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Glossario TV: F-J

Pubblicato il 18 giugno 2004 da Alessandro Izzi


Glossario TV: F-J

F: Fede (Emilio) (filos.) Sul principiare del ventunesimo secolo cominciò ad affacciarsi sulla scena del pensiero filosofico/politico un interessante sillogismo imperfetto che recitava: 1) Emilio Fede, direttore del TG di Rete 4, esiste 2) Rete 4 non ha i diritti legali per trasmettere su una frequenza nazionale 3) Emilio Fede non ha i diritti legali di esistere. Sfuggono francamente i motivi di questo sillogismo che resta imperfetto perché non sussiste un principio di identità logica tra i tre termini del discorso. Non si riesce, infatti, a capire, per quale motivo il mitico direttore del telegiornale di rete 4 (fenomeno mediatico paragonabile per impatto visivo alle Signorine Buonasera e all’Allegria esclamato da Mike Bongiorno) non debba esistere affatto. E ciò può, forse, dipendere dal fatto che, nel corso della sua lunga carriera, il buon Fede fu capace di far sfuggire al proprio pubblico la reale portata e il significato più profondo della sua persistenza sullo schermo. Al pubblico, infatti, risultava, in fondo, simpatico il suo scodinzolare frenetico ogni volta che compariva una foto di Berlusconi o che partiva la musica dell’inno di Forza Italia. E l’unica cosa che veniva in mente di fronte a queste dimostrazioni di spontaneo affetto poteva essere al massimo il portargli un bell’osso.

G: Gerry (Giochi) Prezzemolo in ogni minestra, Gerry Scotti (da non confondersi con Jerry il topo) è una delle figure più ripetitivamente presenti della storia della televisione recente. Erede dell’invidiabile tradizione di Mike Bongiorno, il conduttore noto anche per gli spot per una nota marca di riso, è l’estrema propaggine di un modo tutto ludico di concepire la televisione. Attraverso una serie di trasmissioni in cui si fa sempre circondare da un nutrito gruppo di mondine... pardon letterine, Gerry Scotti è senz’altro una delle icone necessarie della storia della TV. Caratterizzato da un’invidiabile dose di auto ironia che gli permette di scherzare sul suo stesso aspetto fisico ottenendo sempre un riso plaudente (sarà anche per le sue frequentazioni con l’alimento pubblicizzato), Gerry risulta ancor più divertente nei momenti in cui involontariamente fa immense battute di spirito come quando afferma, in tutta convinzione, che le sue trasmissioni sono taciti inviti a 1) leggere nuovi libri 2) andare a teatro a vedere cose di qualità (spesso pubblicizza spettacoli di cabaret) 3) andare al cinema a vedere opere d’autore (soprattutto quando ha come ospiti i Fichi d’India) 4) a concepire lo studio come possibile strumento per fare soldi (di qui l’aumento delle iscrizioni alle università per i corsi di sanscrito e filologia romanza). Ma il massimo dell’ilarità viene raggiunto quando, un giorno si e l’altro pure, salito in cattedra mentre la macchina da presa lo stringe in un ampio primo piano, riesce a trovare la serietà necessaria per affermare che, grazie alle sue trasmissioni, gli italiani imparano davvero qualcosa di nuovo (tipo qualche significato ormai fuori dall’uso della parola “molce”).

H: Happy days (Teatro) Signore e signori il decalogo è questo: 1) per quasi un’ora non succede assolutamente nulla 2) il nulla si esprime attraverso due personaggi soltanto 3) dei due personaggi solo uno parla 4) quello che il personaggio dice è per lo più incomprensibile 5) le parole sono ciclicamente ripetitive anche se si ha l’impressione che ci sia un generale senso di deterioramento 6) il personaggio principale è ricoperto fin quasi al collo di metaforici escrementi 7) i silenzi si moltiplicano 8) lo spettatore sperimenta un sempre maggiore senso di disagio 9) tutto si fa attesa di qualcosa 10) all’esterno una folla plaude Sembrerebbe la trama del capolavoro di Becket (anche se il numero 10 viene più da Finale di partita), in realtà sono solo gli ultimi trenta minuti della passata edizione del Grande Fratello. Quando si dice: quanto è breve la distanza che separa il sublime dall’immondizia!

PS: Gli happy days sono solo quelli in cui si poteva ancora vedere un po’ di teatro in televisione

I: Intelligenza (Storia) Esiliata dai palinsesti televisivi già sul finire degli anni ’90 del secolo scorso, l’intelligenza sembra, come il Dalai Lama, tutt’ora incapace di trovare un qualche tipo di ricovero più o meno permanente ove riposare le sue stanche membra. Alcuni storici nostalgici vedono avvisaglie del disegno di legge che ha, di fatto, bandito l’intelligenza dalla televisione già nel sorgere delle prime reti commerciali e locali e, quindi, nell’alba della libera concorrenza tra vari palinsesti. Altri commentatori più politicamente faziosi, ravvisano nella graduale salita al potere di Berlusconi i sintomi del contemporaneo esilio della virtù magnificata dai poeti che ha raggiunto vertici incredibili proprio nel periodo della vittoria di Forza Italia alle elezioni. In verità sintomi della dipartita del ben dell’intelletto sono ravvisabili sin dalle primissime trasmissioni didattiche della RAI e nei mercatini di Porto Bello, ma se non altro, in queste trasmissioni, non difettava ancora quel rado Buon gusto poi perito in circostanze misteriose. Indagini in questo senso non hanno ancora portato alla soluzione di uno dei gialli più intricati della nostra storia recente.

J: Jesus (Relig.) La domanda che un po’ tutti si pongono è la seguente: se Gesù fosse nato oggi avrebbe utilizzato la televisione come mezzo per far arrivare a tutti la sua predicazione? O non l’avrebbe piuttosto considerata come una sorta di versione aggiornata del tempio di Gerusalemme affollato di mercanti? Se consideriamo il numero spropositato di televendite e di programmi di intrattenimento verrebbe facile pensare che sia esatta la seconda ipotesi. Ve lo immaginate Gesù che moltiplica pani e pesci dietro lo sguardo ammirato di Mengacci che prepara le pentole per la sua ultima ricetta? Ve la figurate la lavanda dei piedi fatta con le perline blu della nuova marca di detersivo? Riuscite a vedere con la mente il lungo discorso delle beatitudini interrotto dai consigli per gli acquisti? Qualcuno in verità ci ha parlato di tagli fiscali e di ultimi che saranno i primi, preannunciando miracoli, ma credo mentisse spudoratamente. E sicuramente non era il Messia. Di fronte a questa cloaca mercantizia, la cattiva coscienza degli italiani (che, ci dice la TV, sono composti in egual misura di santi bigotti e barzelletieri) ha avuto bisogno di ripulirsi gli occhi con tanta televisione devozionale. Ed ecco allora spuntare dal nulla fiction TV edificanti come Jesus, Tommaso, Maria Maddalena, Maria figlia di suo figlio, Il Papa buono ecc. Santini da vendere nel bel mezzo del tempio. Reliquie di santi cacciamalocchio per allietare la serata e dare spazio ad un po’ di sani e redditizi spot.

[giugno 2004]


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