Fiction Italia. Intelligence - Servizi & Segreti
La questione è delicata, molto più delicata di quanto possa sembrare questa serie di 6 episodi girati da Alexis Sweet peggio di quanto sia solito girare RIS (per chi si era convinto che non fosse possibile essere più confusi, irritanti e in ultima analisi imperdonabilmente stilisticamente inguardabili, Intelligence è la dimostrazione compiuta del contrario), a lampante imitazione dei modelli d’importazione Bourne e affini.
Non solo nella forma della messinscena, che chiaramente fraintende la particellizzazione di Greengrass, del suo operatore Oliver Wood, e del suo montatore Christopher Rouse, come gioioso calderone indisciplinato e scomposto; ma anche nell’esplosione direzionale dei girotondi della vicenda, che si snodano attraverso le capitali d’Europa continuando anche qui a sostare unicamente per luoghi di passaggio come aeroporti e stazioni (in breve, l’addestratissimo agente segreto Marco Tancredi va portando avanti una perigliosissima indagine su di un complotto che implica le alte sfere della sua agenzia che gli hanno fatto fuori la moglie la quale, agente anch’ella, aveva scoperto troppo).
E la questione è delicata non perché nell’ultimo episodio andato in onda gli sceneggiatori hanno tirato in ballo addirittura scopertissimi rimandi al caso dell’avvelenamento radioattivo di Alexandr Litvinenko; la questione è delicata innanzitutto perché c’è di mezzo Raoul Bova, e di uno come Bova ci piacerebbe poterne non parlare mai male.
Già l’abbiamo scritto: se c’è stato qualcuno ’su questi schermi’ che si è speso con tutte le proprie forze per la speranza di un nuovo sguardo ’di genere’ in Italia è stato lui, tre volte Ultimo, sette volte attore-feticcio del superbo Michele Soavi tv, tre volte sotto Claudio Fragasso, nonché protagonista del dimenticato Terra Bruciata di Fabio Segatori, forse l’antesignano di tutti gli altri ’esperimenti’.
Guardate qui con quanto entusiasmo, quanto sincero ed appassionato impegno si butta a capofitto nuovamente in improbabili scene di lotta; corse, salti e piroette da stuntman, colpi marziali da cintura nera, per poi sfoderare lo stesso cipiglio corrucciato di quando guardava i videomessaggi della moglie in Sbirri, nei momenti in cui continua a riascoltare l’ultima sibillina registrazione lasciatagli dalla compagna Irene Ferri.
Insomma, come fare a rivelargli che anche stavolta ha decisamente scelto il progetto sbagliato?
Che poi forse non è nemmeno tanto vero che è il progetto ad essere sbagliato (è appunto una questione delicata, come si diceva).
Perché al di là delle idee taroccate, del pressappochismo della regia di Sweet (davvero a questo punto ci sembra che l’apporto fondamentale che abbia reso ottima una serie come Il capo dei capi sia stato quello del co-regista Enzo Monteleone), e di un contorno di caratteristi altrove impeccabili e qui in chiaro imbarazzo (Dino Abbrescia combattente letale è difficile da mandar giù...), quello che resta di Intelligence – Servizi & Segreti è quantomeno il tentativo di iniziare a ripensare la possibilità stessa di un prodotto del genere in Italia.
Quello che getta nello sconforto per l’ennesima volta è che questo brutto prodotto Taodue sia ancora, di nuovo, perennemente, ostinatamente, nient’altro di più che un ulteriore tentativo. Appunto.