I LIBRI DELLA CINETECA DI BOLOGNA

Jean A. Gili André Deed. Boireau, Cretinetti, Gribouille, Toribio, Foolshead, Lehman...Le Mani pp. 232, Euro 15, 00
Kevin Brownlow Alla ricerca di Charlie Chaplin Le Mani pp. 160+160, Euro 20.00, DVD
«Cinegrafie» n. 18 Le Mani pp. 416, Euro 17,00
Trattiamo insieme queste preziose pubblicazioni unicamente perché afferiscono tutte quante ad un’unica manifestazione ad un unico progetto editoriale. La manifestazione alla quale mi riferisco è “Il cinema ritrovato”, ormai classico appuntamento di metà anno, punto di incontro internazionale per visionare opere restaurate e per gli studi sul cinema del periodo muto e non solo. La manifestazione è promossa dalla Cineteca di Bologna che, e qui mi riferisco al progetto editoriale di cui sopra, assieme alla casa editrice ligure Le Mani, ha messo in piedi una serie di pubblicazioni col fine di aggiungere valore e testimoniare della mole critica e storica che il festival “muove”. Nell’ordine abbiamo quindi una pubblicazione su André Deed, attore francese, protagonista, sotto diversi nomi/maschere, del cinema comico europeo. «André Deed deve essere considerato nel suo ambito specifico e situato nel posto che gli compete, quello di un attore la cui fama ha conosciuto ben presto dimensioni internazionali. È conosciuto dal grande pubblico prima di Max Linder e dei burlesque americani. Certo, il suo nome differente in Francia e in Italia non ha consentito di fissare un personaggio che, come Charlot, avrebbe potuto acquisire un valore universale. I suoi diversi nomignoli, Boireau, Cretinetti, Gribouille, Toribio, Sanchez, Muller, Foolshead, lehman, ecc., sono nondimeno la prova di una capacità di toccare i pubblici più diversi, di divertire i latini e anglosassoni, di essere adatto agli spettatori del vecchio mondo come alle eccentriche folle americane.» Questa breve descrizione (quasi un epigrafe) di Jean A. Gili da il senso del lavoro svolto dall’autore su Deed, una lavoro di ricerca prima di tutto... ricerca di film e documenti per tracciare la storia di questo attore/regista che ha avuto un ruolo fondamentale nella storia del cinema, in particolare italiano e francese. Sì perché se di origine francese muove i suoi primi passi nella prestigiosa Pathè, è l’Itala Film di Giovanni Pastrone sita a Torino che nel 1908 scommette su di lui e lo porta nella capitale sabauda per tre anni. Tre anni che lanciano l’ex Boireau, ora Cretinetti (per l’Italia) e Gribouille (per la Francia), nel firmamento delle stelle, anzi forse la prima stella del cinema che muove le mosse (come il contemporaneo Max Linder) nella tradizione del burlesque. La carriera di Deed parte addirittura da Méliès si sposta come abbiamo detto in Italia per poi ritornare in Francia, vedette di prima grandezza (e strapagata) della Pathé. Durante la guerra (a cui partecipa) è ancora diviso tra Francia e Italia, qui (forse sotto la spinta di Pastrone e sotto la tutela di Segundo de Chomon che lo accompagna per molti film) tenta la strada del lungometraggio: «Dopo i 1120 metri (54 minuti di proiezione) di Cretinetti e gli stivali del brasiliano, Il documento umano è lungo 2016 metri (98 minuti) e L’uomo meccanico 1821 metri (88 minuti).» Di certo una vitalità originale: «André Deed - continua e puntualizza Gili - è il solo comico ad avere tentato quest’esperimento. Certo, nel 1911 Ferdinand Guillaume (Polidor) ha girato Pinocchio con la regia di Giulio Antamoro e, nel 1914, Marcel Fabre (Robinet) si è lasciato nel curioso progetto di Saturnino Farandola, ma, in entrambi i casi, si tratta di adattamenti di opere preesistenti. Niente di paragonabile con i film di Deed, realizzati a partire da soggetti originali». E non sono solo i lungometraggi che parlano di un Deed “autore” di cinema attento e all’avanguardia, sono anche le sperimentazioni visive (in questo caso, come avanza Gili, il nume tutelare fu Méliès) o quelle produttive come quelle, baciate dalla fortuna commerciale, del Cine-Teatro. La crisi del cinema italiano e francese, la crisi economica del dopoguerra e infine i mutati rapporti di forza nel cinema internazionale, relegano poco a poco Deed nell’anonimato fino alla sua morte avvenuta nel 1940. Il libro di Gili mette in campo una massa di documenti e fonti davvero sorprendente e rimette in discussione un’altra tranche importante della storia del cinema.
Il secondo volume (editato in originale, inglese, e con traduzione) si occupa di Chaplin ed è accompagnato da un DVD. Un’opera diversissima da quella di Gili eppure intensa come la prima. Se la biografia di Deed è un saggio storico corredato di documentati e basato sulla visione delle diverse fonti, questo Alla ricerca di Chaplin è invece un diario di viaggio, la storia di una ricerca e di una scoperta, scritto con taglio giornalistico: i due autori di un programma televisivo, Hollywood, che si imbattono nel di Charlie Chaplin. Inizia un viaggio fatto di visioni, scoperte, materiale inedito, guidati da Miss Ford detentrice dell’archivio Chaplin. Un viaggio talmente intrigante per gli autori che prosegue oltre la trasmissione per arrivare alla realizzazione di un altro documento televisivo, Unknown Chaplin (contenuto nel DVD). Dal 1977 (l’anno successivo morirà Chaplin) fino alla conclusione del lavoro. Tutto è documentato: lettere, incontri, interviste, le emozioni delle visioni... le visioni appunto, quel materiale mai visto che diventa il fulcro soprattutto di una esplorazione del Chaplin al lavoro, dietro e davanti la macchina da presa (regista e attore). Scritto quasi come un romanzo il libro è però ricco di dettagli, note e dcoumenti tale da avere valore anche storico e documentario.
E per finire il nuovo numero della rivista «Cinegrafie» che si sofferma sul cinema di guerra con interventi di Bernard Eisenschitz (Pieghe del tempo. “Se...”, primo inventario), Peter Van Bagh (Rapsodie del vero e del falso) e Franco la Polla (A New war needs a New Show. Il musical hollywoodiano durante la seconda guerra mondiale). Anche nel caso di Cinegrafie si è scelta l’edizione inglese e italiano che offre ovviamente un respiro internazionale agli studi storici di cui abbiamo reso conto. I libri di per se si segnalano per il loro valore scientifica, per l’accuratezza storica e per l’importanza critico/interpretativa... a maggior ragione bisogna dare merito ad una “avventura “ editoriale che Le mani, con il supporto della Cineteca di Bologna, riesce a portare avanti in un mercato così di nicchia e così asfittico, riuscendo a progettare testi importanti e realizzarli, anche se trattano di cinema delle origini o di personaggi ormai “desueti”.
