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Disincanto (Stagione 2) - Teste di Serie

Pubblicato il 3 ottobre 2019 da Stefano Colagiovanni
VOTO:


Disincanto (Stagione 2) - Teste di Serie

La magia e il dramma

Si, dopo la prima parte della prima stagione di Disincanto - che qui viene trattata come una vera e propria seconda stagione -, i fan più accaniti di Matt Groening – ancora sotto lecito trip nostalgico per I Simpson e Futurama – rimasero abbastanza delusi. Forse perché si aspettavano un qualcosa che richiamasse certi stereotipi a cui l’irriverente Groening ha da sempre abituato. Sicuramente perché quella comicità schietta e brillante in Disincanto non c’é. Ma considerare l’ultima creatura del papà de I Simpson un totale fallimento ce ne vuole, eccome. Perché Disincanto, magari, vuole diventare qualcosa che Matt Groening non ha mai realizzato in tutta la sua carriera: una serie drammatica dall’ampio respiro.

Inutile star qui a rievocare i fasti e le fortune di una serie strepitosa e ormai parte della storia della televisione quale I Simpson, sgretolatasi pian piano, fino a perdere il suo antico fascino analitico, lasciando campo aperto a un umorismo basso e superficiale; ancor più inutile ricalcare i passi di un gioiello della fantascienza animata qual è stato Futurama, inspiegabilmente ridimensionato dai detrattori più scalmanati di Groening. Disincanto rappresenta un nuovo capitolo creativo della vita del fumettista di Portland, nonché un tentativo, per ora riuscito ma, per ovvi motivi, incompleto di mettere su schermo un epico romanzo di formazione, alla perpetua ricerca di un tono maturo e più focalizzato sulla crescita emotiva “orizzontale” – in Disincanto non esistono episodi autoconclusivi, ma solo un continuo e graduale dispiegamento del plot - dei personaggi in ballo.

Dal viaggio di Bean e Luci all’inferno alla ricerca-salvezza del perduto-defunto amico Elfo, all’amore fugace e impossibile di re Zog con una selvaggia dalla natura orsina; dall’apparente riscatto di Dreamland, alle ambigue e ancora celate discendenze di Elfo; dall’insopprimibile desiderio di Bean di scoprire nuovi mondi al di fuori del proprio, fino agli oscuri segreti tessuti dalla tenebrosa ex-regina Dagmar, la seconda stagione di Disincanto tenta di collocare i suoi protagonisti ognuno al suo posto, offrendo loro una dimensione ideale in cui (soprav)vivere; un tentativo volutamente spezzato di continuo da Groening, maliziosamente intento a centellinare ogni sorta di dettaglio utile allo svelamento dei numerosi punti interrogativi disseminati in lungo e in largo nel fantasioso regno di Dreamland. Per ora Groening pare intenzionato a perseguire l’unico intento di presentare i personaggi introdotti nella passata stagione, senza fretta di darli in pasto allo spettatore, per poi correre il rischio di tramutarli in macchiette da “cartone animato”. Così facendo, i protagonisti di Disincanto prosperano nella loro ambiguità, soffrono e gioiscono seguendo una logica più affine al dramma, che alla comicità spensierata.

Groening è un maestro della descrizione emotiva, attento a personalizzare i personaggi per infondere maggior risalto soprattutto al contesto in cui questi operano: in questo senso, il regno stesso di Dreamland assume i contorni di una maschera pulsante vita e dissenso, contenitore di vizi (molti) e virtù (poche) assimilabili da una società allo sbaraglio, isolazionista e retrograda. È insensato non voler ravvisare in questo spiegamento narrativo un tentativo di (de)costruzione socio-politica con la realtà, fagocitato da una commistione mai banale di generi – si spazia in maniera sofisticata da atmosfere orrorifiche a, novità delle novità, pressanti elementi steam-punk.

La gradita apertura a nuovi mondi, anche diversi per tono, dal regno di Dreamland è il tocco del mago Groening che spiazza ancora una volta lo spettatore e valorizza ancor di più l’epopea non più disillusa in Disincanto. Da questa seconda stagione si parte con un nuovo inizio, si preannunciano gravi cambiamenti e se la comicità spesso viene surclassata dal desiderio di mostrare e dar corpo alla storia, meglio che l’umorismo esasperato rimanga in sottofondo. Perché Disincanto riesce a incantare davvero. A discapito di chi decide di rimanere chiuso nel proprio castello, timoroso di addentrarsi nei meandri della foresta nera a un palmo dal proprio naso.


(Disenchantment); genere: animazione, fantasy, drammatico; showrunner: Matt Groening; stagioni: 2 (in attesa); episodi seconda stagione: 10; produzione: The Curiosity Company, The ULULU Company, Rough Draft Studios; network: Netflix (U.S.A., 20 settembre 2019), Netflix (Italia, 20 settembre 2019); origine: U.S.A., 2019; durata: 30’ per episodio; episodio cult seconda stagione: 2x02 - Starway to hell (2x02 - Scala per l’inferno); 2x09 - The electric princess (2x09 - La principessa elettrica)


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