LEGAMI DI SANGUE

In apertura del filmfestival MoliseCinema è stata presentata a Casacalenda (Campobasso) un’ anticipazione del lungometraggio ancora in lavorazione Legami di sangue, opera prima della regista Paola Columba, prodotto da Fabio Segatori per la Baby Films. Si tratta del primo film interamente girato in Molise, esattamente tra le montagne intorno a Casacalenda, il lago di Guardalfiera, Termoli e Larino.
La trama richiama le grandi storie epiche del passato, ed anche una certa tradizione letteraria italiana. Sebbene sia una narrazione di fantasia, trova purtroppo riscontro nella cronaca, trattando di una faida familiare causata per motivi di eredità -del valore di poche migliaia di euro- in una famiglia contadina del sud Italia, che vive in un tempo storico assurdamente sospeso tra feudalesimo ed unione europea. La storia è primitiva, circolare, cruda e realistica, affrontata senza sentimentalismi e senza folklore. Pino è il fratello più grande, che lavora senza tregua nei campi, indurito dalle fatiche nel corpo e nell’anima; Giovanni, spendaccione e fanfarone, è un ex-imbonitore televisivo, finito in carcere per dei piccoli imbrogli. Luana è la sorella dolce e remissiva che per la famiglia ha lasciato da parte le sue esigenze, ed ha riversato il suo ultimo filo di passione nell’amore per la chiesa. Andrea, infine, è il più fragile, non solo perché è down, ma perché è il più sensibile, vivendo in un mondo sospeso e infantile in cui però intuisce le situazioni e le emozioni meglio di tutti gli altri. Giovanni è sempre in fuga: ha scelto, da giovane, di andare via dal sud e da tutto ciò che suo fratello Pino rappresenta, ma è rimasto vittima dei suoi sogni troppo distaccati dalla realtà, che non ha saputo realizzare se non in maniera distorta. Eppure è un ‘uomo di gomma’, che sembra rimbalzare senza farsi male: quando esce dal carcere e torna a casa per avere la sua parte di eredità, scopre che qualcosa è cambiato, e i precari equilibri familiari vanno inevitabilmente in frantumi. Riemergono vecchi rancori, dovuti a visioni opposte del mondo e della vita, fino all’irreparabile...
Quanto la storia è cupa e feroce, tanto il film si struttura in modo limpido e chiaro anche visivamente grazie alla fotografia ‘pulita’ di Gianni Mastrovito (il film è stato girato in digitale ad alta definizione, ed lo stanno riversando in pellicola); suggestivo il gioco di alternare le immagini monocromatiche del passato a quelle del presente, composto dai colori di un quadro antico e da ambientazioni rurali di straordinaria potenza. I primi piani sono di grande intensità, grazie all’inappuntabile interpretazione degli attori, evidentemente sorretti da una regia priva di titubanze, che dà vita ad un cinema figlio del neorealismo, ‘povero’ ma ardente e commovente. La regista e pressoché tutto il cast vengono dal teatro, e dal teatro il film trae una grande compattezza, una sintassi precisa e coerente, una forza e una potenza sintetica che prende al cuore e in fondo alle viscere, tanto che ci vuole un po’ per tornare alla realtà. Risultato affatto scontato, in un’epoca di superficialità cui siamo-nostro malgrado-abituati. La suspance è graduale ma inarrestabile, come un destino cui non ci si può sottrarre, che deve avere il suo corso al pari dei cicli della natura che si susseguono. Nulla può la calma e silenziosa potenza pacificatrice della sorella - quasi madre, nulla i ricordi del passato. La famiglia è completamente chiusa in se stessa: Pino non risponde ai richiami degli amici del bar, a Luana viene impedito l’unico contatto- non a caso, illecito- con la realtà esterna, Giovanni non riesce a recuperare l’antico amore perduto e sprecato.
“Credo in un cinema che punta sulle proprie radici e parte da sentimenti semplici, ma forti: passioni, vendetta, amori, odio” ha commentato il produttore Fabio Segatori, che con Paola Columba ha fortemente voluto realizzare questo progetto coraggioso, un ‘unicum’ nel panorama italiano per due motivi: il primo è nella decisione di raccontare la storia di una realtà troppo vicina, che gli italiani non amano ricordare: “il mondo contadino è stato messo da parte dal cinema.. l’Italia che soffre nelle campagne non viene più raccontata e noi ci prefiggiamo il compito di riportarla nel nostro piccolo sulla ribalta”. In secondo luogo, un ‘unicum’ dal punto di vista produttivo. Paola Columba, accomunata a moltissimi promettenti autori italiani nel beffardo destino di non riuscire ad attingere ai fondi creati appositamente, ha pensato di investire anima e corpo in un progetto in cui credeva, con al suo fianco Fabio Segatori che ha realizzato appositamente la casa di produzione Baby Films. Ma i loro sforzi non sarebbero bastati se non ci fosse stato l’aiuto di tutto il cast che ha investito il tutto e per tutto in un sogno: “la lavorazione è stata un’esperienza straordinaria, resa possibile dall’entusiasmo di tutti; non a caso gli interpreti vengono dal teatro e sono abituati a non fare ‘capricci’ né a reclamare privilegi.”
Ad interpretare il film sono alcuni amici storici, per i quali e sui quali la regista ha appositamente creato i personaggi, come testimonia l’identità dei nomi reali e di quelli fittizi: Giovanni Capalbo, Pino Rugiano, Andrea Dugoni. Alla ‘famiglia’ (perché di questo parliamo) si sono aggiunti altri artisti dall’innegabile talento: Cristina Cellini, Fulvio Cauteruccio, Cristina Mantis, Alberto Cracco, Vanessa Galipoli. E infine, ha partecipato persino un Maestro come Arnoldo Foà, “il personaggio faro della storia dal quale il succo del film nasce.” Ma ancora, della famiglia allargata fa parte il gruppo Kerem di Casacalenda, il paese in provincia di Campobasso che ha fornito l’ispirazione per le location. Ispirazione anch’essa venuta per amicizia, dato che film inizialmente si doveva girare in un’altra terra ‘dura’, la Calabria. Poi, in seguito ad un invito da parte del filmfestival MoliseCinema, gli autori hanno deciso di ambientare la storia in una regione incontaminata come il Molise, che meriterebbe davvero più attenzione da questo punto di vista, offrendo enormi possibilità artistiche e logistiche, come sottolinea Segatori: “questi luoghi da noi scelti sembrano fatti su misura per questo film. E’ un set pronto, non c’è stato bisogno di effettuare nessuna modifica. Uno dei principali motivi per cui siamo venuti qui è la franchezza del popolo molisano, qualità che per me non è possibile riscontrare in altre regioni, tenendo ad esempio le mie esperienze di viaggio. Sul piano logistico la popolazione ci ha aperti la porta di casa aiutandoci e sostenendoci, Tutto questo all’interno di una produzione piccola e finanziariamente inconsistente come la nostra non è cosa da poco. Questo non vuol dire che il nostro ‘baby film’ abbia una minore importanza rispetto a quei film con imponenti capitali. Le motivazioni e l’energia del cast e di tutto ciò che lo circonda formano la qualità del prodotto.”
Legami di sangue deve diventare un esempio, per la fermezza, la forza, l’amicizia e la sincerità con cui è stato realizzato. Credere nei propri sogni e concretizzarli, coinvolgere altre persone con gli stessi ideali, non lasciarsi abbattere dalle parole dei soliti disfattisti; principi sempre validi, ma ancor più preziosi in progetti come questo, in un settore caratterizzato da facili entusiasmi ma dalla difficile attuazione.
Di Paola Galgani
Italia, 2006
Regia: Paola Columba; Cast: Arnoldo Foà, Giovanni Capalbo, Pino Rugiano, Andrea Dugoni, Cristina Cellini, Vanessa Galipoli, Fulvio Cauteruccio, Alberto Cracco, Cristina Mantis; Fotografia: Gianni Mastrovito; Montaggio: Ugo De Rossi; Musica: Frank Ilfman; Produttore: Fabio Segatori; Produzione: Baby Films; Durata: 92’.
