X

Su questo sito utilizziamo cookie tecnici e, previo tuo consenso, cookie di profilazione, nostri e di terze parti, per proporti pubblicit‡ in linea con le tue preferenze. Se vuoi saperne di pi˘ o prestare il consenso solo ad alcuni utilizzi clicca qui. Chiudendo questo banner, invece, presti il consenso allíuso di tutti i cookie



Curon (Stagione 1) - Teste di Serie

Pubblicato il 21 giugno 2020 da Stefano Colagiovanni
VOTO:


Curon (Stagione 1) - Teste di Serie

IL LUPO ADDOMESTICATO

C’è un morbo apparentemente incurabile che affligge la serialità d’intrattenimento italiana, riconoscibile nella perseverante piattezza narrativa, per mezzo della quale vengono proposte storie che spaziano da ambientazioni moderne, fino a quelle “storiche”; e se si tratta di serie fantastiche o sovrannaturali, purtroppo spesso si toccano punti così bassi da costringerci a rimpiangere di aver scelto di seguire quella serie, anche solo per una stagione.

Per quanto possa sembrare poco carino da scrivere, purtroppo è un dato di fatto. E dispiace che a farne le spese, stavolta, sia proprio Curon, nuova produzione originale Netflix del e per il Belpaese, che riesce addirittura nell’ardua missione di fare peggio della prima stagione dell’ammiccante Luna nera – e ce ne voleva…

La serie ideata da Ezio Abbate, Ivano Fachin, Giovanni Galassi e Tommaso Matano è un’insostenibile racconto di formazione famigliare, talmente evanescente da risultare fastidioso, già a partire da una trama scialba e figlia di una stucchevole operazione di collage per ricreare atmosfere stantìe: una madre e i suoi due figli teenager fanno ritorno a Curon, paesino natale della donna, da cui fuggì a seguito di un’inspiegabile e fumosa tragedia casalinga, per venir fin da subito risucchiati in una serie di eventi misteriosi, intessuti tra acredini generazionali ed echi di dissidi lontani. Insomma, sembra che gli showrunner abbiano deciso di costruire una fiaba nera perché affascinati dal campanile romanico che fuoriesce dal lago di Resia. E ciò non potrà mai essere sufficiente per giustificare un’operazione tanto vacua e superficiale.

Vacua e superficiale perché, in primis, lo svelamento del mistero non avviene attraverso un percorso di detection ma, al contrario, emerge già grazie a una sequela impropria di rimandi simbolici – la “doppia O” del titolo, i movimenti tendenziosi di una macchina da presa che si preoccupa troppo didascalimente di mostrare l’importanza del doppio, a iniziare dai ripetuti doppi famigliari -, perdendo per strada ogni elemento di fascino, incapace di conquistare perfino nell’esposizione sommaria di un paesaggio e di una comunità tanto "lontani", quanto sfuggenti perché infinitamente riciclati.
Vacua e superficiale per la fragilità di dialoghi privi di mordente, monocordi, inutili nell’infondere spessore ai personaggi stessi e fastidiosi per tono ed elementarità; vacua e superficiale perché se l’horror assume forma e dimensione come vettore di analisi personali e sociali, il nucleo narrativo di Curon appare troppo ai margini, rispetto a una messa in scena che sembra voler raccontare tutt’altro – inconciliabile il tema del doppio con il contesto di avversità storico/sociale mostrato tra i paesani e i nuovi “ritornati”; vacua e superficiale perché, dulcis in fundo, trattandosi di una serie horror, Curon annoia, lascia perplessi o indifferenti, ma soprattutto non spaventa mai, in nessuno caso, in nessuno dei sette episodi di questa scadente prima stagione.

Come se non bastasse, resta l’amaro in bocca per l’insufficiente performance di alcuni interpreti: tra tutti un algido Luca Lionello, a tratti così inespressivo da apparire catatonico; o Alessandro Tedeschi, a lungo andare tedioso nel ruolo di “orco” destinato alla redenzione. Si salvano i più giovani – nemmeno tutti -, capeggiati da Federico Russo, in assoluto il più convincente, nella parte del timido e coraggioso Mauro, affiancato da Juju Di Domenico, autrice di una prova genuina. Ma non bastano certo alcune battute ben recitate a salvare la baracca, perché Curon resta un’operazione così fiacca da indurre sonnolenza, più che noia.
In verità, un maldestro tentativo di accaparrarsi una nuova fetta di spettatori di una certa fascia d’età, puntando, purtroppo, su una confezione accattivante, ma del resto svuotata di ogni sorta di contenuto che possa definirsi tale. Una colossale perdita di tempo.


(Curon); genere: horror, drammatico; showrunner: Ezio Abbate, Ivano Fachin, Giovanni Galassi, Tommaso Matano; stagioni: 1 (in attesa di rinnovo); episodi prima stagione: 7; interpreti principali: Valeria Bilello, Luca Lionello, Federico Russo, Margherita Morchio, Anna Ferzetti, Alessandro Tedeschi, Juju Di Domenico, Giulio Brizzi, Max Malatesta, Luca Castellano; produzione: Indiana Production; network: Netflix (10 giugno 2020); origine: Italia, 2020; durata: 45’-60’ per episodio; episodio cult prima stagione: 1x06 - I lupi


Enregistrer au format PDF