Venezia 71 - Five Star
Dopo avere perso il padre, colpito da una pallottola vagante, John trova un suo mentore in Primo, esponente di una gang di Brooklyn che lo instrada alla vita nei sobborghi di New York.
Qui ognuno la legge se la costruisce da sé.
Primo vuole lasciarsi alle spalle questa vita per essere padre e marito migliore.
Partire dal disordine interiore dei personaggi, per farli emergere in un film che mischia documentario e finzione, senza facili stereotipi.
Keith Miller ha le idee chiare in questo suo secondo lavoro (il primo era Welcome to Pine Hill): parte dalle situazioni quotidiane dei suoi personaggi per concentrarsi sulla vicenda di cambiamento e crescita di Primo e John.
I loro destini infatti sono incrociati e a un bivio: scegliere se rimanere quello che l’ambiente in cui sono nati e cresciuti li ha costretti a diventare, oppure se cominciare (non ha importanza l’età) a cambiare partendo dall’interno, da quello che provano.
John ha infatti subito un dramma, per il quale è difficile rimanere indifferenti, specialmente nel contesto in cui vive ogni giorno. Una scelta (la vendetta) sembra l’unica plausibile, ma questo potrebbe compromettergli il futuro.
Primo, invece stanco di essere l’omone gangsta che tutti temono, vuole far emergere quello che prova:
un padre che non vuole commettere gli errori o le scelte del passato, per cercare di costruire un futuro migliore per la sua famiglia.
Recitato in autentico slang americano (tra l’altro Primo nel passato aveva fatto parte di una banda di quartiere), Five Star si concentra per gran parte sui discorsi più che sulle azioni del sobborgo newyorkese.
Miller punta infatti su una messa scena essenziale (composta maggiormente da piani fissi e minimi movimenti di macchina) che permette ai personaggi di muoversi liberamente e dare maggiore autenticità alle loro situazioni.
Lo stile di regia è semplice ma efficace e il montaggio essenziale riesce a conferire alla storia un tono convincente.
Sicuramente il plot non rappresenta una novità per il panorama americano, ma a differenza del mainstream, tralascia qualsiasi facile stereotipo, che il contesto ha generato nel passato (per esempio il nero cattivo e temibile e la musica rap).
Il film è stato presentato come evento speciale alle Giornate degli Autori del Festival di Venezia 2014.
(Five Star); regia: Keith Miller; sceneggiatura: Keith Miller; fotografia:Ed David, Alex Mallis; montaggio: Keith Miller; musica: Michael Rosen; interpreti: James ’Primo’ Grant John Diaz, Tamara Robinson, Wanda Nobles Colon, Larry Bogad, Jasmin Burgos; produzione: Up the Street Films; origine: Stati Uniti, 2014; durata: 83’