La ballata di Buster Scruggs

La selvaggia realtà
Ci sono un un fuorilegge sorridente e canterino, che spara veloce come un fulmine; un bandito un po’ imbranato e maledettamente iellato; un impresario itinerante che vorrebbe tanto far fortuna; un vecchio cercatore d’oro inossidabile e duro a morire; una giovane ragazza che si ritrova in uno scontro a fuoco tra un gruppo di comanche e il suo protettore; una diligenza di anime dannate(?). Sono i protagonisti di La ballata di Buster Scruggs, nuovo film di Joel ed Ethan Coen, che tornano a occuparsi di un racconto corale, non più sfruttato da Chacun son cinéma (2007), anche se in quel caso si trattava di un film pensato da Gilles Jacob e ai Coen fu assegnata la realizzazione di un solo episodio. La ballata di Buster Scruggs è, altresì, tutta farina del loro sacco; ed è un western, il secondo dopo l’elegiaco Il Grinta (2010).
Concepito in origine come una miniserie televisiva di sei episodi, i Coen e Netflix hanno reindirizzato il progetto non verso il grande schermo – il film è disponibile su Netflix dal 16 novembre e non conoscerà mai, si suppone, l’intimità della sala – ma verso un respiro e un formato a loro maggiormente avvezzo, quello del lungometraggio: sei storie, sei racconti di durata non omogenea, spalmati in 133 minuti. Un’operazione che, dopo essere stata presentata in anteprima alla 75esima edizione della Mostra del Cinema di Venezia, ha aizzato gli animi, come a buttar benzina sul fuoco, in merito alla querelle “cinema-Netflix”, con tutti i dibattiti sul mutamento contemporaneo che la distribuzione cinematografica e televisiva sta attraversando. Un argomento di certo ricco di spunti, che non troverà concime in questa disamina.
Cos’è, quindi, La ballata di Buster Scruggs? Un’ode al genere western, sicuramente; un canto funereo e allegorico alla precarietà dell’individualismo, come rappresentazione di sé e mezzo, spesso scorretto, per adempiere ai propri scopi. Non esistono eroi in La ballata di Buster Scruggs, solo uomini e donne in completa balia del destino, fallibili e insicuri; deboli e coraggiosi, così umani e imperfetti da rifuggire il mero concetto del Mito – spesso accostato a quello della Frontiera. Solo i fratelli Coen sono in grado di dar corpo e colore al caos, di fotografare l’imprevisto.
Abili incantatori nel rielaborare canonici cliché di genere, Joel ed Ethan Coen compongono una sinfonia di morte e rivalsa: se nel primo e omonimo episodio, Buster Scruggs (un irrefrenabile Tim Blake Nelson) viene sconfitto dal furore del trapasso generazionale, nel secondo assistiamo alla sconfitta del guascone bandito interpretato da James Franco, di fronte al pugno duro del fato, che lo colpisce a morte, quasi punendolo per la sua stessa condizione di “antagonista naturale”; poi c’è un silenzioso impresario, interpretato da un infido Liam Neeson, arcigno e disperato, nel ruolo più tenebroso dell’intera raccolta, emblema e incarnazione della spietata legge dello show-business; e ancora un caparbio Tom Waits nei panni di un cercatore d’oro, che compie con successo ciò che Buster Scruggs non era riuscito a fare, sopravvivere al divenire; per concludere sopraggiungono la triste e tragica dipartita dell’innocente Alice (Zoe Kazan), punita da una realtà a cui non appartiene e l’allegorica traversata di una diligenza di sconosciuti in attesa di capire cosa li attende alla fine del viaggio, immersi in riflessioni pungenti sulla controversa società in cui hanno vissuto e imparato a temere.
In La ballata di Buster Scruggs il Cinema é messo a disposizione dei personaggi. Ai Coen non interessa tessere altri miti al crepuscolo della Frontiera, ma narrare la realtà in tutta la sua imprecisabile apparenza. Per Joel ed Ethan Coen la vita é sempre stata sinonimo di sofferenza, nel bene o nel male e, così, anche in La ballata di Buster Scruggs ogni barlume di felicità e tenerezza, ogni riflessione o monotonia, risultano tanto effimeri, quanto imprescindibili. Che si incroci per una manciata di secondi il cristallino sguardo di una dolce ragazza, o si riesca a trovare un filone di oro, o si abbia l’illusione di “portare a casa la pelle”, o aver vissuto la propria vita come meglio si credeva. Momenti effimeri e imprescindibili. Giusto il tempo per un’ultima canzone.
(The ballad of Buster Scruggs); Regia: Joel ed Ethan Coen; sceneggiatura: Joel ed Ethan Coen; fotografia: Bruno Delbonnel; montaggio: Roderick Jaynes; musica: Carter Burwell; interpreti: Tim Blake Nelson, Willie Watson, David Krumholtz, James Franco, Stephen Root, Ralph Ineson, Liam Neeson, Harry Melling, Tom Waits, Zoe Kazan, Bill Heck, Grainger Hines, Tyne Daly, Brendan Gleeson, Jonjo O’Neill, Saul Rubinek, Chelcie Ross; produzione: Annapurna Pictures; distribuzione: Netflix; origine: U.S.A., 2018; durata: 133’
