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Libri - Così insegnai a Charles Bronson ad impugnare l’armonica

Pubblicato il 13 gennaio 2009 da Alessandro Izzi


Libri - Così insegnai a Charles Bronson ad impugnare l'armonica

Easy listening, tradotto dall’inglese significa “ascoltando facile”. Insomma, un ascolto senza pretese particolari, “easy” perché è musica semplicemente… bella! Non ci sono messaggi nascosti o misteri da interpretare: la sincerità di quei suoni li rende affascinanti, così come il loro calore, le loro emozioni”.
Così Franco De Gemini (l’uomo che suonava l’armonica negli spaghetti western di Morricone, ma anche il cuore pulsante di un’etichetta musicale bella e combattiva come la Beat records) spiega un fenomeno tipicamente anni ’90 come la riscoperta di quelle colonne sonore che avevano fatto grande il cinema di genere italiano delle tre decadi immediatamente precedenti.
Il fatto, quindi, che stuoli di giapponesi si siano andati a comprare i cd con le musiche di un Franco Micalizzi o di un Francesco De Masi, nell’ottica dello scrittore, non deve destare, di per sé, alcun tipo di stupore. Non è segno di una moda destinata ad esaurirsi al primo apparir del sole, quanto piuttosto il segnale che si tratta di musica di qualità, ben scritta ed ottimamente eseguita da un gruppo affiatato di interpreti riuniti sotto un’etichetta non per soldi, ma per il solo piacere di suonare insieme, in conviviale armonia.
La riscoperta tarantiniana delle colonne sonore dei film horror italiani o dei più negletti poliziotteschi è, quindi, solo la punta di un iceberg ben altrimenti problematico.
Sopra il filo dell’acqua c’è, è vero, la ridda delle speculazioni degli storici e dei critici del cinema che rivalutano le barzellette di Pierino e scoprono il profetico valore sociologico di tante pellicole ingiustamente dileggiate all’uscita, ma questa è solo la moda degli intellettuali, il gioco dei flussi e dei riflussi storici che lasciano indifferenti i non addetti ai lavori.
Sotto il pelo d’acqua, c’è, invece, la massa degli acquirenti comuni, di quelle persone che corrono nel negozio di dischi e si comprano l’ultima uscita della Beat records per il solo piacere di ascoltare i suoni inconfondibili di un tempo ormai trascorso: la Golden age delle colonne sonore italiane.
La buona musica, ci dice De Gemini tra le righe, trionfa sempre su quel Tempo che vorrebbe relegarla in soffitta, tra le tante cose di pessimo gusto di gozzaniana memoria. Anzi più invecchia e più ci appare giovane! Ed è tale perché è stata composta con amore e semplicità, col gusto dell’artigiano che non pensa tanto a Mozart e si concentra solo su quel film che deve andare a commentare senza troppe pretese. Respira di vita propria con l’immediatezza di chi riesce ad essere se stesso senza vergogne o falsi pudori e come tale si dichiara apertamente, senza messaggi cifrati o significati reconditi. La rende così buona la leggerezza dell’idea, la precisione della scrittura, la padronanza del linguaggio. Ed è restituita intatta dallo spirito cameratesco dei maestri d’orchestra e dei solisti che la eseguono con infinita professionalità e senza pretese.
È una musica che racconta il film ed un po’ ci parla anche di se stessa. Ha il profumo del tempo che la vede nascere e tra le note ci scorgi un poco dell’atmosfera che c’era in sala di registrazione, nel gioco di amici che suonano insieme e celebrano la loro amicizia e il loro affiatamento insieme alla bellezza della linea melodica.
Questo profumo d’un tempo passato, che si scorge ancora nei silenzi tra una frase ed un’altra dei brani musicali, Franco De Gemini l’ha tradotta in parole e l’ha consegnata alle stampe di un libro pregevole. In Così insegnai a Charles Bronson ad impugnare l’armonica ci trovate, quindi, tutta l’atmosfera che le colonne sonore della Golden age si portano dentro quasi inconsapevolmente. Ed ha dalla sua tutte le caratteristiche dell’easy listening di cui ci parla l’autore. È piacevole e bello non perché abbia messaggi nascosti o pretese letterarie, ma semplicemente perché è sincero. Ti racconta un mare di aneddoti che hanno il gusto del tempo passato, ma sono come la musica di cui ci parla, vitali e senza troppe nostalgie. De Gemini è uno che ti racconta il passato senza rimpianti, senza le malinconie dell’uomo che ritorna col pensiero ai tempi andati e nel frattempo si piange addosso perché l’oggi non è bello come ieri. Al contrario De Gemini è uno che l’ottimismo se lo tiene nel taschino e lo tira fuori ad ogni occasione, con un sorriso sornione e divertito. Del passato si ricorda più gli scherzi e i lazzi con gli amici che non le sedute fumose di registrazione e la fatica delle giornate di lavoro. Anche quando racconta di amici morti l’occhio gli si fa appena lucido di pianto, ma non gli cancella quel sorriso di chi sa che il ricordo non può toglierglielo nessuno. Specie ora che sta scritto sulla carta.
Così insegnai a Charles Bronson ad impugnare l’armonica è quindi un fulgido esempio di easy reading. Racconta un’età passata, ma anche l’ottimismo di chi si impegna per tenerla in vita anche nei tempi bui di questo cinema italiano di oggi così addomesticato ed annoiato. E lo fa in doppia lingua (utile la traduzione a fronte in inglese) e con un bel cd allegato.


Autore: Franco De Gemini
Titolo: Così insegnai a Charles Bronson ad impugnare l’armonica
Editore: Beat
Dati: 218 pp, copertina morbida, illustrazioni a colori
Anno: 2008
Prezzo: 20,00 €
webinfo: Scheda libro sul sito Beat Records


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