American horror story - Apocalypse (Stagione 8) - Teste di Serie

«E vidi salir dal mare una bestia che aveva dieci corna e sette teste, e sulle corna dieci diademi, e sulle teste nomi di bestemmia.
E tutti gli abitanti della terra [...], l’adoreranno.»
(Giovanni, 13; 1, 8)
Maschi contro femmine
La cosmogonia orrorifica partorita dalle estroverse e brillanti menti di Ryan Murphy e Brad Falchuk prosegue la sua espansione, riempiendo uno spazio televisivo già adombrato in passato, e ora investito da nuova luce, con l’intento di portare a compimento un disegno complesso e ponderato, in merito a un’operazione, come quella di American horror story, sì ludica, ma pur sempre affine a un certo modo arguto e ammiccante di proporre contenuti politicamente e socialmente ricercati.
Spicca l’ottava stagione della serie horror moderna per eccellenza, innanzitutto per la costruzione narrativa: seguendo uno schema labirintico, gli showrunner sono abili nell’introdurre, quasi in punta di piedi, un nuovo contesto mai così cupo, mai così pessimistico; una scelta che deflagra come un ordigno atomico solo verso la metà della stagione, quando gli eventi narrati si accartocciano su loro stessi, riesumando dal fondo degli abissi i fantasmi e i demoni della prima stagione, Murder House ma, soprattutto, della terza, Coven. Murphy e Falchuk ci tengono a dimostrare quanto il loro quasi decennale lavoro di scrittura e messa in scena non possa e non debba apparire frammentario e fine a se stesso. Ed é proprio questo l’aspetto più intrigante di American horror story – Apocalypse: la ricerca di una sorta di continuity che premi lo spettatore affezionato e riesca ad approfondire e ampliare un comparto di personaggi ed eventi ormai affollatissimo.
Già nelle precedenti stagioni ci furono evidenti rimandi a quanto visto in precedenza, ma se allora si poteva asserire di essere di fronte a sfiziosi easter-eggs, da questo momento i due showrunner sono riusciti con coraggio e astuzia a diradare la nebbia che frammentava la narrazione dei loro brevi e (non sempre) terrificanti romanzi americani. Ora American horror story rinnega parzialmente la sua natura di serie antologica.
Al di là di tale operazione ideologica, l’ottava stagione attecchisce, come da prassi, alla cinica realtà, rielaborando – in maniera anche abbastanza esplicita – uno dei temi che hanno schiaffeggiato l’America in questi ultimi mesi: il movimento #MeToo. Non c’è da ragionarci troppo sopra: dopo aver scoperto l’esistenza dell’anticristo, Michael Langdon (Cody Fern, perfetto nel doppio ruolo di demonio onnipotente e bamboccione), le streghe ordiscono un piano per infiltrare tra le fila degli stregoni alcune sopravvissute al massacro perpetrato dallo stesso Michael, che anelano il potere supremo posseduto da Cordelia Foxx (Sarah Paulson in una triplice performance, sempre sulle righe); va in scena la guerra tra streghe e stregoni o, più precisamente, tra donne contro uomini, sagge e lungimiranti le prime, narcisisti e subdoli i secondi.
Con l’ottava stagione di American horror story, Murphy e Falchuk sembrano schierarsi dalla parte delle vittime, del volto rosa e salvifico di un’America populista e maschilista, quindi prepotente e sull’orlo di una crisi di portata globale, che avevano già aborrito nel corso della poco brillante passata stagione, Cult. Gli eventi narrati si sovrappongono e s’incuneano nel folto intreccio narrativo che costituisce il cuore della serie, tavolta con metodo e totale immersione, altresì abbandonandosi completamente all’estro delirante dei due autori, che non pongono limiti al contesto in cui si dannano i protagonisti – esilarante Kathy Bates in versione cyborg; ma quella stessa visione pessimistica ed ermeticamente immutabile, non raggiunge alcuna taumaturgica soluzione, e attorno a questa idea prende corpo il vero orrore: secondo Murphy e Falchuk il mondo moderno, così come lo conosciamo, è destinato a soccombere sotto il peso soverchiante del dispotismo maschile. Che il Male possa essere solo combattuto, senza possibilità di estirparlo del tutto? Siamo davvero prossimi all’Apocalisse? E, in quest’ottica, questa Apocalisse non ha davvero nulla a che vedere con la detonazione di ordigni atomici, ma si rispecchia nell’incapacità sociale di raggiungere uno status di omogenea parità individuale.
Se è per questo, siamo già all’inferno.
(American horror story - Apocalypse); genere: horror; showrunner: Ryan Murphy, Brad Falchuk; stagioni: 8 (rinnovata); episodi ottava stagione: 10; interpreti: Sarah Paulson, Evan Peters, Adina Porter, Billie Lourd, Leslie Grossman, Cody Fern, Emma Roberts, Cheyenne Jackson, Kathy Bates; produzione: 20th Century Fox Television, Ryan Murphy Productions; network: FX (U.S.A., 12 settembre-14 novembre 2018), FOX (Italia, 7 novembre-9 gennaio 2019); origine: U.S.A., 2018; durata: 45’; episodio cult ottava stagione: 8x09 - Fire and reign
