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Festival del Film di Roma 2014 - Time Out of Mind

Pubblicato il 21 ottobre 2014 da Giovanna Branca

VOTO:

Festival del Film di Roma 2014 - Time Out of Mind

Nel cassetto di Richard Gere da oltre 10 anni, la sceneggiatura di Time Out of Mind ha trovato qualcuno che la portasse sullo schermo quando Gere stesso – produttore oltre che protagonista – decide di proporla a Oren Moverman. La storia, che racconta alcuni giorni nella vita di un senzatetto newyorchese, era stata scritta addirittura negli anni Ottanta, ma Richard Gere osserva che “la maggior parte dei dettagli sono esattamente gli stessi”, mentre nel film alcuni riferimenti al post 11 settembre servono ad ancorarlo nel presente. George, il protagonista, vagabonda per le strade di New York, beve, la notte ha freddo per cui va in un rifugio per senzatetto dove conosce il loquacissimo Dixon - a New York, spiega ancora l’attore , “è obbligatorio per legge che un senzatetto venga accudito con due pasti al giorno ed un letto” - spia la figlia che lavora in un bar. Non sapremo mai quali sono gli eventi che hanno portato George sulla strada, né i particolari del suo allontanamento dalla figlia. “Non mi interessano le storie sul come il personaggio è arrivato dov’è, è troppo semplice così: ciò che abbiamo cercato di ottenere è una storia che facesse concentrare lo spettatore sul personaggio”, osserva ancora la star. La macchina da presa osserva quasi sempre il personaggio da lontano: angoli fissi e movimenti solo dello zoom ce lo mostrano specialmente attraverso vetri, porte, in campi lunghi in cui a volte bisogna fare lo sforzo di trovarlo. Lo stesso modo di riprendere – in modo forse forzatamente intellettualistico e non sempre efficace - tematizza così la condizione del senzatetto, appena intravisto dall’interno di una casa o per strada, sempre fuggito da tutti. Per le riprese, infatti, il divo americano in tenuta da “barbone” ha chiesto per quasi un’ora l’elemosina in una strada affollatissima del Greenwich Village senza che nessuno lo riconoscesse. “Nessuno incrociava lo sguardo con me, la gente mi inquadrava come mendicante da isolati di distanza e non mi guardava neanche per paura che il senso di fallimento e di dolore che emana da un senzatetto potesse ’infettare’ anche loro. Si ha la sensazione di essere più che invisibili”.
Nonostante l’aspetto sociale del film sia certamente interessante e più che importante, Time Out of Mind non si può purtroppo stimare un’opera riuscita: il pedinamento di questo Umberto D. statunitense è piatto, noioso, così come il personaggio taciturno oltre il comprensibile, che non comunica né empatia né altro genere di emozioni nei suoi confronti. I dialoghi, altrettanto piatti, si abbassano ulteriormente quando vengono fatti i riferimenti all’11 settembre, forzosi e posticci. Ed infine c’è il mistero di Steve Buscemi: appare solo per due minuti al telefono e – inquadrato in modo che non gli si veda il volto – mentre sbatte il protagonista fuori dall’androne del suo palazzo. Qual era la sua ragion d’essere nel film?


CAST & CREDITS

(Time Out of Mind) Regia: Oren Moverman; sceneggiatura: Oren Moverman, Jeffrey Cane; fotografia: Bobby Bukowski; scenografia: Kelly McGehee; interpreti: Richard Gere (George), Jena Malone (Maggie), Ben Vereen (Dixon),; produzione: Cold Iron Pictures, Lightstream Pictures; origine: Stati Uniti; durata: 120’.


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