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Festival del Film di Roma 2014 - Incontro con Clive Owen

Pubblicato il 18 ottobre 2014 da Giammario Di Risio


Festival del Film di Roma 2014 - Incontro con Clive Owen

Prima di entrare nell’affollata Sala Petrassi il nostro già aveva creato una buona fetta di immaginario, con quel personaggio venuto dalla New York caotica e corrotta degli inizi del Novecento mentre si aggira per l’ospedale “The Knick” con fare arrogante e volubile al tempo stesso. Clive Owen viene dalla vecchia scuola, è un attore che buca lo schermo già sfruttando la sua mimica facciale ferma, in cui le rughe e la profondità degli occhi non diventano esclusivo versante emozionale, viceversa si palesano come manoscritto di una profondità d’animo sempre pronta a colpire lo spettatore. È la tradizione teatrale di Laurence Olivier che accompagna l’attore inglese sin dall’incipit della sua carriera, e parliamo della fine degli anni ottanta. Nelle sue corde c’è il ridurre, l’assottigliare l’espressività, cercare di controllare i gesti anche in ruoli in cui l’azione la fa da protagonista, e ci può venire in mente l’ottima performance in Inside Man di Spike Lee. Un’attorialità britannica che si sposa perfettamente con una fisicità mediterranea; questa ricchezza di registri ha permesso ad Owen di saltellare con qualità nel ginepraio dei generi hollywoodiani, dal kolossal mitologico e biblico alla commedia, dal thriller fantascientifico al dramma. Roma aspettava il suo arrivo e lui non ha deluso il pubblico presentandosi in perfetto nero Armani e con la camicia bianca.

Io sono nato a Coventry, i miei genitori erano operai e vedevano la recitazione, l’arte in generale come qualcosa di lontano dalla realtà. Io invece, anche se per caso, ho iniziato a fare teatro e poi lentamente sono diventato sempre più determinato fino a quando sono entrato alla Royal Academy of Arts. Queste le sue prime parole mentre, com’è nella tradizionale forma gestita dal critico Mario Sesti, a intervalli di dieci minuti scorrevano sullo schermo le performance dell’attore britannico, da Closer a Gosforpark, da Sin City a Children of Men, da Croupier a The Bourne Identity, fino ad alcune sequenze del personaggio seriale del dottor John Tackery che sta conquistando il pubblico internazionale. Amo confrontarmi con personaggi complicati ed è tutta una questione di scelte. Credo che nel considerare un ruolo piuttosto che un altro si debba fare riferimento allo spettatore, quest’ultimo non deve per forza di cose amare il mio personaggio ma capirlo, conoscere le sue intenzioni ed emozioni. Rilassato e sorridente, Owen ha confidato inoltre di non riuscire a rivedere i suoi film essendo un perfezionista e avendo compreso che, soprattutto in televisione, quest’ultimo suo secondo terreno espressivo dopo il teatro, era solito guardarsi continuamente ritrovandosi preda dell’angoscia. Ora quando interpreto un ruolo vado avanti e non mi fermo ad osservarmi, sono diventato forse più sicuro e non sto lì a criticarmi. Dalla sua esperienza e dalla chiacchierata con il pubblico di Roma sono emerse anche due figure, un regista e un attore, che lo hanno influenzato positivamente: Robert Altman e Michael Caine. Il primo, che lo ha diretto in Gosforpark nel 2001, ha influenzato il suo modo di vivere, sentire il set essendo un regista che riesce a mettere a proprio agio qualsiasi cast creando una sorta di fluido coinvolgente che porta tutti a lavorare nel migliore dei modi; mentre per Caine, suo partner nel thriller fantascientifico The Children of Men di Alfonso Cuarón, Owen ha dichiarato di ammirarlo per la disciplina, per l’umiltà e per la capacità di essere sempre al top per un lungo periodo nonostante l’aura da leggenda in campo internazionale.

Oltre alle domande dei conduttori, l’incontro ha offerto anche un piacevole scambio di battute tra Owen e il pubblico; a riguardo vi segnaliamo una simpatica domanda di un bambino che, istintivamente, ha chiesto all’attore con quale attrice italiana avrebbe voluto recitare in futuro; mai domanda fu più simpatica e azzeccata per rinvigorire il simulacro da sex symbol del nostro che, sorridendo, ha esclamato: sicuramente mi piacerebbe recitare con Monica Bellucci. In attesa di questa coppia, godiamocelo, dal prossimo novembre in Italia, in “The Knick”, dove davvero sembra aver raggiunto una maturità tecnica ed espressiva difficile da oltrepassare.


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