Essere Andy Warhol [libro]
“Chi vuole sapere di più su di me, cioè sull’artista, l’unico che vale la pena di conoscere, osservi attentamente i miei dipinti per rintracciarvi chi sono e cosa voglio.” Con queste parole Gustav Klimt, iconico e immenso pittore della secessione viennese del diciannovesimo secolo, evidenziava senza troppe perifrasi come l’arte riveli sempre l’artista e l’uomo, in quanto profonda estensione del suo essere, e come la sua opera più visionaria o immaginifica possa svelare, in modo inconsapevole, qualcosa di ignoto e invisibile anche allo stesso autore. Questo presupposto può essere visto come uno dei perni concettuali intorno al quale ruota il saggio “Essere Andy Warhol”, di Francesca Romana Orlando, giornalista e scrittrice, pubblicato a maggio di quest’anno ed edito da Ali Ribelli Edizioni, casa editrice indipendente che promuove nuovi autori emergenti tra narrativa, saggistica e poesia. Andy Warhol, appunto … artista, illustratore, cineasta, editore, produttore musicale e televisivo, protagonista indiscusso della scena artistica internazionale a partire dagli anni sessanta; sempre e tuttora celebrato, studiato e analizzato e personaggio altrettanto iconico come Klimt, seppur in tempi, ambiti e forme espressive artistiche diverse rispetto al genio viennese. Un artista cult, potemmo definirlo, osannato e detestato, su cui è stato detto e scritto molto, le cui mostre registrano sempre il pieno ovunque vengano allestite e al quale anche il cinema, com’era prevedibile, ha dedicato diverse pagine: memorabile la scena del film “The Doors” di Oliver Stone in cui, durante una festa alla leggendaria Factory, Jim Morrison incontra uno stralunato Warhol adorato come un dio dalla sua corte.
L’originalità e la piacevolezza del saggio di Francesca Romana Orlando risiedono nell’approccio alla figura dell’eclettico artista americano, impossibile da etichettare senza sminuirne fascino e capacità, di cui rivela, come abbiamo detto, l’uomo, le sue paure, ossessioni, manie, desideri, attraverso una completa e dettagliata analisi iconografica, strutturalista, filosofica, psicologica e sociologica. Non un semplice saggio biografico (la biografia è trattata nel libro seppur in modo non prevalente e più come mappa del suo percorso artistico), non un elenco degli episodi leggendari della sua vita e della sua nota mondanità o dei suoi celebri aforismi e iperboli, ma un’interpretazione accurata ed esauriente di un artista dalla personalità complessa e prismatica che non si è mai accontentato della propria creatività, dell’abilità nel creare miti (a partire da se stesso), del successo, pur ambito e inseguito, ma ha esplorato con curiosità, determinazione e audacia diverse forme espressive: dalla pubblicità alla moda, dal cinema alla musica, dalla televisione al teatro e alle pubblicazioni, arrivando persino alla computer art.
Centotrentasette pagine modulate su sette capitoli, e una bibliografia vasta ed esauriente, attraverso le quali l’autrice coinvolge il lettore nell’arte e nella personalità di Andy Warhol. Molti i temi trattati: la società dei consumi, le serigrafie e la serialità, la Factory come luogo di aggregazione artistica e punto di ritrovo delle celebrità, la produzione filmica, il pulsante background artistico e culturale degli anni sessanta, settanta e ottanta, i mass media, la “critica” dell’arte di Warhol, la sua eredità artistica (Jeff Koons?) e l’indagine strutturalista sull’arte, che conclude e completa il saggio, nella quale vengono presi in esame Jean Baudrillard (arte come semiologia), Emilio Garroni (arte come linguaggio/struttura), Arthur C. Danto (arte come filosofia).
Il leitmotiv dell’analisi dell’autrice è rappresentato dalle ossessioni di Warhol: la crisi di identità nella società dei consumi, l’assenza di emotività, il senso di perdita e la paura della morte, ritratte, più che esorcizzate, nel suo multiforme percorso artistico. Concetti più volte ripetuti nel saggio, non tanto per ridondanza, quanto per sottolinearne l’importanza e le diverse modalità con cui sono stati raffigurati dall’artista, attraverso una puntuale descrizione delle sue opere delle quali sarebbe stato utile inserire inserti fotografici, considerando la curiosità e l’interesse che suscitano nel lettore tali descrizioni. Da evidenziare inoltre il capitolo e le considerazioni sulla produzione artistica in relazione ai fenomeni moderni della realtà virtuale e dei social media (il villaggio globale, l’illusione tecnologica, l’utopia dell’eterno presente) che per molti aspetti Andy Warhol ha profetizzato, anticipato e riassunto con la celebre frase “ognuno in futuro avrà i suoi 15 minuti di notorietà”. Apparire per esistere…sfuggire alla morte, quindi, come sostiene l’autrice.
Un ottimo saggio, colto, fluido, accurato, per scoprire e riscoprire Andy Warhol, ma anche una lunga riflessione sul significato dell’Arte e sull’ancestrale e irrisolto connubio con la vita. Cosa imita cosa? Oscar Wilde non aveva dubbi a riguardo: la vita imita l’arte. Warhol come si pone in questo senso? Al di fuori della storia dell’arte e appartenente al mondo, come ricorda Baudrillard: “…visto nella prospettiva dell’arte, egli può essere deludente. Visto come rifrazione del mondo, è di un’evidenza perfetta”. Arte e vita dunque coincidono.
Autore: Francesca Romana Orlando
Titolo: Essere Andy Warhol
Editore: Ali Ribelli Edizioni
Catalogo: Saggistica - Arte
Dati: 137
Anno: 2020
Prezzo: 12 €, eBook 3,99 €
Isbn: 9788833465821
webinfo: Scheda libro sul sito Ali Ribelli Edizioni