Il governo americano controlla tutto e tutti - Incontro con Oliver Stone
Regista americano politico per eccellenza, Oliver Stone raggiunge la Città Eterna per presentare alla Festa del Cinema 2016 il suo nuovo e faticoso progetto: Snowden, un biopic sull’informatico più famoso del mondo, Edward Snowden, ribellatosi al governo americano, sfuggito dalle grinfie della NSA e dell’FBI, con una montagna di informazioni sui metodi poco ortodossi, invasivi e illegali utilizzati dagli U.S.A. per spiare milioni e milioni di cittadini in tutto il mondo, sfruttando le tecnologia di massa.
A settant’anni, Stone possiede una verve invidiabile, senza peli sulla lingua, forte di un passato glorioso a raccontare i miti e i falsi miti americani (da Platoon a Nato il quattro luglio, da Nixon a Wall Street, e ancora W., JFK – Un caso ancora aperto, U turn, e così via). Oggi, in una sala Petrassi gremita e in fervente attesa, Oliver Stone si presenta puntando dirtto al nocciolo della delicata questione e quando gli viene chiesto se la vicenda di Ed Snowden rappresenti un punto di svolta per la storia americana, risponde: “Non credo che la maggior parte degli americani abbia recepito nel dettaglio quanto fatto da Ed Snowden...a me sembra che siano ancora preoccupati dei loro costosi iPhone. Pensate che le informazioni in possesso di Snowden erano così complicate che nemmeno la stampa le aveva ben recepite. Non si tratta solo di sorveglianza...ecco perchè il film è molto stratifacato.”
L’utilizzo del controllo delle tecnologie di massa per mano del governo americano, visto nel film, costringerebbe alla paranoia chiunque. Per questo motivo Stone ci tiene a precisare: “Vi consiglio di fare attenzione a questi controlli di massa: magari, dei comportamenti che oggi vengono considerati innocui, un domani potrebbero essere inquadrati come reati e lo dico perché siamo tutti schedati. Utilizzate la crittografia. È davvero difficile comprendere a fondo cosa stia facendo l’NSA: è un’organizzazione molto potente, se ne sapeva ben poco del suo operato e l’amministrazione Obama non ha aiutato inizialmente...a volte si utilizzano parole forti per indicare un cambiamento, ma, alla fine, restano solo parole.”
Quello dell’amministrazione Obama inerte sulla questione del controllo di massa è uno dei temi centrali del film di Stone. Ma il regista ha voluto sferrare un attacco diretto al presidente uscente? “Non ho aggiunto o tolto nulla. È stato Obama a mettersi in questa situazione, noi non lo accusiamo. La verità è che ha avuto l’occasione per cambiare le cose, ma non l’ha fatto.”
Nonostante Snowden sia un film, è risaputo che lavori di tale caratura etico-politica facciano storcere il naso a più di qualcuno nell’industria cinematografica, vuoi per reticenza, vuoi per mancanza di fiducia verso un argomento così delicato. E Stone non nasconde di aver incontrato più di qualche problema: “Non siamo riusciti a trovare finanziamenti in America, non si è fatto avanti nessuno che fosse interessato ad aiutarci in questo progetto. Così siamo andati in Francia e in Germania e lì abbiamo ricevuto risposte incoraggianti, per questo motivo molte sequenze sono state girate in Europa. Riconosco che si tratta di un lavoro difficile proprio per la complessità delle informazioni divulgate da Snowden. Difatti, la critica si divide ancora tra chi ha amato il film e chi lo ha distrutto senza mezze misure.”
E Snowden? Come ha reagito al film? Quali sono state le sue impressioni e cosa accomuna un informatico ribelle e un regista politicamente impegnato per tutto il corso della sua carriera? Stone è raggiante quando il discorso cade sulle reazioni di Snowden: “Ho settanta anni e a questa età bisogna esser sempre pronti a dire quel che bisogna dire. Snowden ha visto il film e gli piaciuto molto. Ci ha aiutato moltissimo con la stesura della sceneggiatura, mettendo mano soprattutto sui dettagli tecnici. Vi confido che durante la post-produzione avevo il timore che qualche hacker, venuto a conoscenza del progetto, trafugasse il mio lavoro per diffonderlo prima del tempo.
Personalmente sono cresciuto come conservatore, proprio come Snowden. Poi con il Vietnam mi sono spaventato e ho sentito il bisogno di definire meglio la storia segreta dell’America (Stone si riferisce alla mini-serie tv del 2012 Oliver Stone – USA, la storia mai raccontata,). Così, mi ha interessato molto la storia di Snowden e del suo rapporto con la moglie e di come finisca per agire in maniera illegale senza nemmeno accorgersene. Entrambi siamo favorevoli al controllo del terrorismo, ma non in questa maniera scellerata. E allora mi chiedo, perché l’America ha utilizzato dei controlli di massa? Il governo americano sapeva cosa volevano fare i terroristi l’11 settembre 2001, conoscevano i collegamenti tra i terroristi e Bin Laden, ma l’NSA non ha girato informazioni pertinenti all’FBI, così le hanno perse in modo frammentario, sono giunte a Washington e sono andate perdute. Lo scopo di questo sistema non è sorvegliare i terroristi, ma sorvegliare tutto e tutti, organizzare cambiamenti di regime, controllare la società e l’economia globale. Bisogna fare attenzione a una nazione con tali capacità e ricchezze...e l’America possiede entrambe, più delle altre, potete fidarvi!”