Germania/Israele. Immagini da una memoria divisa in due

Germania/Israele giunge dopo un altro interessante volume, sempre a firma di Claudio Gaetani, dal titolo Il Cinema e la Shoah.
In quelle pagine lo scrittore originario di Macerata tentava, in meno spazio, di compiere una ricognizione del rapporto tra cinema mondiale e genocidio degli ebrei, isolando nel magma delle pellicole dedicate all’argomento due diverse anime: una europea, dominata dal peso di una storia troppo vicina sia storicamente che geograficamente, ed un’altra americana pervasa, invece, dal complesso di colpa determinato dal mancato o troppo tardivo intervento statunitense nel conflitto.
In entrambi i casi il cinema, realtà voyeuristica per natura, doveva confrontarsi con la sua capacità di portare testimonianza senza poter mai essere direttamente sulle cose, con il suo essere sguardo sul ricordo e anelito alla Memoria.
La distinzione tra mondo europeo e mondo americano, lo ammette lo stesso autore nelle prime pagine di Germania/Israele, è più “comoda” che reale. Se è vero, in effetti, che non è difficile individuare una certa coesione degli Studios nel ricordare, per così dire, a corrente alternata l’orrore della Shoah, non si può, dall’altra parte, fare di tutta l’erba europea un unico fascio dal momento che diversi furono, ieri, i gradi di coinvolgimento dei paesi nello sterminio e diverse sono, oggi, le reticenze nel rinnovarne il ricordo. A questa situazione va poi ad aggiungersi l’aggravante della disparità dei meccanismi produttivi che negli Stati Uniti sono squilibrati verso una dinamica commerciale mentre in Europa sono viziati dalla concezione (oggi più in crisi) del cinema d’Autore.
Diverso il caso delle cinematografie tedesche e israeliane che, per ovvi motivi, si confrontano con la Memoria con un’urgenza etica e un bisogno di assoluta chiarezza ideologica imparagonabili alla più stinta linea grigia (spesso più ambigua e terrorizzante proprio per questo) del resto del mondo.
Vittime e carnefici non possono ricordare il delitto allo stesso modo e anche se i tedeschi non sono più gli stessi del Reich e gli israeliani hanno poco a che spartire coi sopravvissuti ai campi di sterminio, entrambi mantengono con le proprie radici un rapporto peculiare che vale la pena investigare a fondo.
Claudio Gaetani ci pare del tutto consapevole del fatto che una storia della Memoria (giustamente divisa in due, ci informa l’azzeccatissimo sottotitolo) di questa fatta non può limitarsi alla sola analisi delle pellicole che hanno fatto della Shoah il loro tema portante, ma che bisogna inerpicarsi nella difficile storiografia dell’accoglienza da parte del pubblico di quelle stesse pellicole, della loro capacità di aprire un dibattito e della qualità e portata dello stesso.
La sua analisi, intrigante ed importante, muove su più fronti contemporaneamente, nel tentativo di restituire un credibile e quanto più possibile compiuto quadro storico sul cui sfondo possono muoversi, ineludibili, giganteschi gli interrogativi etici e morali che una realtà come la Shoah si porta dietro.
Da questo punto di vista il risultato è notevole per più di un motivo.
Intanto perché isola con grande perizia un tema che, già presente ne Il cinema e la Shoah ha bisogno, oggi più che mai, di assumere una precisa consapevolezza critica: il lento, inesorabile affermarsi di un nuovo genere cinematografico (il cinema olocaustico) che trova proprio nel suo diventare oggetto di parodia o nella sua capacità di ibridazione con altri generi (si pensi al tanto discusso Bastardi senza gloria di Tarantino) la prova tangibile della sua definitiva affermazione e interiorizzazione da parte del pubblico.
Una dimostrazione per così dire "a prescindere" visto che tanto il cinema tedesco (più legato alla dimensione didattica di chi deve spiegare la Storia alle nuove generazioni cercando al tempo stesso di non suscitare rifiuto istintivo in chi deve confrontarsi con le colpe dei padri) quanto quello israeliano (più bisognoso all’inizio di gettarsi alle spalle tanto il passato quanto l’immagine dell’ebreo vittima sacrificale che avanza a testa china verso il macello) tendono a tenersi lontani da questa omologazione dell’immaginario.
Uno dei grandi meriti di questo libro sta nell’aver ricostruito la carriera artistica del produttore tedesco (ma di origini ebree) Artur Brauner che, nel corso della sua carriera non solo fu l’unica voce a rompere il silenzio adenaueriano sulle colpe delle nazioni, ma fu anche consapevole fautore di un progetto memoriale che attraversa l’intera storia del cinema tedesco post bellico. A questo pioniere isolato che ebbe il merito non solo di realizzare prima di Wajda un film assai meno consolatorio sul dottor Korkzac e di aver avviato, ben prima di Spielberg, un progetto poi naufragato su Oskar Schindler, Gaetani dedica gran parte del libro.
Il saggista, affascinato dall’unicità del personaggio, dalla caparbietà con cui ha voluto fare Memoria proprio nel cuore di quella nazione che concepì tanto orrore, cade quasi nella tentazione di perdere la bussola del progetto finendo quasi nei lidi dell’agiografia.
Per nostra fortuna il pericolo è evitato anche se permane l’impressione che il volume risulti poi squilibrato sulla parte tedesca che finisce per apparire assai più monolitica di quanto non sia in realtà.
La sensazione è, quindi, che forse la parte isrealiana, così contraddittoria nel suo bisogno di ricordare e, al tempo stesso, di rifondare miti eroici anche nel racconto della Shoah rischiando, con questo, come afferma l’autore, di cancellare i sommersi una seconda volta, risulti più debole, meno interessante, eccessivamente corta, anche se mai tirata via.
Ma il vero problema, forse, non è del disegno cercato dal saggista. Il vero problema è che il cinema israeliano, pur tra film spesso splendidi, non ha avuto mai un suo Artur Brauner e, quindi, un altrettanto utopico progetto.
QUI la recensione di Close Up del libro Ebraismo e cinema
QUI la recensione di Close Up del libro Naziskino, ebrei ed altri erranti
Autore: Claudio Gaetani
Titolo: Germania/Israele. Immagini da una memoria divisa in due
Editore: Le Mani
Dati: 224 pp, brossura, inserto con foto a colori
Anno: 2013
Prezzo: 18,00 €
Isbn: 978-88-8012-626-3
webinfo: Scheda libro sul sito Le Mani
