Americana - Reaper: cinema e tv di Kevin Smith

Una raccolta medioevale di Exempla attribuisce a Sant’Agostino un episodio, che compare spesso nell’iconografia classica dedicata al frate: mentre Agostino, camminando su una spiaggia deserta, meditava sul mistero della Trinità, vide un bambino che con un secchiello versava l’acqua del mare in una buca nella sabbia. Il Santo bonariamente lo avvertì dell’inutilità dello sforzo, ma il bambino, rivelatosi per un angelo, gli spiegò che una buca nella sabbia può contenere il mare più facilmente di quanto la mente umana possa contenere il mistero della Trinità.
Una buca nella sabbia può contenere il mare più facilmente di quanto la mente umana possa contenere il Cinema. Kevin Smith parte da questa umilissima convinzione, e subito dopo decide che il suo cinema sarà quella buca. E che quella buca è chiaramente il New Jersey. E che tutto il resto, il mare insomma, va ridotto a quella misura: nel suo capolavoro, indiscutibilmente Dogma, Dio è una minutissima Alanis Morissette in tutù da ballerina, e Linda Fiorentino si produce in un fondamentale monologo sulla Fede come il contenuto di un bicchiere che resta invariato mentre il contenitore continua a crescere. E i Profeti sono Jay e Silent Bob. Perché la terza decisione di Kevin Smith riguardo al suo cinema, è di costruirlo intorno a lui (il cinema e la buca). Perché Smith è sia il bambino che travasa il mare nella buca, che il Santo teologo convinto che si tratti di un’impresa impossibile: ’vuoi rendermelo proprio difficile, vero?’, chiede Ben Affleck al cielo quando incontra tutta una serie di ostacoli per giungere allo spettacolo di fine anno della figlia in Jersey Girl (un film la cui bellezza basterebbe a giustificare un’intera carriera).
Il testo-base di tale ’riduzione’ si rivela allora essere il bistrattato e incompreso In cerca di Amy (Chasing Amy): laddove il passato di Alyssa è semplicemente troppo grande per riuscire ad entrare nel piccolo mondo di Holden (il fatto che si parli di sesso fa unicamente parte dell’essenza totalmente pratica e tangibile del cinema di Smith), e per riuscire a comprenderlo il personaggio di Ben Affleck deve per forza riprodurlo: la prima volta nel modo sbagliato, chiedendo alla donna e all’amico di ripetere il ’doppio incastro’ incriminato; poi, trasportandolo nel proprio universo, nella propria personale buca nella sabbia, con il fumetto ’Chasing Amy’ che lui, autore di comics, realizza nel finale dopo il discorso sulla consapevolezza pronunciatogli dal deus ex-machina metafisico Silent Bob, interpretato dallo stesso regista, personaggio silenzioso come Dio.
E proprio Silent Bob tornerà a ricoprire un ruolo ugualmente salvifico nello splendente Clerks 2 (tra i primi cinque/sei film della scorsa stagione…), così come Will Smith in Jersey Girl o Stan Lee (il padre degli dei dell’olimpo Marvel) a cui Smith affida uno struggente monologo in Mallrats: un film, questo, fatto sostanzialmente di controcampi dove, subito dopo Clerks, Smith scopre proprio la possibilità del controcampo al di là dell’inquadratura a due che aveva caratterizzato il suo micidiale esordio. E nel finale con la puntata del Gioco delle Coppie lo stupore è che il controcampo sia la possibilità di avere un pubblico, un pubblico ancora possibile, il suo pubblico.
E allora, con Reaper, Kevin Smith s’infila nella buca della sabbia dello schermo televisivo, per la prima volta su sceneggiatura di altri, e dirige il pilot di una serie tv che nel resto dei suoi episodi comunque manterrà un livello abbastanza alto di intrattenimento e originalità.
I genitori di Sam hanno venduto la sua anima al diavolo quando ancora era un embrione nella pancia di sua madre: adesso il teenager si trova costretto a servire il Diavolo (l’irresistibile Ray Wise, il Leland Palmer di Twin Peaks) come cacciatore di anime malvagie fuggite dall’Inferno, da riportare a ’casa’ utilizzando un aspirapolvere coi superpoteri che li risucchia letteralmente.
In attesa del prossimo Zack and Miri make a porno con Seth Rogen, che potrebbe rivelarsi come un tentativo micidiale di cross over con il cinema per alcuni versi simile e per altri sideralmente opposto di Judd Apatow, questo lavoro per la tv potrebbe rappresentare la prova generale per l’horror che da tempo Smith annuncia di voler girare, e che ad oggi si chiama Red State: lo scontro finale di Reaper tra Sam e i suoi amici versus il mostro infernale, oltre ad essere la sequenza ad oggi più concitata girata da Smith insieme al duello di spade laser che chiudeva il geniale Jay & Silent Bob Strike Back, è efficace quanto le scene action girate dai professionisti del genere. E subito dopo, i dobermann inferociti che inseguivano i nostri per i corridoi del centro commerciale dove lavorano - ennesimo elemento estraneo, stonato, sbagliato come l’Alyssa di Chasing Amy - diventano dei docili cagnolini che leccano i palmi della mano.
Sam ha realizzato, rassegnandosi, che il suo mestiere di reaper sarà la condanna della sua esistenza: è una buca nella sabbia in cui si sta comodi, ma è pur sempre solo una buca. Lo sanno bene Dante e Randall nel finale con un vertiginoso carrello all’indietro di Clerks 2, con i due dietro al solito bancone e l’immagine che torna in bianco e nero come nel primo film. E’ la mia buca, ma è comunque una buca: “Lo senti, Dante? E’ l’inizio del resto della nostra esistenza.”
