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Hunters (Stagione 1) - Teste di Serie

Pubblicato il 11 marzo 2020 da Stefano Colagiovanni
VOTO:


Hunters (Stagione 1) - Teste di Serie

«Pensavate che la guerra fosse finita?»
Senatore Biff Simpson

IL LUPO E IL CACCIATORE

I nazisti sono tra noi e sono molti e annidati nei piani più alti del governo americano. Hunters, la nuova e roboante serie targata Amazon Prime Video, ideata da David Weil - e prodotta, tra gli altri, da Jordan Peele - si sviluppa da un assunto che non ha nulla di nuovo da svelare ai telespettatori ormai smaliziati da questo tipo di trame più e più volte proposte. E di cliché del caso ce ne sono di ogni sorta: dal supergruppo segreto di cacciatori di ex-gerarchi, chirurghi della morte e assassini in divisa da Reich, composto da una suora più tosta di un bulldozer, da un soldato che non teme alcun confronto, da un attore semi-fallito dai toni affabulatori e col vizietto dell’inganno, da una ladra ex-membro delle Pantere Nere, da una coppia di adorabili coniugi che sembrano innocui, ma tutto sono tranne che indifesi e sprovveduti; tutti loro, i cacciatori, guidati dal riccone filantropo con troppi scheletri nell’armadio, che risponde al nome di Meyer Offerman (interpretato da un Al Pacino più imbolsito e gigioneggiante, che spavaldo e solito mattatore), a cui si affianca il giovane protagonista della storia, ovvero Jonah (Logan Lerman, gradita sorpresa), a cui uccidono la nonna con cui viveva e, per una serie di accadimenti più legati a esigenze di trama, che a una credibile sequenza casua-effetto, finisce con l’entrare a far parte della squadra, destinato a svelare tutto l’arcano intorno alla nuova, grande cospirazione nazista, senza lasciar da parte l’ambiguo tutore Meyer Offerman.

Con Hunters, riassumere la trama occorre eccome per far capire che il nuovo prodotto Amazon è nulla più che un grosso giocattolone che attinge a piene mani dalla cultura b-movies e seriale anni Ottanta, confezionato in maniera tuttavia impeccabile, a iniziare dalle patinate scenografie pastellate e da un registro caratteriale abbinato alla perfezione a ogni personaggio in gioco, seppure non presenti alcuna interessante variante del caso.

Il maggior pregio della prima stagione di Hunters coincide con la volonterietà dello show di non prendersi poi molto sul serio: ciò si evince dai diversi stacchi di plot, in cui gli avvenimenti, messi a confronto con le graduali scoperte del super gruppo di cacciatori, vengono presentati e, a volte, rispiegati in maniera farsesca e volutamente caricaturale; sono questi lucidi e ponderati momenti, che trattano con efficiente brillantezza le trite tematiche di un prodotto che, già dai primissimi episodi lascia intravedere pertugi inesplorati, per poi rivelarsi l’ennesima canzonatura che nulla a da dire in merito.

A iniziare dai numerosi flashback in cui lo spettatore viene ricacciato indietro nei campi di concentramento, che risultano efficaci solo nei momenti più crudi, ma spesso si dissolvono nella memoria, con la sensazione di essere stati inseriti solo per creare un “effetto suspense” grossolano e poco incisivo; così come lo show nulla ha da aggiungere alla delicata tematica della "questione ebraica", trattata fin troppo con irritante superficialità.

E fin qui, nulla di irreparabile: Hunters si dimostra, suo malgrado, una serie-blockbuster sfavillante, adatta per puro divertimento, solo a tratti coinvolgente; e così ogni episodio, soggetto a una poco dinamica scelta di ritmo, che spesso finisce col dilatare eccessivamente i tempi del racconto – effetto non adatto e fuori luogo per un prodotto di tale risma, che subisce sistematicamente il peso di un ritmo compassato -, finisce schiacciato, “sul più bello” sotto il peso di una scrittura forzatamente mirata alla ricerca di uno sconquassato colpo di scena finale. Ci si riferisce, ovviamente, al disvelamento della detection che tocca da vicino il loquace Meyer e suo nipote – ebbene si… - Jonah: la storiella dell’impossessamento dell’identità ai danni del vero Meyer da parte del lupo nazista non ha praticamente senso; perché un nazista, che per "legge naturale", odia ogni singolo ebreo, dovrebbe rubargli l’identità, inseguendo un amore impossibile che, tra l’altro, verrà quasi definitivamente accantonato nel futuro sviluppo della narrazione – di fatto il falso Meyer e Ruth, la nonna di Jonah, interpretata da Jeannie Berlin, si incontreranno nuovamente a distanza di trent’anni - per poi finire col non pentirsi di quanto di orrendo commesso, ma divenire il capo di una crociata votata a una straniante espiazione personale!?

Insomma, un passaggio di consegne annunciato, che impedisce ogni tentativo di empatia o agnizione; un tentativo scialbo di infondere un senso a una trama già ampiamente impantanata su standard rimasticati allo sfinimento. Stendendo, per giunta, un velo pietoso sulla ricomparsa finale di un Adolf Hitler incartapecorito e affiancato da una machiavellica – ma non troppo – Eva Braun (Lena Olin).

Ingabbiata in un contesto così flebile e svuotato di ogni tentativo di approfondire una questione che meriterebbe un livello ben più spigliato in fase di scrittura, Hunters perde ogni briciola di forza drammatica, sgretolandosi come cemento vecchio e scolorito.


(Hunters); genere: azione, storico, drammatico; showrunner: David Weil; stagioni: 1 (rinnovata); episodi prima stagione: 10; interpreti: Logan Lerman, Jerrika Hinton, Lena Olin, Saul Rubinek, Carol Kane, Josh Radnor, Greg Austin, Tiffany Boone, Louis Ozawa Changchien, Kate Mulvany, Dylan Baker, Al Pacino, Jeannie Berlin; produzione: Monkeypaw Productions, Sonar Entertainment; network: Amazon Prime Video (streaming, 21 febbraio 2020); origine: U.S.A., 2020; durata: 60’ per episodio; episodio cult prima stagione: 1x10 - Eilu v’Eilu (1x10 - Eilu v’Eilu)


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