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Festival dei Popoli di Firenze 2013 - Conferenza stampa di presentazione

Pubblicato il 27 novembre 2013 da Elisa Uffreduzzi


Festival dei Popoli di Firenze 2013 - Conferenza stampa di presentazione

Dal 30 novembre al 7 dicembre 2013 si svolgerà a Firenze il Festival dei Popoli, nell’ambito della “50 giorni di cinema internazionale a Firenze”, macro-contenitore che raccoglie al suo interno diverse iniziative. Giunto alla sua 54ª edizione, il festival assume particolare rilievo in un anno segnato, come questo 2013, da felici esiti per il film documentario, genere cinematografico al quale è dedicato: dal premio Un Certain Regard assegnato a The Missing Picture (di Rithy Panh) durante lo scorso Festival Cannes, al Leone d’Oro a Sacro Gra di Gianfranco Rosi e al Marc’Aurelio d’Oro a Tir, di Alberto Fasulo, fortunato ibrido tra documentario e fiction, premiato nel corso dell’ultima edizione del Festival Internazionale del Film di Roma. Lo stesso che ha conferito il Premio per il Migliore Documentario Italiano al film di Valentina Pedicini Dal profondo, presente anche nella sezione “Panorama” del festival fiorentino, riservata alle produzioni italiane.

Il 30 novembre apre ufficialmente la manifestazione la prima italiana di We Steal Secrets: the Story of Wikileaks di Alex Gibney, attenta ricostruzione delle vicende del portale fondato da Julian Assange. Nel dibattito a seguire interverranno la giornalista de L’Espresso Stefania Maurizi e Kristinn Hrafnsson, portavoce ufficiale di Wikileaks.

Svariate le tematiche affrontate attraverso le tante articolazioni della manifestazione: l’immigrazione; la donna non solo in quanto spesso oggetto di violenza, ma anche quale icona portatrice di positività; l’immancabile crisi economica; aspetti di marginalità nella società odierna; l’ambiente e il rapporto con l’uomo; l’attualità e la memoria.

Particolarmente ricco, il programma di questa edizione si articola in tre sezioni competitive, rispettivamente dedicate ai lungometraggi, ai mediometraggi e ai cortometraggi. Accanto al “Concorso internazionale” si svolgeranno le sezioni parallele del festival, a partire da “Father & Son: un viaggio nel cinema”, retrospettiva di trentaquattro titoli dedicata al cinema di Marcel e Paweł Łoziński: un percorso a ritroso nella cultura polacca, traguardata attraverso il cinema di due registi vicini per legame di sangue, eppure così lontani per concezione artistica.

Tra le numerose e rare proposte in programma per “Études sur une ville”, rassegna che ruota attorno alla Parigi degli anni ‘20, spicca Études sur Paris (1928), unico film del regista d’avanguardia André Sauvage conservato integralmente. Città di cinema e d’artisti, patria del documentario d’avanguardia, quella che emerge dall’opera del cineasta francese è una Parigi pittoresca, cui s’ispireranno tra gli altri anche Jean Vigo e René Clair. Accompagneranno la proiezione del 3 dicembre le musiche appositamente composte da Baudime Jam e suonate dal quartetto d’archi Quatuor Prima Vista.

Ancora, tra le sezioni collaterali, “Lontano da Utopia” affronterà storie di lotta collettiva con titoli incentrati su comunità e popoli di Paesi diversi, accomunati dall’aspirazione a migliorare le proprie condizioni di vita.

Se è vero - come afferma il Prof. Rossi Ferrini, vicepresidente dell’Ente Cassa di Risparmio di Firenze, partner storico del festival - che in filosofia il problema gnoseologico precede quello morale e dunque solo attraverso la conoscenza reciproca è possibile raggiungere un modo di agire pacifico e comune, allora è altrettanto vero che il film documentario rappresenta un’imperdibile opportunità di conoscere l’altro. “Progetto Tandem con Documentarist - Istanbul Documentary Days”, sezione allestita in collaborazione con uno dei più importanti festival di documentari turco, rappresenta uno sforzo significativo proprio in questo senso.

“Doc at Work”, programma di incontri, workshop e dibattiti alla presenza degli autori, comprende anche uno spazio “Industry”, sintomo, questo, della “crescita” evidente del Festival.

Ognuna delle manifestazioni della “50 giorni di cinema internazionale a Firenze” ha preso il proprio impegno nei confronti di un tema caldo come quello della violenza sulle donne. Il Festival dei Popoli non è da meno e per “Respect Woman”, questo il titolo del progetto, presenta Mothers di Xu Huijing, sull’annosa questione delle restrittive leggi sulla procreazione in Cina, proprio negli ultimi giorni tornate alla ribalta della stampa internazionale, in quanto oggetto di revisione. Un modo peculiare di riflettere sul fenomeno della violenza di genere, nella convinzione - spiega l’Assessore alla Cultura della regione Toscana Cristina Scaletti - che proprio attraverso la cultura e dunque anche il cinema, sia possibile compiere una rivoluzione che è prima di tutto culturale.

Tra gli eventi speciali si segnala anche In viaggio con Cecilia, co-diretto da Cecilia Mangini insieme a Mariangela Barbanente: un itinerario attraverso la Puglia, che fa tappa nella difficile realtà dell’Ilva di Taranto.

A fronte di un’offerta così ricca, «- Perché il documentario?» (Si) interroga provocatoriamente Sergio Givone, assessore alla Cultura del Comune di Firenze. Perché, forse meglio di qualsiasi altra forma espressiva oggi, riesce a porsi all’altezza dei fenomeni della realtà con cui dobbiamo fare i conti. Oltre il mero e didascalico resoconto del reale, esso si configura come uno strumento fondamentale, che non solo ci consente di interrogare la realtà in cui viviamo, di conoscerla, ma anche di riappropriarcene. «Solo se la società “cade” nello specchio dell’Arte - continua Givoni parafrasando Novalis - solo allora ci viene riproposta in tutta la sua profondità, con tutta la sua carica di mistero ed enigma, che spesso viene cancellata».

Proprio in questo sta la forza del documentario, che pur rimanendo ai margini, attraversa indenne le stagioni: il dato materiale da cui ha origine, ne fa un’insostituibile specola sull’oggi. D’altro canto il fatto di agire al di fuori delle esigenze di mercato consente spesso agli autori di questo cinema una libertà di sperimentare altrove impossibile: è allora che la soggettività dell’autore trasforma il referente in opera d’arte. Ecco spiegato il “More” cui allude il titolo di questa edizione del festival: Reality is More (Interesting than Fiction)


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