Venezia 71 - Les nuits d’ete
È il cinema d’oltralpe a convincere maggiormente all’interno della sezione Le Giornate degli autori, in questa ultima edizione veneziana. Les nuits d’ete, esordio cinematografico del giovane Mario Fanfani, è fino ad ora fra le opere più interessanti di questa selezione. Dopo l’impegno civile mostrato nella trilogia dei precedenti cortometraggi Un dimanche matin à Marseille – realizzati in occasione di una campagna a sostegno delle persone malate di AIDS – ed il tv movie Une saison sibelius, il regista decide finalmente di esordire al cinema con un lungometraggio. Rimarcando la sensibilità e l’interesse per le tematiche sociali, Fanfani realizza una straordinaria pellicola incentrata sulla costruzione dell’identità maschile in un sistema sociale fuorviante.
Le nuits d’ete, infatti, è la storia di Michel Aubertin – uno straordinario Guillaume De Tonquédec – e della sua vita borghese apparentemente perfetta. Michel è un notaio che gode di una certa fama, ha una moglie devota ed una famiglia che potrebbe prendere parte ad una pubblicità della Mulino Bianco. La vita scorre serena e tranquilla seguendo perfettamente i dettami del più classico modello stereotipato dell’istituzione benpensante. Se non fosse per il fatto che Michel tutti i fine settimana si rifugia nella sua casa di campagna assieme all’amico Jean-Marie per trasformarsi nella bella Mylène. Il tutto si svolge nella Francia degli anni Cinquanta nel bel mezzo della vergognosa guerra d’Algeria e con tutte le ferite che questa riapre.
La vicenda algerina, infatti, rappresenta soltanto uno sfondo sociale all’interno del quale si manifesta un trauma ancor più profondo, quello della Seconda Guerra Mondiale vissuto in prima persona dal protagonista e dal suo amico Jean-Marie. Tale elemento diviene un pretesto necessario per innescare l’intera vicenda narrativa. Grazie ad una solida sceneggiatura, l’autore riesce a costruire un’opera che si snoda su differenti livelli. Da una parte la ricerca e la costruzione di un’identità maschile edificata sulla base di uno stereotipo sociale che vede la guerra come una sorta di “rigenerazione della mascolinità”; dall’altra una classica commedia degli equivoci in cui l’elemento comico prende vita tramite una serie di gag esilaranti. La denuncia verso la guerra d’Algeria, invece, rimane solo sullo sfondo, appena accennata. Ciò che emerge è per lo più una critica nei confronti di una società ipocrita ed opprimente costituitasi sul modello imperialista. Particolarmente degna di nota è senza dubbio la performance del protagonista che richiama notevolmente quella dell’ormai defunto Robin Williams. Ritroviamo in questo lo stesso istrionismo profondamente malinconico che ha a lungo contraddistinto l’attore americano. L’artista, infatti, dimostra di essere perfettamente in grado di passare con impressionante rapidità dal comico al drammatico.
Pur mantenendo i codici della commedia – potremmo aggiungere, tipicamente francese – Fanfani si dimostra un autore in grado di osare realizzando un film ricco di numerose sfumature tonali. Les nuits d’ete, di fatto, alternando momenti divertenti ad altri fortemente amari, acquista inoltre una fortissima valenza sociale grazie alle tematiche trattate. Tematiche a lungo ignorate da una parte del cinema francese che finalmente hanno trovato il coraggio di essere nuovamente rappresentate sul grande schermo.
(Les nuits d’ete); Regia: Mario Fanfani; sceneggiatura: Mario Fanfani, Gaëlle Mancé; fotografia: George Lechaptois; montaggio: François Quinqueré; musica: Rodolphe Burger; interpreti:Guillaume De Tonquédec, Jeanne Balibar, Nicolas Bouchaud, Mathieu Spinosi, Serge Bagdassarian, Jean Benoit Mollet, Clément Sibony, Zazie De Paris; produzione: 24 mai Production, France 3 Cinema; origine: Francia, 2014; durata: 100’