La palestra

La Palestra potrebbe essere considerata come una versione pecoreccia e assai gretta del vecchio capolavoro di Ophuls (La ronde) aggiornato ai temi e ai modi della nuova rampante società dell’immagine e dell’apparenza. Non che gli autori di questo nocivo TV movie si siano rifatti direttamente alle storie di quella meravigliosa pellicola, ma la struttura narrativa messa qui in campo ne ripercorre, in maniera del tutto inconsapevole e con spirito assolutamente diverso, la struttura ad incastro di destini e di solitudini. Le due opere hanno, quindi in comune solo la logica dell’affastellarsi degli intrecci e delle vicende, l’idea che gli uomini e le donne si muovano in un eterno girotondo dei sentimenti cercando intorno a sé una persona con cui potersi sentire, anche se solo per poco, meno sole. Non ci eravamo resi conto, fino alla visione del film televisivo trasmesso da Canale 5, di quanto questo modello narrativo fosse anche la base di tante soap e telenovelas che costantemente, e con calcolata strategia mass mediatica, mettono in scena l’arrancare faticoso delle persone da un amore all’altro, da una storia all’altra. Lo splendido girotondo di amori e gelosie, di tradimenti e di insospettate amicizie perde, nella versione schematica che ne dà Pingitore, l’aura di leggerezza mozartiana che era la caratteristica fondamentale del capolavoro del regista tedesco per assumere una sin troppo spiccata componente di gratuita volgarità. Tra lezioni di aerobica e altre di kick-boxing, tra sedute sudate con pesi e bracciate affannose nelle acque blu di anonime piscine si consuma la cronaca di una giornata tipo in un Beautufil Club come ce ne sono tanti in Italia. Non sappiamo se i proprietari di siffatte palestre siano stati contenti dell’attenzione che la televisione ha dimostrato nei loro confronti nel realizzare questo piccolo film (c’è da scommettere di si, in un paese come il nostro dove sempre più conta apparire in TV, fosse anche solo, brevemente, nel Maurizio Costanzo show), certo è che dovrebbero se non altro dimostrarsi offesi per l’immagine tutt’altro che edificante che ne è stata restituita. Parrebbe, infatti, vedendo il risultato finale, che le palestre altro non siano che luoghi di struscio e di abbordaggio, dove l’ostentata cura che ciascuno dimostra per la propria persona non fa altro che nascondere un inesausto e necessario desiderio di sesso animalesco e di accoppiamento ferino. Un mondo, quello descritto nelle due ore scarse di proiezione assai simile a quello che troviamo restituito nei film di Neri Parenti con Boldi e De Sica o in altre affini commediacce scollacciate che nascondono la loro pochezza dietro l’idea di voler rispecchiare la realtà contemporanea in tutta la sua brutale volgarità. Girata in digitale in 3 settimane (se ne ricava quell’aura da documentario in presa diretta e di reality show alla Grande Fratello) e costata 1 miliardo e 800 milioni (ma perché mai questi soldi non finiscono mai in beneficenza?) la commediola poggia tutta la sua volontà ironica non sulle situazioni o sulla capacità (?) degli attori, ma su doppi sensi e su volgarità assortite. Non che noi si voglia essere bacchettoni e moralisti. Solo che non ci bastano un paio di parolacce per farci ridere, né ci solleticano il gusto i doppi sensi abusati delle barzellette da caserma. E non riusciamo, con tutti gli sforzi di questo mondo a considerare Valeria Marini e Pamela Prati delle attrici.
(La palestra); regia: Pier Francesco Pingitore; interpreti: Valeria Marini, Pamela Prati, Angela Melillo, Francesca Nunzi, Andrea Roncato, Stefano Masciarelli; produzione: Alberto Tarallo per Video 3; origine: Italia, 2002
messa in onda: giovedì 16 gennaio 2003; ora: 21:00; rete: Canale 5
[gennaio 2003]
