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Freddy Krueger - Il Mito

Pubblicato il 6 luglio 2013 da Alessandro Izzi


Freddy Krueger - Il Mito

Freddy Krueger è la più compatta rappresentazione del Boogeyman lasciataci dallo slasher movie degli anni ’80.
Di quel periodo maledetto, che in America trova la sua espressione nel decennio reaganiano, il mostro con il guanto artigliato si porta dentro le ansie più riposte. Egli è il rimosso di un mondo e di una cultura che, nel chiudersi a riccio di una politica improvvisamente conservatrice, è inconsapevole del fatto che il vero pericolo possa annidarsi proprio all’interno, tra le mura domestiche e, addirittura nel proprio sonno.

Tutto l’horror, soprattutto quello americano, nasce sulle ambiguità delle origini mitiche della cultura che lo allatta. Non c’è nascita che non si porti dentro, sin dai primi vagiti, il terrore della morte, della fine di ogni cosa. Il decennio reaganiano, che nasce in recessione, ma con l’aumento delle spese militari (paradossalmente proprio all’inizio del disgelo col blocco sovietico destinato a repentino collasso) è stato un periodo di crisi profonda soprattutto per i giovani che vedevano allontanarsi all’orizzonte concrete possibilità lavorative e di rapida affermazione sociale. Frattanto, a livello più strettamente culturale, l’affermarsi di un governo fondato sull’immagine del presidente (che nelle elezioni successive trionfò a livelli mai visti prima), imponeva un’esigenza di facciata coi sani valori della famiglia americana a nascondere una crisi dell’istituzione familiare dai contorni saturnini.

Freddy Krueger nasce nel pieno del costrasto generazionale, in mezzo alla guerra fredda tra blocco comunista e America, ma anche tra genitori e figli diventati incapaci a costruire un dialogo. Il contrasto generazionale che c’è sempre stato, assume sul principiare degli anni ’80, proporzioni inedite perché il divario culturale cresce e le bugie dei padri (e del governo) ricadono sul vissuto di figli che non trovano più spazio di consolazione neanche nei sogni.
L’orrore di Freddy è l’intrusione dall’esterno proprio nell’ultimo baluardo difendibile: il sonno. Considerando che gli anni ’80 sono anche il periodo in cui la televisione, fino a qualche giorno prima amica fidata di famiglia, comincia a mostrare il suo aspetto più malevolo e la sua capacità di penetrare l’immaginario insediandosi nel subconscio, ecco che il quadro è completo.

A parlarci oggi di Freddy, dopo che l’uscita non trionfale del remake (o sarebbe più giusto dire reboot) ha dimostrato che il mostro, pur entrato nel mito, comincia a perdere il suo appeal commerciale, ci pensa un bel libretto collettaneo edito da Universitatalia che (è sta forse qui il suo unico difetto) tralascia un poco il contesto politico di cui abbiamo cercato di dare brevemente conto.
Il volume, di assai piacevole lettura, come gli altri libri della stessa collana che l’hanno preceduto, non si limita ad analizzare il personaggio cinematografico di Freddy Krueger, ma allarga il suo raggio di indagine sulla sua capacità di penetrare in contesti mediali differenti lasciando in ognuno una traccia distintiva profonda.
Sicché, dopo un interessante saggio di Daniele Francardi sulle origini del mito e sul solo primo mitico film di Wes Craven, si passa, nel bel saggio di Roberto Giacomelli, a sondare tutte le variazioni diacroniche sul personaggio che, nel corso del tempo perde la sua aura malevola per diventare personaggio quasi positivo e comunque il solo vero (anti)eroe delle pellicole.
I due saggi sono particolarmente utili a definire lo statuto assai particolare della maschera di Freddy che pur mantenendo la fissità atemporale tipica del costume, ha anche un’individualità che, di film in film, si arricchisce di psicologia e di segni distintivi. Non siamo quindi dalle parti della celeberrima maschera di Halloween (che, da un certo punto di vista è la sintesi di tutte le maschere possibili) né sul piano ben più materiale di quella indossata da Jason nei vari capitoli di Venerdì 13.

Discorso a parte merita la serie televisiva cui Giacomo Ferigioni dedica un capitolo agile nella sua capacità di definire chiaramente il contesto culturale ad essa contemporaneo. E un discorso analogo potrebbe essere fatto anche sul saggio di Francesco Massaccesi che riporta il personaggio nei limiti del marketing che gli è sorto intorno.
Più staccato dal centro d’indagine, ma comunque necessario, il contributo di Marco Saraga che analizza antropologicamente i modi con cui le varie culture si sono accostate alla realtà onirica e al concetto di interpretazione dei sogni.
Conclude questa interessante proposta editoriale un’intervista a Robert Englund che dimostra anche qui lo spirito e l’intelligenza che lo rendono uno degli attori più interessanti e sottostimati del panorama cinematografico non solo horror.


Autore: AA. VV.
Titolo: Freddy Krueger - Il Mito
Editore: Universitalia
Collana: Horror Project
Dati: 148 pp, brossura
Anno: 2013
Prezzo: 12,90 €
Isbn: 978-88-6507-456-5
webinfo: Scheda libro sul sito Universitalia


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