak (opera “scandalo” a Cannes 2011), “Gigola” di Laure Charpentier (viaggio nella vita notturna di Pigalle) e “Hanezu no Tsuki” di Naomi Kavase, storia allegorica del Giappone, presentata nell’ultima edizione del Festival di Cannes. Proprio a Naomi Kawase è dedicata una retrospettiva che attraverserà il Festival attraverso la proiezione di documentari e lungometraggi, come “Kya Ka Ra Ba A” (2001), “Kage-Shadow” (2004), “Tarachime” (2006) e “Gen Pin” (2010). Accanto alla sezione principale, saranno riproposti il concorso dei corti e dei mediometraggi italiani, con “Biondina” di Laura Bispuri, “Chalk” di Martina Amati, o “Linea Nigra” di Anna Gigante, e il Concorso internazionale documentari, con le opere di registe quali Vesna Ljubic, Claudia Cipriani, Gabriella Bier, Rossella Schillaci, Tatiana Huezo e Annamaria Gallone. Per la galleria dei film Fuori concorso saranno presenti Elisabetta Sgarbi (con “Sono rimasto senza parole”, ritratto del pittore sordomuto Antonio Stagnoli e dello scrittore Pino Roveredo, figlio di sordomuti), Valerio Finessi (con “Se un giorno d’inverno un suonatore di fisarmonica”, storia di integrazione attraverso gli occhi di un musicista Rom), Roberta Ferrari e Nacho Caro (“Golpe nella prigione verde”, analisi della condizione politica in Honduras dopo il colpo di stato del 2009), Maria Arena (“Viaggiatore solitario”: un ragazzo di 18 anni attraverso gli oggetti del suo zaino) e Livia Grossi (“Il teatro delle origini”, sul teatro del Burkina Fasu). Nell’edizione di quest’anno di Sguardi Atrove non manca un riferimento ai temi dell’Expo (alimentazione e ambiente), con “Salva la cozza” di Ascanio Petrini (documentario sull’usanza barese di cibarsi del “crudo di mare”) e “Gli uomini della luce” di Katia Bernardi (l’incontro fra operai, tecnici e operatori sullo sfondo della costruzione delle centrali idroelettriche negli anni ’50). Emerge invece l’attenzione alle zone più a rischio del pianeta, infiammate dalle guerre, dalla povertà e dalla fame, con “Life in Italy is Ok” di Gianfranco Marini, “Aicha è tornata” di Lisa Tormena, “An ordinary Day” di Matteo Calisto e “Heart-quake” di Mark Olexa. Al cinema sperimentale, alla videoarte e alle esperienze delle scuole di cinema milanese sono dedicati altri appuntamenti del fuori concorso festivaliero. L’omaggio al Giappone comprende invece la mostra “Made in Japan, l’estetica del fare” (con una collettiva d’arte contemporanea, una mostra di design, performance coreografiche e lezioni sulla cultura nipponica, accompagnate dalla raccolta fondi a sostegno delle vittime del terremoto e dello tsunami) e la proiezione di lungometraggi dedicati alla vicenda di Fukushima (“No man’s zone” di Toshi Fujiwara e “The sketch of Mujo” di Koichi Omiya). Diversi i tributi dedicati a personalità del mondo del cinema italiano, come la documentarista Cecilia Mangini, l’attrice Franca Valeri e il regista Marco Ferreri (curata dal critico Mario Serenellini, per il ciclo Cinemadonna), mentre il premio “Le forme del Cinema” vedrà protagonista Donatella Finocchiaro (con le proiezioni del suo primo film da regista, “Andata e Ritorno”, reportage nella Catania di ieri e di oggi, e de “I baci mai dati”, di Roberta Torre). Come nelle edizioni precedenti del Festival, lo sguardo si sposta dalle immagini in movimento alla riflessione su temi legati all’universo femminile, in una tavola rotonda dal titolo “Voci di donne. Le facce della violenza e dello stalking”. Soddisfazione e timori per il futuro della rassegna sono espressi dalla curatrice Patrizia Rappazzo: «Con un budget gravemente decurtato, siamo stati in grado di produrre una rassegna di alto livello. Non posso che ringraziare gli artisti e gli sponsor tecnici che si sono prestati a collaborare gratuitamente. Il festival di quest’anno è una testimonianza del desiderio di produrre cultura in un momento di grave crisi ma, se la situazione non si modificasse, anche noi finiremmo per scomparire».
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