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Dexter

Pubblicato il 24 dicembre 2007 da Gaetano Maiorino


Dexter

Nelle assolate mattine di Miami un ragazzotto americano dai capelli rossi e dal sorriso furbo si sveglia, si rade, prepara la sua colazione a base di carne, uova e caffè, si veste ed esce di casa per andare a lavoro. Il suo nome è Dexter Morgan e la sua routine mattutina viene descritta all’inizio di ogni episodio della serie che prende il titolo dal suo nome, Dexter appunto. Quello che risalta al primo sguardo è la normalità delle azioni quotidiane di Dexter: cuocere le uova, tagliare la carne, condire il tutto, tostare il caffè, spremere le arance. Tutti gesti abituali, nulla di strano. Ma in realtà già dai titoli di testa si inizia a intravedere la caratteristica principale che contraddistingue il protagonista, l’ambiguità. I primissimi piani sul rasoio che Dexter usa per tagliarsi la barba, i dettagli dei coltelli che sfregiano la carne, il ralenti mentre le sue dita spremono le arance e le riducono in poltiglia, appaiono disturbanti, per non parlare dell’insistenza della macchina da presa sulla goccia di sangue che vien fuori da un taglio sul suo collo durante la rasatura. Proprio il sangue è un elemento fondamentale nella vita di Dexter. Si scopre fin dal pilot che Dexter è infatti un perito della polizia scientifica di Miami specializzato in macchie di sangue: dalla loro posizione, dalla loro vastità, dalla loro presenza, egli riesce a ricostruire la dinamica di un omicidio, gli esatti movimenti di un killer, e dalle sue analisi i suoi colleghi detective individuano i colpevoli di atroci delitti. Il lavoro di Dexter non è esattamente quello di un qualsiasi impiegato d’ufficio, ma rientra ancora nella normalità. Quello che risulta decisamente al di fuori della norma è la sua ossessione per il sangue stesso, un’ossessione che deriva da un segreto: Dexter colleziona gocce di sangue in vetrini per analisi, gocce conservate dopo gli omicidi che l’innocuo (in apparenza) topo da laboratorio compie durante le sue scorribande notturne. Dexter è infatti un serial killer. Il primo e più significativo elemento di novità di questa serie, che poteva sembrare un ennesimo prodotto poliziesco sulla scia di C.S.I. e dei vari spin off sparpagliati per l’America, è proprio legato all’identità del suo protagonista. Nei panni notturni di serial killer, Dexter presenta la sua vera personalità, quella che ogni giorno nasconde al mondo “normale”, quel mondo con determinate regole sociali che lui non capisce né condivide, ma alle quali si adegua per non essere scoperto, per restare invisibile. Ogni piccolo sbaglio potrebbe risultargli fatale e per questo Dexter conduce una vita normale: ha una fidanzata, Rita, si adegua alle abitudini di Miami, si comporta in maniera affabile con tutti senza destare alcun sospetto. Il perpetrarsi del suo notturno vizio omicida viene efficacemente nascosto nel mondo di finzione in cui è immerso alla luce del sole. E il secondo elemento distintivo della serie è proprio la presenza asfissiante del sole della Florida. Non si era ancora mai visto un prodotto dichiaratamente horror/noir per tematiche, caratterizzazione dei personaggi, evolversi del plot, così pieno di luce solare. Miami è il luogo meno indicato per immergersi nel misterioso territorio di genere, eppure diventa cornice significativa per l’esistenza fittizia in cui vive Dexter, primo vero eroe malvagio di una serie americana, american psycho amato da tutti. Forse la Showtime, tv produttrice di Dexter, non ha calcolato i rischi dell’identificazione dello spettatore nel protagonista della serie (concetto su cui si basano le teorie della fidelizzazione del pubblico), oppure li ha calcolati benissimo e ha deciso di investire proprio su questi rischi. Diciamocelo chiaramente: a noi piacciono di più i cattivi! Ci affezioniamo di più ai malvagi che ai buoni e tra Darth Vader e Luke Skywalker abbiamo sempre tifato per il primo. Quanti di noi poi, non hanno desiderato di ammazzare qualcuno nella propria vita? Ecco, ora c’è una persona comune che lo fa, e che soprattutto lo fa perché le sue vittime se lo meritano. Dexter infatti non uccide a caso, ma si dedica soprattutto a ripulire il suo piccolo angolo di mondo, dal quale ha deciso che debbano sparire assassini, pedofili o pirati della strada, che non hanno avuto la loro giusta punizione attraverso la legge, con una particolare predilezione soprattutto per serial killer. Il Killer del camion frigo, avversario/feticcio di Dexter durante la prima serie è quello che ci vuole per un artista dell’omicidio come il nostro eroe.

La serie scritta da Jeff Lindsay (La mano sinistra di Dio è il suo romanzo da cui trae origine) punta sulla continuità di azione (le indagini per la cattura del Killer del camion frigo appunto) attorno alla quale girano le vicende di tutti gli altri personaggi della serie, mai veri protagonisti, ma necessari comprimari. L’unica eccezione è Debra, sorella di Dexter, fondamentale pedina nell’evoluzione della personalità del fratello nonché nella risoluzione della storia. La sexy e sboccata sorellina è di primaria importanza perché fa da vero e proprio specchio emotivo di Dexter, fortemente coinvolta in ogni caso che segue, vulnerabile e impulsiva, esatto opposto e perfetta compensazione del fratello, imperturbabile e impenetrabile dalle emozioni. Gli sconfinamenti nel gore e a tratti nello splatter non snaturano lo stile prettamente noir della serie. Il linguaggio adottato dai vari registi che si alternano dietro la macchina da presa, è sempre mirato a mantenere il mistero e la ambiguità, caratteristiche peculiari della serie e soprattutto del protagonista, interpretato magistralmente da Michael C. Hall. Primi piani, dettagli, voce off, le principali scelte tecniche che si ripetono puntata dopo puntata, associate a una fotografia eccellente per una serie tv, soprattutto per quel che riguarda gli ambienti chiusi e le scene notturne.

Tornando, per concludere, ai titoli di testa, si riesce ora a individuare la brillante intuizione di chi li ha ideati e realizzati: il rasoio che passa sulla pelle di Dexter lascia cadere la goccia di sangue che finisce ad ogni omicidio nella collezione di vetrini del protagonista; la carne avvolta nel cellofan è assimilabile ai corpi immobilizzati e impacchettati dall’eroe/killer; le uova sono gli occhi dei cattivi/vittime costretti a guardare i loro peccati prima di essere puniti da questo Difensore Oscuro dei deboli. Ma attenzione a confondere Dexter con un qualsiasi supereroe desideroso di giustizia. Dexter non è un ennesimo parto dei fumetti in stile Batman (per restare nell’ambito dei giustizieri della notte). Ciò che muove questo affascinante e inquietante nuovo eroe dei serial americani non è la sete della giustizia, ma la voglia di soddisfare la propria dipendenza, una necessità di natura avvertita fin da bambino, incanalata ed equilibrata grazie agli insegnamenti del padre (il codice di Harry), maturata con l’età e l’apprendimento delle tecniche investigative, portata a livelli di controllo eccezionali per un “drogato”, ma pur sempre una dipendenza dalla quale non si sfugge. La figura che meglio si addice alla personalità di Dexter, e che meglio rappresenta questa sua dipendenza, è di certo quella suggerita in una puntata della seconda serie (per ora in onda solo negli Stati Uniti): quella del Passeggero Oscuro. Una presenza costante e latente, una mortifera herpes incurabile che rende, col senno di poi, la routine mattutina di un uomo qualunque, accomunabile al rituale di un maniaco omicida. Un caso patologico che nasce e cresce nel sangue, che si nasconde dietro le apparenze di una vita come tutte le altre, giorno dopo giorno, puntata dopo puntata, finché la maschera diventerà tutt’uno con colui che la indossa, o si staccherà da lui, scivolando inesorabilmente fino a rivelare a tutti il suo volto.


(Dexter); Regia e sceneggiatura: AA.VV.; soggetto: Jeff Lindsay; fotografia: Romeo Tirone ; montaggio: Elena Magagnino, Scott K. Fallace, Louis Ciuffi, Stewart Schill, Padraic McKinley, Rob Seidenglanz; musica: Daniel Licht; interpreti: Michael C. Hall (Dexter Morgan), Julie Benz (Rita Bennet). Jennifer Carpenter (Debra Morgan), Erik King (Sergente Doakes), Lauren Vélez (Tenente Maria LaGuerta), David Zayas (Angel Batista), James Remar (Harry Morgan), C.S. Lee (Vincent Masuka); produzione: Clyde Philips Productions, The Colleton Company, John Goldwyn Production; distribuzione: Showtime e Fox Italia (canale Fox Crime); origine: U.S.A. 2006; durata: 50’ ogni episodio (dodici la Prima serie, dodici la Seconda serie - in onda per ora solo in USA- ); web info: Sito ufficiale


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