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Esuli I - Le Guerre

Pubblicato il 5 gennaio 2016 da Alessandro Izzi


Esuli I - Le Guerre

Secondo l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite, alla fine del 2014 sono state più di 59,5 milioni le persone ridotte alla condizione di profughi a causa di guerre, di ragioni socio-politiche (spesso, ma non sempre, legate a motivi di carattere religioso) o ambientali. Il 51% di queste persone è costituito da minori. Se queste persone andassero a costituire una Nazione, la loro sarebbe la ventiquattresima all’interno di una classifica basata sulla popolosità.
Di fatto, però, queste persone non solo non hanno casa, ma praticamente non esistono. Il loro statuto di rifugiati «a lungo termine» non permette loro di crearsi una reale e concreta aspettativa di futuro.
Non sono più a casa loro e per questo hanno perso ogni dove.
Impossibilitati anche ai viaggi della speranza che riempiono la nostra cronaca più recente delle immagini più fosche, finiscono chiusi in giganteschi campi profughi in cui le condizioni di vita sono al limite della miseria. Spesso impossibilitati anche a seguire il percorso degli animali che sono riusciti a portarsi dietro che, per andare a bere o a brucare un poco di erba, finiscono per uscire da quei confini che per loro, e per i loro documenti, sarebbero invalicabili.
Per raccontare la loro storia da un punto di vista lontano dalle esemplificazioni della cronaca, Clipper media e RAI cinema hanno prodotto un ciclo di tre documentari firmati da Barbara Cupisti.
Una scelta illuminata!, se ci si consente, per una volta, un’esclamazione grata.
Barbara Cupisti non è infatti nuova al tema delle crisi umanitarie (aveva già affrontato la questione israelo-palestinese con due ottimi documentari speculari, Madri e Vietato sognare) e ci sembra che il suo sguardo, diviso tra la lucidità analitica e la partecipazione pudica e attenta alle storie delle persone che intervista, sia il modo per migliore per cominciare a entrare all’interno di un panorama frastagliato, complesso e contraddittorio su cui sempre grava la tentazione del populismo o della compassione da occasione comandata.
Il primo documentario della serie concentra la propria attenzione sui profughi di guerra. Girato tra Turchia, Giordania e Kenya il documentario riunisce i diversi e compositi quadri della situazione palestinese, somala e siriana nel comune denominatore dell’incubo umanitario dei campi visitati.
La macchina da presa sfonda paesaggi senza più possibili giri di orizzonte, entra nelle tende, in mezzo alle baracche in un’epifanica ricerca di un’umanità che sopravvive pur se mortificata dalle condizioni storico-ambientali.
Barbara Cupisti è attenta a restituire un quadro credibile e preciso di quei conflitti che, di fatto, hanno generato i profughi e, al tempo stesso, a raccontarci la nostra posizione di occidentali sordi e, in fondo, disinteressati all’orrore che si consuma a un passo dalle nostre case. _ Allo stesso modo riesce ad evitare il pericoloso di sovrapporsi troppo alla realtà che filma, lasciando ai volti, ai bambini, alle voci e ai ricordi tutto l’onere di farsi per noi racconto di vite spezzate, di ansia di futuro e di un vivere che non si rassegna mai al non essere e al non esserci dei profughi.
Forte dello sfondo cupo e fosco della guerra, spesso ripresa da dentro, con immagini rubate dai telefonini dei profughi, il primo episodio di Esuli è probabilmente quello più intensamente drammatico. Ed è anche per questo quello che di invita più degli altri a una presa di consapevolezza urgente.
Sta qui la sua etica più vera che supera la pur solida confezione (buon montaggio, musiche adeguate, poca concessione alle immagini troppo composte) per consegnarsi al pubblico come perentorio, indissolubile e non semplicistico e astratto grido di pace.


Produzione: Clipper Media e RAI CINEMA
Diretto da: Barbara Cupisti
Sceneggiatura: Barbara Cupisti in collaborazione con Natascia Palmieri
Fotografia: Sandro Bartolozzi
Montaggio: Alessandro Marinelli
Suono: Stefano Civitenga
Musiche: Tommaso Gimignani, Vittorio Giannelli - Edizioni Warner Chappell Music Edition
Production Manager: Natascia Palmieri
Con il patrocino dell’Alto Commissariato delle Nazione Unite per i Rifugiati (UNHCR)
Durata: 70’
Formato: HD

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