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Giffoni Experience ‘09: Masterclass

Pubblicato il 3 agosto 2009 da Mario Bove


Giffoni Experience ‘09: Masterclass

Una delle novità più attese dal direttore artistico del festival, Claudio Gubitosi, è stato il workshop Masterclass, un laboratorio di cortometraggi con 80 ragazzi di età compresa fra i 18 ed i 22 anni che dal 17 al 25 luglio ha raccolto i migliori giurati promossi nelle scorse edizioni del Giffoni Film Festival. Durante una sua breve incursione, il direttore ha rivolto alla classe un forte incoraggiamento: “voi siete quelli che meglio incarnano lo spirito della manifestazione, quelli che meglio possono comprendere lo scopo del festival; e, per chi di voi vorrà proseguire in tale direzione, le porte del Giffoni saranno sempre aperte”. E’ stato proprio per non perdere un patrimonio così ricco di esperienze, vitalità e capacità creativa, che questi ragazzi sono stati “richiamati alle armi“ e messi insieme. Un’occasione per approfondire quei temi per i quali si sono dimostrati nel tempo più che semplici appassionati. Non è un caso che fra loro ci siano studenti di recitazione, regia, scrittura drammaturgica, cinema e critica, testimonianza che questo mondo ha impresso in loro un segno indelebile anche grazie all’esperienza nel festival.

Altro aspetto particolare che accomuna Masterclass alle giurie della kermesse del cinema per ragazzi è che le amicizie nate qui si sono rinsaldate negli anni tanto che per molti di loro è stata come una rimpatriata fra vecchi compagni di scuola. La stessa impressione l’hanno avuta anche i coordinatori della sezione, Manlio K e Luca Apolito, rispettivamente il vice direttore artistico ed il responsabile Ufficio Produzioni, da anni presentatori del Giffoni Film Festival che “hanno visto crescere i loro giurati”. Lungo un percorso di dieci incontri, i Masterclass hanno potuto ascoltare direttamente le testimonianze degli "addetti ai lavori“, sottoponendoli sia a domande tecniche che a semplici curiosità da fan.

17 luglio

Il primo giorno si è entrati subito nel vivo dei lavori dopo una breve presentazione del progetto, formando sei gruppi con l’incarico di realizzare altrettanti corti entro la serata finale. Con un fugace saluto, l’attrice Eva Mendez è venuta ad inaugurare la serie di incontri, seguita nel pomeriggio da David Warren, registra di numerose puntate della serie tv Disperate Housewives, e dall’attore di fiction italiane Yari Gugliucci. L’atmosfera è stata da subito rilassata, cosa che ha messo a proprio agio sia i giovani studenti che gli ospiti. Sul tema della serialità televisiva, si è potuto mettere a confronto i modi di produzione, oltre che i contenuti, che distinguono profondamente l’Italia dagli Stadi Uniti. In quest’ultimo paese, secondo Warren, la marcia in più è data dal carattere industriale del settore, cosa che in Italia invece non riesce ad imporsi.

18 luglio

Secondo appuntamento con tre ospiti, Valentina Leotta, sceneggiatrice de Il caso dell’infedele Klara di Faenza, nonché esperta di cortometraggi, Baz Luhrman, regista di Romeo + Giulietta e Moulin Rouge, e Diego De Silva, scrittore e autore del libro Certi Bambini dal quale i fratelli Frazzi hanno tratto l’omonimo film. Spazio dunque a domande più mirate sui mestieri della settima arte dalla sceneggiatura alla regia, senza dimenticare il rapporto fra immagini e colonna sonora, in riferimento al quale Luhrman ha spiegato la sua ricetta “i dialoghi non sono una parte così importante come si pensa”. Secondo il regista statunitense infatti, al posto delle parole degli interpreti spesso è possibile inserire una musica che comunichi molto più direttamente l’emotività alle base delle loro intenzioni. De Silva ha invece illustrato il suo concetto di scrittura “spreco del tempo”, un’anarchia che restituisce senso ad una vita che la società spinge verso un’organizzazione rigida e razionale. Secondo l’autore napoletano, si scrive per due ragioni: nascondere e mistificare un evento, oppure descriverlo ed esorcizzarlo.

19 luglio

Vincenzo Cerami e Luigi Lo Cascio sono stati i protagonisti degli appuntamenti del terzo giorno. I sei gruppi, già al lavoro sulla scrittura dei loro corti, hanno potuto confrontarsi con il maestro Cerami, autore di alcune fra le più belle sceneggiature di Benigni, una coppia che, a quanto ha detto lo stesso scrittore, è necessario che si scinda perché “Roberto ha bisogno di qualcuno che gli crei dei problemi più che glieli risolva…”. Poi velocemente sui consigli su come costruire una storia che Cerami, parlando fra un aneddoto ed una vera e propria lezione, usa basare sul conflitto perché "per raccontare la felicità è necessario passare attraverso la tensione", la mancanza che causa infelicità ma che, contemporaneamente, fa scattare quella molla verso l’azione. Una “sceneggiatura in fondo, è simile alla vita dell’uomo - ha poi aggiunto - sospesa fra i conflitti e le risoluzioni. Deve evocare la complessità dei personaggi e della vita stessa per essere credibile”. Seguendo, ancora digressioni sull’essenza del comico, della gag “una rottura linguistica”, e sul modo di montare una storia affinché non sia una sequenza di spezzoni slegati. Cerami si è intrattenuto con un buon gruppo dei Masterclass anche dopo la “lezione”, dando alcuni piccoli ragguagli sulle loro sceneggiature. Nel pomeriggio, Lo Cascio, abitudinario nelle sue visite con gli studenti di Salerno, ha dato l’ennesima prova della sua genuina passione per la professione dellattore, mettendosi a parlare dei suoi trascorsi fra teatro e cinema, utilizzandoli come spunto per offrire un confronto fra i due metodi d’espressione, chi interpreta e chi dirige.

20 luglio

La mattinata è stata dedicata al duo hollywoodiano Watts-Schrieber, presentatosi per un breve ma intenso scambio di battute, durante il quale anche il direttore Gubitosi ha fatto il suo ingresso. Le star americane hanno rapidamente detto la loro in merito ai ruoli di attore e regista, e la loro spontanea semplicità è piaciuta molto ai ragazzi presenti nella sala. Davide Ferrario, critico nonché regista fra gli altri di Tutti giù per terra, Dopo Mezzanotte e di documentari come La strada di Levi, ha incentrato molto il suo discorso sulla creatività e sull’utilizzo poco convenzionale del linguaggio cinematografico che ha adottato nelle sue opere. Sul mestiere del direttore “Il regista è un po’ come il capitano di una nave – ha spiegato- lui guida, prendendosi la responsabilità della rotta, ma gli altri devono obbedire”. Di primaria importanza secondo Ferrario è il montaggio delle immagini: “le scene ‘madre’ sono importanti ma ancor di più lo è il montaggio – ha chiarito - perchè è quello a dar senso alla storia. Lo stile deve essere funzionale al racconto anche se, come si vede spesso, l’estetica sostituisce i contenuti…”. Ultime dritte anche sul rapporto fra regia e sceneggiatura poiché “la scrittura non può esaurire tutto ciò che verrà poi visto. Molto deve essere lasciato alla visionarietà del regista”. Non a caso, Manlio K, moderatore dell’incontro, ha portato l’esempio di Wong Kar Wai, uno dei mostri sacri della cinematografia mondiale, che gira i suoi film con una sceneggiatura ridotta all’osso. “Ma – ha precisato Ferrario – bisogna essere dei Kar Wai per poterselo permettere… ”.

Piccola nota politica: mentre davanti a Montecitorio si consumava la protesta del mondo dello spettacolo contro il tagli al Fondo Unico dello Spettacolo, il direttore Gubitosi ed il gruppo Masterclass hanno sottoscritto una nota ufficiale di condanna nei confronti del provvedimento governativo che mina il settore della cultura lì dove si produce. Il dispaccio di stampa, di cui è stata data comunicazione proprio durante l’incontro con Ferrario, è stato accolto con un lungo applauso dai ragazzi del workshop ed ha espresso la vicinanza del Giffoni Experience “alla protesta contro i tagli al Fondo Unico per lo Spettacolo annunciati dalla Finanziaria che – come recita il comunicato - rappresentano un grave problema per molte realtà produttive. La cultura e lo spettacolo – si prosegue - costituiscono un indotto che incide significativamente sull’economia del Paese e non bisogna dimenticare come migliaia di lavoratori contribuiscono a rendere grande il mondo dello spettacolo in Italia…”.

21 luglio

Filippo Timi è stato uno dei personaggi più spassosi e poeticamente pazzi dell’intera rassegna. Ha scherzato, insegnato, domandato; è stato istrione e introverso, funambolo della parola, celebrità e ragazzo comune al pari dei suoi interlocutori. Sempre sul filo della follia (“istinto creativo” per Timi), quasi autocompiaciuta, l’attore ha dichiarato il suo amore per tre illustri artisti “Francis Bacon, Demetrio Stratos e Carmelo Bene”, tre fra i massimi esponenti di pittura, canto e recitazione, tutti sopra le righe e fuori da ogni schema.

22 luglio

Il fumetto è stato protagonista del sesto pomeriggio con la presenza di Milo Manara, autore di alcuni dei disegni più sensuali del nostro panorama, e di Claudio Curci, patron del Napoli Comicon, rassegna dedicata ai fumetti nel capoluogo partenopeo. All’erotismo, alla sua espressione ed al posto in cui si inserisce a fatica il fumetto fra gli altri mezzi d’espressione nel nostro paese, è stato dedicato la maggior parte del tempo. Secondo Manara, il fumetto risente del pregiudizio di coloro che vogliono valutarlo con gli strumenti di interpretazione delle arti visive pure, mentre il carattere principale di questo medium è quello di essere una narrazione per immagini. Quanto alla sensualità, sono il viso e gli occhi il tramite principale attraverso cui esprimerla, prima ancora che attraverso il nudo secondo il maestro bolzanese.

23 luglio

“A morte la critica! Viva la critica!” è stato il titolo battagliero riservato per la lezione con Valerio Caprara. Il critico cinematografico, noto al pubblico per le sue ultime ospitate a Cinematografo, trasmissione notturna di Marzullo, ha parlato a lungo del suo percorso professionale, di come sia stato baciato dalla fortuna trovandosi al momento giusto nel posto giusto. In una stagione di evoluzione del cinema italiano, si trovò infatti immerso in un fermento che portava le riviste specializzate ad aprirsi alle nuove tendenze della cinematografia nostrana. “Fare critica su un quotidiano e, contemporaneamente, proseguire con la carriera universitaria – ha ammesso con malcelato compiacimento - è stata la mia fortuna, ma anche la mia dannazione: per i giornalisti ero un saccente professore, per i professori un ‘volgare’ giornalista…”.

24 luglio

Rapidamente, troppo secondo i ragazzi, si è arrivati all’ultima giornata della Masterclass. Mentre la lavorazione dei corti procedeva nervosamente verso la fine, arrivano le prime sorprese di cui Manlio K si è fatto latore in veste di vice direttore. E’ stato annunciato ai giovani cortometrisi che l’esperienza di quest’anno, un esperimento pienamente riuscito, verrà ripetuto e potenziato negli anni a venire. In più, Masterclass si trasformerà in un corso triennale, per cui tutti i presenti verranno invitati nuovamente per le prossime due edizioni, accanto ai nuovi giurati selezionati. Inutile dire che la notizia ha suscitato una genuina esplosione di felicità fra i presenti, amplificata ancor più dal fatto che il progetto vedrà Timi, Salvatores e Luhrman coinvolti come docenti.

Smaltita poco a poco la sbornia di buone nuove, la classe ha incontrato Sergio Castellitto, l’ultima celebrità del Giffoni Experience 2009. Le prime battute l’attore romano le ha riservate alla tv “la recitazione è artigianato: bisogna studiare molto per far sì che diventi il proprio mestiere. E’ questo il danno maggiore che la TV ha inflitto a questa generazione: far credere che la spontaneità fosse un pregio…”. Poi ancora digressioni sul confronto fra cinema e teatro dal punto di vista dell’attore. Castellitto, nato a teatro, dalle assi del palcoscenico ha tratto la sua professionalità che, al cinema, ha imparato solo a rendere più sobria e meno sopra le righe. Sul cinema di cassetta nessun preconcetto “capita di trovare film d’autore noiosissimi e insopportabili – ha spiegato - come capita di voler vedere film che non rientrano propriamente nei tuoi gusti. Addirittura in Italia – ha poi aggiunto -, per molto tempo c’è stata una fortissima discriminazione dei film che avessero avuto un forte successo: quest’ultimo era visto come qualcosa di popolare e, in quanto tale, lontano dalla ‘vera cultura’. Sotto questo aspetto – ha affermato con certezza -, dobbiamo ringraziare gli Americani, che ci hanno insegnato a non vergognarci del successo”.

25 luglio

La serata di premiazione è stata l’occasione per tutto il pubblico dell’arena Sordi di osservare il prodotto del lavoro dei sei gruppi: sei cortometraggi sui tabù, tutti della durata di 2 minuti e realizzati dalle troupe interne al GEx. Evocativi, languidi, alcuni ingenui e scarni, altri curati con passione maniacale, i filmati brevi hanno strappato numerosi applausi ed ancora più hanno convinto la direzione della giustezza dell’idea alla base di Masterclass. Alla fine della manifestazione, le impressioni dei protagonisti sono state piene di entusiasmo. Il senso di appartenenza alla Giffoni Experience, già maturato con la presenza nelle giurie, si è venuto a radicare ancora più fortemente, sentendosi centro di un progetto creato appositamente per loro. Pienamente soddisfatti dalla natura colloquiale degli incontri e consapevoli del fatto che queste non sarebbero state delle vere e proprie lezioni tecniche, i “prescelti” hanno promosso a pieni voti l’iniziativa.

Fra le curiosità della sezione, un diario online tenuto dai ragazzi d’oro della Masterclass che ha brevemente sintetizzato le tappe delle giornate che hanno visto i giovani filmaker all’opera.

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