Festival del Film di Roma 2014 - The Knick

A volte può esplodere un’immagine che viene dal cinema del passato, dalla lanterna magica di Charlie Chaplin o dai bordelli tanto cari a Noodles. Ma è solo un attimo visto che poi il ritmo tribal – cardiaco, a colpi di piani sequenza e bisturi, lascia la memoria per affrontare il quadro e immergerci in un ospedale divenuto crocevia per lotte intestine tra pensiero e anima.
New York, 1900. A seguito dell’ennesima operazione conclusasi con la morte del paziente, il chirurgo J.M. Christiansen si suicida in preda all’angoscia presso l’ospedale “The Knick”. Il suo posto viene preso dal suo delfino, il dottor John Tackery, soggetto tanto brillante quanto metafora umana della Babele corrotta e ipocrita di cui l’ospedale è incrocio granitico. Cadaveri venduti al miglior offerente, filantropi schiacciati dal sistema, burocrati viscidi e senza scrupoli, infermiere pure e macchiate di sangue, danzano intorno a Tackery mentre la cocaina è angelo e diavolo sulla via dell’esistenza.
Nemmeno cinque minuti dall’inizio del primo episodio e già ci troviamo di fronte ad un’operazione chirurgica che, pornograficamente parlando, non risparmia nulla allo spettatore: dettagli, voci concitate, carni sventrate sono l’antipasto di un valzer stilistico di grande effetto. La musica diventa personaggio tensivo e il protagonista, interpretato magistralmente da un Clive Owen in gran spolvero, tiene le fila con il suo essere doppio senza mitizzazione. Mentre siamo testimoni della fotografia bianca della sala delle operazioni o del marrone scuro delle strade ecco che la storia procede per ossimori concilianti: la scienza portata all’estreme conseguenze e la caducità umana, il denaro che compra le anime e la carne lacerata che pulsa, la razionalità e la fede, il ricco e il povero, il bianco e il nero. La messinscena non trascura alcun dettaglio e al versante citazionistico si offre, come sottotesto alla narrazione, anche un recupero informativo e riflessivo su dove andrà la New York di inizi Novecento tra sviluppo industriale, drammatica gerarchia sociale e razzismo.
Tanto i temi, forse troppi, ma Soderbergh è un uomo talmente intriso di cultura occidentale che il suo narrare, e non parliamo solo di stile, è magistralmente alto e perfettamente convergente. Una serie televisiva che già dai primi due episodi mostra tutta la sua forza e coscienza com’è nella migliore tradizione a stelle e strisce.
(The Knick); Regia: Steven Soderbergh; sceneggiatura: Steven Katz, Michael Begler, Jack Amiel; fotografia: Steven Soderbergh; montaggio: Steven Soderbergh; musica: Cliff Martinez; interpreti: Clive Owen, André Holland, Jeremy Bobb, Juliet Rylance; produzione: Anonymous Content ; origine: USA, 2014;
