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Grazie per aver viaggiato con noi

Pubblicato il 15 luglio 2013 da Alessandro Izzi


Grazie per aver viaggiato con noi

Grazie per aver viaggiato con noi non racconta, paradossalmente, la fine di un cammino, ma il suo inizio. Per farlo, però, deve prima passare per l’esperienza del vicolo cieco, della strada senza uscita, del fossato che precipita il sentiero sin lì percorso in un fatidico salto nel vuoto.

Giorgio Severini, protagonista del romanzo d’esordio di Fausto Romano, è un medico affermato. Da piccolo, in verità, avrebbe voluto fare il venditore di granite sulle spiagge d’estate, ma la volontà di non deludere i genitori lo ha portato sui binari di una scelta lavorativa più obbligata.
Per professione, Giorgio incontra molte persone, ma non ne conosce neanche una. Ha problemi persino con la moglie con cui non hai mai parlato per davvero. Questo modo di vivere non gli piace, ma non ne sa uscire perché il malessere gli prude sulla punta delle dita senza mai trasformarsi in un’azione coerente e volontaria.
I problemi con se stesso si riflettono nel suo rapporto con l’altro, sempre carente, sempre debole, sempre incerto e bisognoso di intermediari. Anche quando va a tenere conferenza coi più grandi luminari della scienza medica, ha bisogno del ponte asettico delle traduttrici e non appena si prova a superare la distanza di sicurezza delle traduzioni simultanee ecco che incappa nell’incomprensione, nel misunderstanding o, più semplicemente in una di quelle figuracce che ti restano addosso per tutta la vita trasformandoti in materiale buono per le barzellette.
I problemi di comunicazione continuano pure col cellulare che non capisce i suoi comandi vocali e che - non bastasse - è pure scarico come la sua voglia di continuare la sua vita sempre uguale.

Pur viaggiando, la sua coscienza non esce mai dallo spazio neutro della sala d’attesa degli aeroporti. Quel che vede dei posti che visita si esaurisce nelle vedute ritratte su quelle cartoline che i turisti comprano all’ultimo minuto per spedirle poco prima di imbarcarsi per il volo di ritorno.
Il viaggio è stato per lui, fino a questo punto un movimento che non porta da nessuna parte: non un’esperienza eterocentrata, ma una chiusura nella prigione delle proprie abitudini e della vita che gli altri hanno saputo costruirci intorno.
Triste condanna: chi è turista del mondo, è turista anche della sua stessa vita. E tutta la sua esistenza è la condanna del vedersi vivere sentendo nella melodia del mondo una nota perennemente stonata.

Poi la situazione precipita e il salto nel vuoto è, come da copione, senza paracadute.
Arrivato all’aeroporto di Parigi in uno scalo tra una sala d’attesa e l’altra, Giorgio non trova più il suo bagaglio. Con esso vanno perduti il caricabatteria del telefonino (cioè: la capacità di comunicare), i documenti (quindi l’identità), la memoria. E a fronte di un mondo neanche ostile, ma freddo nella sua anonimia, anche Giorgio comincia a sentirsi anonimo a se stesso. Lo spazio concentrazionario della sala d’attesa diventa specchio scomodo nel quale l’uomo vede riflessa la sua immagine in tutta la sua goffaggine, in tutte le sue incertezze, in tutti i suoi tic. E Fausto Romano è abile nel cogliere, nel profluvio inarrestabile di un flusso di coscienza divertito ed epifanico, il non-senso di una vita consumata per ingannare il tempo, come le parole crociate scribacchiate in attesa che il treno arrivi in stazione. Frattanto l’impressione che di treni ne siano passati, e anche tanti, fa cadere ad una ad un’una tutte le vecchie maschere che Giorgio aveva indossato per quieto vivere e senza troppa convinzione. L’effetto domino è buffo e mortalmente serio come si addice al fondo pirandelliano di un personaggio che capisce che la vita è un gioco di ruolo che ci incatena a convenzioni ed abitudini che sembravano pantofole ed erano, invece, gabbie.

Niente di nuovo sotto al sole di un romanzo che flirta coi temi della libertà e dell’identità, salvo il fatto che l’originalità è qui questione di stile e che Grazie per aver viaggiato con noi, prima di essere romanzo filosofico, è l’epopea tragicomica di un personaggio la cui «inettitudine» è profondamente contemporanea e inaspettatamente attuale. Sicché, pur se paiono messe in bella fila tutte le tappe salienti del classico romanzo di crisi per tempi di crisi, non si ha l’impressione di essere davanti ad un romanzo «in linea con» o piattamente derivativo. Anzi, l’ironia sottesa ad ogni pagina ribalta ad ogni passo la tragedia possibile in sorriso divertito perché, pare dirci l’autore, il bicchiere, mezzo pieno o mezzo vuoto che sia, sta lì prima di tutto a ricordarci che dipende da noi il vuotarlo, infine, in un sorso assetato di vita finalmente vera.

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Autore: Fausto Romano
Titolo: Grazie per aver viaggiato con noi
Editore: Lupo Editore
Dati: 144 pp, brossura con alette
Anno: 2013
Prezzo: 12,00 €
Isbn: 978-88-6667-091-9
webinfo: Scheda libro sul sito dell’editore


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