Il futuro in bilico [libro]
Quali cereali preferisci? Puffs o Frosties? Chi ha visto il film interattivo Black Mirror: Bandersnatch si è trovato davanti a tale quesito come prima domanda a cui rispondere per poter continuare a vedere il film e veicolare in tal modo la struttura e l’intreccio stesso della narrazione. Grazie al telecomando lo spettatore può così sentirsi in sala montaggio artefice e co-protagonista dell’evoluzione della storia e provare, come nei videogames, un senso di potere e controllo di e su un mondo di cui, fino a pochi istanti prima, ignorava completamente l’esistenza. Basta poco però per scoprire l’amara verità che si cela dietro questa ir-realtà e porsi la famigerata e poco enigmatica domanda: “ma siamo noi ad avere il controllo del telecomando o sono Loro che utilizzano le nostre scelte per condizionare e influenzare la nostra vita?” E soprattutto: “chi sono questi Loro?”
Se vi interessa approfondire questi argomenti e avere maggiori strumenti per poter analizzare temi di grande attualità, un testo molto interessante è Il futuro in bilico. Il mondo contemporaneo tra controllo, utopia e distopia, saggio edito da Meltemi e scritto da Elisabetta Di Minico. Il libro infatti riflette sulla distopia, ossia sul “luogo cattivo”, tanto nella finzione letteraria, fumettistica e cinematografica, quanto nei percorsi storici e socio-politici degli ultimi 150 anni. Attraverso lo studio di opere fondamentali come 1984, Il mondo nuovo, Fahrenheit 451, Kallocaina, Il racconto dell’ancella e V per Vendetta, il testo “sfrutta” la distopia e la fantascienza per svelare provocatoriamente i sistemi di violenza e controllo e i processi di manipolazione e repressione che caratterizzano la società contemporanea, sia in contesti totalitari/autoritari, sia in realtà democratiche.
Citando fin da subito nell’introduzione la sentenza orwelliana (“Chi controlla il passato controlla il futuro, chi controlla il presente controlla il passato”), Il futuro in bilico ci mette immediatamente in guardia e, partendo da lontano, ci racconta come celebri autori e scrittori ci hanno rivelato il futuro dietro cui però si nasconde nient’altro che l’analisi del nostro eterno presente. Su piani paralleli che si intrecciano, assistiamo così allo sviluppo del tema prima dell’utopia con Thomas Moore nel ‘500, e poi all’evoluzione/involuzione della distopia, termine coniato dall’economista John Stuart Mills nel 1868, che negli anni si è guadagnata sempre più spazio diventando un genere a sé e con sempre maggiore appeal anche ai danni della faccia “buona” della stessa medaglia quale è l’utopia.
Tutta questa rappresentazione diventa così un’infinita metafora universale e senza tempo in cui trovano però spazio temi quotidiani e circoscritti che toccano i desideri e le paure dell’uomo. E così negli anni anche la politica si appropria di questi orizzonti e cavalca, forse più istintivamente che consapevolmente, tali temi assoggettandoli ai propri fini. “La politica soffre di una “sindrome da utopia”: gli elettori sono facile preda di buoni sentimenti e retorica commovente, che promette tempi migliori, giustizia, sicurezza, concetti e ideali incontestabili dalla quasi totalità della popolazione. L’utopia, però, ormai lo sappiamo è “un non luogo”. Gli slogan adottati, che coinvolgono per risonanza e impatto emotivo, se analizzati meglio, risultano inconsistenti ed estremamente semplicistici. […] Ma la banalità e la vaghezza del significato invece di pregiudicare l’efficienza di slogan e frasi fatte, amplifica e favorisce la loro insinuazione nella mente collettiva della società. E il pubblico cede facilmente alle effimere lusinghe delle belle parole”.
Il passo dall’utopia promessa alla distopia diventa così molto breve. “Per conservarsi, le democrazie mascherano la realtà con quelle che Chomsky chiama “necessarie illusioni” e presentano una versione migliorata di se stesse e delle loro azioni, edulcorando i giochi e il desiderio di potere, le macchinazioni e le manipolazioni”. Si arriva poi così al passaggio successivo che fotografa in pieno la rappresentazione moderna, un passaggio fondamentale a cui Elisabetta Di Minico dedica un capitolo molto interessante, “Controllo e propaganda dalle parole alle immagini”, in cui si afferma come una società dominata dal medium, che sia tv, cinema, pubblicità o social media, viene costruita sull’unidimensionalità dell’uomo e sull’annullamento del pensiero critico, dialettico e del contraddittorio.
Sono questi gli scenari comuni in cui si formano e sviluppano le storie utopiche/distopiche, siano esse i grandi classici degli autori cult della Sci-fi o le più recenti narrazioni, film e serie tv. Scenari quasi sempre apocalittici e da cui difficilmente si può tornare indietro e che sprofondano in un abisso che spaventa, “tendenza immanente e traumatica di una realtà che ha paura di guardarsi allo specchio”.
Il futuro in bilico è un testo intenso e complesso, un saggio che sintetizza un importante aspetto socio-politico-economico dell’attualità ma soprattutto un manuale utile per una letteratura e narrazione sempre più in voga e ambita e che rischia di essere fin troppo profetica. Ma l’arte in quanto tale ha sempre una missione salvifica, per cui “l’utopia può diventare distopia, ne abbiamo le prove. Ma le azioni di un popolo davvero consapevole di essere responsabile del presente e del futuro potrebbero però dimostrare che è vero anche il contrario”.
Autore: Elisabetta Di Minico
Titolo: Il futuro in bilico. Il mondo contemporaneo tra controllo, utopia e distopia
Editore: Meltemi
Dati: 422 pp. bn, brossurato
Anno: 2018
Prezzo: 28,00 €
Isbn: 9788883538384
webinfo: [Scheda libro sul sito Meltemi> http://www.meltemieditore.it/catalo...]