Addii - Dom is Gone
Ora che il Cesare della Pazza Storia del Mondo se n’è andato, come spesso succede, per tutti è improvvisamente diventato un Grande, compreso per chi in vita non avrebbe mai fermato per un istante lo zapping domenicale su quel canale tv che stesse trasmettendo l’ennesima replica pomeridiana di un Mel Brooks o de La corsa più pazza d’America con la fantastica accoppiata DeLuise/Burt Reynolds – tanto che ti viene davvero quasi voglia di negare la cosa anche soltanto per principio: e poi ti capita di metterti a guardare gli spezzoni dei suoi film cult su youtube, dove chiaramente hanno subito un’impennata di visite e commenti contriti proprio in questi ultimi giorni... e alla fine, terrificantemente, finisci per domandarti: ma perché mi faceva ridere tanto, Dom DeLuise?
C’è quel periodo lì, lo chiamano adolescenza (teenage wasteland...), in cui quel tipo di Cinema lo mandi a memoria, lo citi con gli amici, e ti paiono tutti capolavori di cui farsi complici ammiccanti – basta il trecentesimo gioco di parole stupido, una nuova battuta volgare, accenni di parodia circense.
E poi ti ritrovi, qualche anno dopo, di fronte a quello spezzone di Robin Hood Un uomo in calzamaglia con Dom DeLuise, il giorno in cui Dom muore: e all’improvviso ti si abbatte addosso la sensazione spaventosa che forse quello sketch con l’imitazione di Marlon Brando che fa Vito Corleone, guardando il quale ti sbellicavi così tanto da scivolare a terra dalla poltrona, non è poi tutto questo granché.
E ti ricordavi di quel filmaccio indifendibile che comunque aveva tenuto banco dopo la visione collettiva in vhs con un paio di battutacce ad effetto, Il silenzio dei prosciutti di Ezio Greggio, solo perché la presa in giro di Anthony Hopkins attuata dal Dottor Animal di Dom ti era parsa geniale: e invece il dannato youtube te la restituisce in tutta la sua inappellabile mediocrità.
Che succede? Non valeva la pena segnarsi la mappa dei passaggi tv, soprattutto dei più rari e controversi (non tutti li amavano, difenderli era una lotta) film diretti da Gene Wilder, Luna di miele stregata in cui Dom è assolutamente impagabile, e che compariva spesso nel palinsesto di TMC, e Il fratello più furbo di Sherlock Holmes che invece per anni fu programmato unicamente dalle reti locali?
Tentare di spiegare in qualche modo che c’è una evidente continuità di ruoli tra il perentorio Buddy Bizzarre di DeLuise in Mezzogiorno e mezzo di fuoco, e la sua strepitosa interpretazione di Pizza The Hut in Balle Spaziali?
Forse, in verità, qui in Italia Dom DeLuise non l’abbiamo mai conosciuto davvero: arrivava col suo faccione come corpulento corpo comico da stravolgere nel calderone di riferimenti della farsa cinematografica, e non abbiamo mai saputo niente di come in patria fosse un amatissimo volto televisivo, guest star in una decina di serials, conduttore degli show dei muppets e delle trasmissioni di candid camera, di un seguitissimo Dom DeLuise Show e addirittura di un Cooking with Dom DeLuise nelle vesti di esperto chef (stesso ruolo che ricopre nel tv-movie per ragazzi di cui firma la regia, In un mare di guai, unico seguito al suo exploit dietro la macchina da presa del 1979, Roba che scotta).
Ma in realtà non è nemmeno questo.
E’ che Dom DeLuise è stato il simbolo di un’età irrimediabilmente passata, di un amore per il genere condiviso con occhi e cuori oggi dispersi.
E’ che quando finalmente si riuscì a videoregistrare di notte L’ultima follia di Mel Brooks (ancora col trio delle meraviglie Brooks-Feldman-DeLuise) e a goderselo una domenica mattina, già non c’era più nessuno con cui festeggiare il trofeo.
E’ che quando un tecnico che aveva lavorato con Ezio Greggio per Killer per caso sciorinò il suo racconto sulle esilaranti gag fuori onda del Giudice Dom sul set del film, guardandoci intorno non trovavamo chi avremmo voluto per ridere insieme.
E’ che adesso che Dom DeLuise, a 75 anni, non è più di questa Terra, l’unica compagnia con cui lo stiamo commemorando è quella di un foglio bianco.