Daredevil (Stagione 2) - Teste di Serie

Karen Page: "Come ci si sente a essere un eroe? Guardati allo specchio e lo saprai. Guardati negli occhi e dimmi che non ti senti un eroe...che non hai sopportato o sofferto, o che non hai perso le cose a cui tenevi di più. Eppure, eccoti qui, un sopravvissuto di Hell’s Kitchen. Il posto più caldo di tutti. Un posto che non è fatto per tutti. Quindi, devi essere proprio un eroe..."
Episodio 13x02 - A cold day in Hell’s Kitchen (13x02 - Un freddo giorno a Hell’s Kitchen)
I supereroi sono tra noi. Si nascondono tra le pieghe di pagine di carta, scivolano silenziosi tra vicoli umidi e sporchi, sfrecciano nel cielo a tutta velocità, mai domi, mai vinti, mai schiacciati dall’ingiustizia. Anche in televisione. Giusto un anno fa Netflix sfondò con audacia le barriere canoniche entro le quali cindolavano le serie televisive a stampo supereroistico, lanciando un nuovo show, tutto incentrato sul diavolo di Hell’s Kitchen, Daredevil, l’uomo senza paura. E fu un successo inaspettato: potendo usufruire dello stile narrativo tanto caro a Netflix (uno storytelling composto da un corpo unico, come un film di tredici ore spezzettato senza interruzioni di continuity, per incrementare di volta in volta la tensione drammatica) Daredevil spiazzò critica e pubblico, raccogliendo consensi in ogni angolo del globo serie-dipendente, provando con prepotenza che la televisione, in questa particolare declinazione, avrebbe potuto tentare di eguagliare la maestosità e la compiutezza cinematografica di genere.
Dopo un inizio così sorprendente, si temevano, per non restare fregati dall’eccessiva esuberanza del caso, più passi indietro di quanti se ne potessero muovere in avanti. Come non detto, basta godersi i primi tre episodi di questa seconda stagione per comprendere quanto il lavoro dello show-runner Drew Goddard sia stato impeccabile. Addirittura clamoroso. Se la prima stagione era servita (come non poteva essere diversamente) per introdurre il personaggio di Matt Murdock (interpretato con carisma e sottile malinconia da Charlie Cox), l’uomo che sarebbe divenuto il “diavolo di Hell’s Kitchen” e un manipolo di co-protagonisti, tra i quali l’amicone-collega Foggy Nelson (un Helden Henson straordinariamente somigliante al Foggy cartaceo della Marvel), l’arguta assistente Karen Page (una delicata ma combattiva Deborah Ann Woll) e la nemesi del diavolo rosso, il brutale boss del crimine di New York, Wilson Fisk (a cui presta il volto severo e la possenza fisica un Vincent D’Onofrio in stato di grazia, tanto terrificante, quanto magnetico nella sua interpretazione), in questa seconda stagione il piccolo mondo di Matt/Devil finisce col deflagrare in migliaia di mortali problemi: le aggiunte dei personaggi dell’assassina Elektra (Elodie Yung) e di Frank Castle/Il Punitore (un John Bernthal perfetto per il ruolo) permettono a Drew Goddard di sviscerare senza fronzoli il passato più “oscuro” e ribelle del giovane universitario Matt (in rapporto a Elektra), nonchè costruire un complesso confronto giusto/sbagliato, giustizia/vendetta, autentica colonna portante dello show, un sentiero cosparso di bossoli e sangue sul quale Devil e il Punitore marciano con affanno, provati da mezze certezze, menzogne celate e tanta, troppa paura di fallire.
Per rendersi conto del peso che questo confronto ha imposto allo show, basta soffermarsi con attenzione al feroce scambio di opinioni tra un irrascibile Frank Castle e Devil incatenato su di un tetto, nel terzo episodio; ma tale dicotomia di pensiero non si esaurisce sterilmente in una scarna e macchiettistica messa in scena fumettistica, poichè è proprio quando viene ripresa nel corpus centrale della stagione, lasciando che si esaurisca in un’aula di tribunale, che questa offre spunti all’altezza di un prodotto curato con convinzione: a dispetto della prima stagione, la scelta di ingombrare fredde aule colme di sciacalli e ipocriti, spostando l’asse narrativo (anche solo per un breve periodo) da pura spettacolarità verso una più serrata e doverosa accezione legal-thriller, infonde allo show una verosomiglianza maggiormente marcata e necessaria sia per tinteggiare e riempire i contorni dei protagonisti, sia per permettere alla narrazione di dipanarsi in più direzioni, senza mai perdere l’obiettivo principale (scoprire il vero volto del male ora che Fisk è in prigione), per convergere all’unisono verso un climax finale da mozzare il fiato.
Superbo nella messa in scena, Goddard incastra e alterna con sapienza sequenze introspettive e investigative a quelle d’azione, scene in interni diurni e in esterni notturni, grazie all’inversione cromatica tra chiari e scuri, giorno e notte. E non scivolano via in maniera superficiale neppure numerosi paradossi tecnico-stilistici, come Devil che traccia il segno della croce sul petto, o i campi totali in cui il diavolo piomba in scena dall’alto, protetto da un cono di luce, squarciando la nera oscurità, come un angelo vendicatore e, così, molti altri se ne possono cogliere.
C’è consapevolezza dietro l’operazione Daredevil. C’è il coraggio giusto e lo studio certosino dell’universofumettistico marvelliano, uniti all’intuizione di poter tessere un arazzo a tinte fosche e cremisi, non concependolo per le esigenze del piccolo schermo, ma come se fosse indirizzato verso il grande schermo. In questo modo Daredevil cattura l’attenzione dello spettatore, incantandolo, terrorizzandolo, in una lenta marcia di bassi, combattimenti “in orizzontale” (così vengono chiamati gli incontri non amichevoli in piano sequenza tra Devil e i cattivoni da mettere al tappeto) e quel giusto tocco di romance che non guasta mai, anzi allegerisce i toni cupi dello show. Se la quarta stagione di House of cards rappresenta il picco della serializzazione televisiva degli anni duemila, il lavoro che Netflix sta effettuando per rendere Daredevil la migliore serie supereroistica del momento, nonchè uno dei principali e completi show d’intrattenimento per un pubblico maturo, sta producendo dei risultati addirittura superiori a quanto chiunque potesse aspettarsi. E se Daredevil continuerà su questi livelli, non ne avremo mai abbastanza.
(Marvel’s Daredevil); genere: comic-movie, crime; sceneggiatura: Drew Goddard; stagioni: 2 (in corso); episodi seconda stagione: 13; interpreti: Charlie Cox, Deborah Ann Woll, Elden Henson, Vincent D’Onofrio, Jon Bernthal, Élodie Yung, Peter Shinkoda, Scott Glenn; musica: John Paesano; produzione: Marvel Television; network: Netflix (U.S.A., 18 marzo 2016), Netflix (Italia, 18 marzo 2016); origine: U.S.A., 2016; durata: 60’ per episodio; episodio cult seconda stagione: 12x02 – The dark at the end of the tunnel (12x02 - Il buio in fondo al tunnel)
