Fargo (Stagione 4) - Teste di Serie
GENERAZIONI CONTRO
A Fargo, o giù di lì, è tutto una questione di affari. Spesso sono affari privati, che si insinuano in modo malsano tra le pieghe della comunità; e, il più delle volte, si tratta di affari di famiglia. Delicati affari di famiglia.
Come a inizio anni Cinquanta, nell’anonimo Kansas City, quando la famiglia dei mafiosi italoamericani Fadda e quella dei neri di Cannon si dividono non troppo amichevolmente il territorio; a sancire una pace effimera e sempre in bilico sul filo del rasoio, uno “scambio” poco onorevole, tra i primogeniti maschi dei due capofamiglia. Come avvenne tra ebrei e irlandesi della generazione precedente e così via. Affari, quindi, che inevitabilmente diventano una questione personale, nei quali i semi della vendetta e della bramosìa germogliano con rapidità. Come da sempre avviene a Fargo, o giù di lì.
Noah Hawley, si sa, con la penna in mano non le manda di certo a dire: la sua scrittura brillante e provocatoria, tagliente e sempre crudelmente umoristica, esalta personaggi inaspettatamente ordinari, altri sopra le righe e, certo, perfino amabilmente fuori da schemi e preconcetti, edulcorando situazioni concepite sulla falsariga dello stile partorito dai fratelli Coen, a cui Hawley resta a buon ragione debitore. Così accade in questa quarta stagione di Fargo, nella quale la saga mafiosa di due famiglie destinate a essere stravolte dalla loro stessa incapacità di rimanere ancòrate allo scorrere del tempo – che nella serie di Hawley è sempre un sinonimo di “modernità” -, vengano costrette a fare i conti con due variabili che esulano da ogni tentativo di intervento arbitrario: il peccato e il destino beffardo. E ciò vale sia per i vinti che per i vincitori.
Lo showrunner di Legion narra ancora una volta una grande e intensa storia americana, in cui i padri e i loro figli si tramandano come per dovuta devozione il seme della violenza e i suoi frutti cancerosi; così come l’America è la terra dei sogni per chi la raggiunge per trovare o costruire fama e fortuna dal nulla, l’America raccontata da Hawley diventa la terra del prendere e uccidere; così come i più forti e audaci osano fino a consegnare in pegno la vita dei propri figli, alla fine del viaggio - che è solo un nuovo capitolo della grande e tormentata storia umana -, saranno i figli a prendere il posto dei padri stessi, raccogliendone le redini, oppure cercando nuove strade verso un futuro che è adesso – perché, in verità, tutto quello che abbiamo è “ora”! – e che appare non meno incerto e pericoloso.
Allestendo un lento carosello a metà tra il noir e il più classico gangster movie, Hawley infonde profondità alla sua stessa creatura, spianando un nuovo sentiero verso strade già narrativamente battute, come ben dimostrato nel finale; questa quarta stagione non eguaglia, tuttavia, la sbalorditiva potenza di scrittura delle precedenti, solo perché affidata a uno svolgimento più blando e prevedibile nello sviluppo complessivo dei nuovi undici episodi.
Nonostante questo aspetto – che comunque non inficia la visione e l’appetito per la storia -, la quarta stagione di Fargo svela alcuni personaggi davvero ben riusciti, a cominciare dall’ossessivo e tormentato ispettore Odis Weff (interpretato da un Jack Huston a cui si vuole fin da subito un gran bene), passando per l’infermiera-psicopatica-“vedeva nera” Oraetta Mayflower (eccezionale e istrionica Jessie Buckley!), senza dimenticare la coppia di giovani, ma già incallite fuorilegge Zelmare e Swanee e il generoso Patrick Milligan (Ben Whishaw), figlio-testimone dei tempi cinici e violenti di un’America costruita e raccontata da chi è a questa stessa America è sopravvissuto. Minuta delusione di un parco personaggi sempre sfaccettato e intrigante: il Gaetano Fadda interpretato da Salvatore Esposito, volenteroso nell’infondere un aspetto arcigno ed esuberante all’intraprendente mafioso in fuga ma, per questo, fin troppo esagerato nel riproporre mimiche e movenze che trasformano Gaetano in una maschera inutilmente forzata e grottesca.
Ancora una volta, però, Noah Hawley dimostra di conoscere gli aspetti fondamentali e necessari per imbastire un romanzo corale potente e nichilista e, per questo, sempre al passo con i tempi; con i tempi di un’America in continuo mutamento sociale, ma sempre caro e insostituibile rifugio per buoni e cattivi e vincitori e perdenti di “buona volontà”.
(Fargo); genere: noir, gangster, drammatico; showrunner: Noah Hawley; stagioni: 4 (in attesa di rinnovo); episodi quarta stagione: 11; interpreti: Chris Rock, Jessie Buckley, Jason Schwartzman, Ben Whishaw, Jack Huston, Salvatore Esposito, E’myri Crutchfield, Andrew Bird, Anji White, Jeremie Harris, Matthew Elam, Corey Hendrix, Vincent Meredith, Francesco Acquaroli, Gaetano Bruno, Stephen Spencer, Karen Aldridge; produzione: Nomadic Pictures, 26 Keys Productions, The Littlefield Company, Mike Zoss Productions (2014-2015), FX Productions (2014-2015), FXP (2017), MGM Television; network: FX (U.S.A., 27 settembre-29 novembre 2020), Sky Atlantic (Italia, 16 novembre-14 dicembre 2020); origine: U.S.A., 2020; durata: 60’ per episodio; episodio cult quarta stagione: 4x09 - East/West (4x09 - Est/Ovest)