Libri - Costruire lo sguardo

Il cinema come uno spazio da contemplare, come un colore da annusare, come un sapore da toccare: questa la sfida portata avanti da Plinio Perilli in Costruire lo sguardo, ambiziosa e riuscita storia sinestetica del cinema in quaranta grandi registi.
Una sfida che oltre allo sguardo lucido del critico che analizza e seziona, richiede anche e soprattutto la fantasia di un poeta che sappia operare di sintesi e di incroci, che sappia trovare, nel filo sparso di esperienze tra loro diversissime, un comune denominatore, uno spazio di dialogo, un ponte ideale che accorci le distanze.
Perché quale comunità d’intenti può mai esserci tra lo sguardo surrealista di un Buñuel e la fantasia galoppante di uno Spielberg? Quale incontro è mai possibile tra l’algida potenza di un Dreyer e le volute melodrammatiche di un Minnelli?
Da queste domande parte Perilli per la sua galoppata libera e fluente. Per lui il cinema diventa, in prima istanza, un territorio da attraversare con lo sguardo lucido e felice di un bimbo curioso e wendersiano che sa vedere, dietro le immagini potenti dei capolavori del cinema, il lavoro degli angeli che ci sorvegliano. E come lo sguardo del bambino è pulito e libero dai pregiudizi, così lo sguardo del critico, ammorbidito com’è dalla penna del poeta, non cerca un’unica prospettiva da cui guardare il mondo, ma sale e scende per le valli, si arrampica sui grattacieli, corre a volo d’aquila sulle piane attraversate dal vento. In questo modo il suo percorso, che sceglie quaranta registi nel mare magnum di un’arte appena centenaria, non lavora di grandezze, non cerca le misure e le conseguenti classifiche che fanno la gioia degli intellettuali a caccia di voti e pagellini. Scopo del critico, qui, non è quello di indicare il genio e disprezzare il mestierante, ma scoprire paesaggi, trovare scorci, dipingere, con la parole, scenari desueti.
L’architettura è solo la scusa accidentale, il movente del delitto, il punto d’origine di un discorso che sa orientarsi per bel altri lidi sempre tenendo a mente il luogo di partenza, la motivazione che ha dato il via al capitolo. Da questa premessa semplice, poi, il critico si libra alto in cerca di uno sguardo che di volta in volta cambia riferimenti e modi di analisi: dallo sguardo umanista di Chaplin che percepiva le inquadrature come spazi neutri che solo l’attore (e il suo sguardo) poteva orientare, alle finestre sul cortile hitchcockiane, dalla sociologia che spiega certo neorealismo allo spettacolo puro che insegue Spielberg, dall’incantata artificialità di Disney (opposta in questo alla virtualità tutta digitale della nuova animazione) alla geometricità esibita dei meccanismi narrativi di Lang è tutto un profluvio di punti di vista che ci disegnano davanti agli occhi un cielo stellato vasto e sconfinato.
Certo la scelta di campo è tale e la materia è così ampia che l’esaustività è impossibile. Perilli lo sa e mette in guardia il suo lettore sin dalle prime righe. Dire tutto è impossibile perché una vita sola non basta ad attraversare gli spazi disegnati da più generazioni. E così il grande caleidoscopio del libro si spezzetta e si frammenta in tante piccole acuminate schegge di sapere.
In questo il libro si fa sfuggente ed ambiguo, ma di quell’ambiguità che si apre al dibattito e si fa foriera di conoscenza. Non è enciclopedico perché gli manca, dell’enciclopedia, l’anelito al totale, l’ambizione al tutto. Non è scientifico perché qua e là si prende il lusso di cedere al piacere del gusto personale che qualche volta sa essere anche squisitamente colpevole. Ma non è neanche pura autobiografia perché sa trovare la giusta misura tra l’io contemplante e l’oggetto contemplato.
Che bel libro che è Costruire lo sguardo! Ti si costruisce sotto gli occhi con l’inarrivabile leggerezza di uno che è già, a suo modo, un classico. E lo fa mettendoti in bella fila passione e dottrina, inverando il discorso con una messe di riferimenti che già da sola ti spaventa per la sua vastità.
Ma soprattutto è un libro che ti cambia tra le mani come una cattedrale medioevale fondata sull’accumulo di materiali eterogenei, spesso in franca contraddizione tra di loro. Una contraddizione che respira anche nella cura dell’apparato fotografico che è quasi un libro nel libro nel suo cambiare costantemente, in base all’argomento, le regole e le forme dell’impaginazione.
Così finisce che ti leggi le parole con lo stesso spirito con cui ti guardi un film e ti guardi le figure quasi stessi leggendo un romanzo. Miracoli di critica sinestetica!
Autore: Plinio Perilli
Titolo: Costruire lo sguardo. Storia sinestetica del cinema in 40 grandi registi
Editore: Gruppo Mancosu
Collana: cinema/architettura
Dati: 516 pp, brossura
Anno: 2009
Prezzo: 68,00 €
webinfo: Sito editore
