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LIBRI - DA CABIRIA A MOULIN ROUGE!

Pubblicato il 10 dicembre 2004 da Alfredo De Giglio


LIBRI - DA CABIRIA A MOULIN ROUGE!

Terzo libro pubblicato dal Cineforum di San Benedetto del Tronto, che festeggia i suoi 25 anni di attività, Da Cabiria a Moulin Rouge! è una ricognizione in quello strano e stretto rapporto, spesso per-verso, che lega il mondo audio a quello visivo in un unico essere: il film. Su questo filo conduttore sono costruiti 24 saggi dal carattere eterogeneo sia per la qualità che per gli argomenti trattati. Il libro si apre con un prezioso omaggio a Cabiria, il primo kolossal della storia del cinema, quello che ha influenzato i primi grandi registi (Griffith e DeMille su tutti) e che ha sancito l’unione tra “basso” (il Maciste di B.Pagano, il feuilleton, l’artigianalità) e l’ “alto” (D’Annunzio, la Storia, l’industrialità) riuscendo a porre l’Italia, caso unico e mai più ripetuto, all’avanguardia in quel processo creativo/industriale su cui Hollywood prospererà. Ma Cabiria è anche il primo caso di colonna sonora composta appositamente per un film: Ildebrando Pizzetti, infatti, scriverà La Sinfonia del Fuoco da un lato temendo di vedere il proprio nome infangato (tale era la reputazione che allora aveva il cinema) ma dall’altro cedendo ai denari di Giovanni Pastrone. Tutta la travagliata vicenda del lato musicale di Cabiria è ben ricostruita attraverso l’uso della corrispondenza tra Pastrone e Pizzetti, oltre ad una esauriente documentazione. Se il primo saggio ha come argomento Cabiria (1914), è Moulin Rouge! (2001) a chiudere le pagine di questo libro: il film di Luhrmann è la rivisitazione post-moderna di un genere classico americano, il musical, rivitalizzato e/o rifondato da un nuovo utilizzo della colonna sonora. Il medley è la forma sonora su cui è costruito il rapporto audio/video e che, nello stesso momento, de-strutturalizza e ri-contestualizza (come ha fatto la Pop-art con i simboli di massa) tutti i “segni” che appaiono ai nostri occhi e rimbalzano nelle nostre orecchie. Una storia archetipica, e “già raccontata”, è filtrata attraverso immagini montate e trattate cromaticamente in maniera unica e, soprattutto, accompagnata da una colonna sonora pop in cui ogni canzone viene smembrata e cucita all’altra (ri)creando qualcosa di unico, di inimmaginabile. Non importa il singolo fotogramma, il singolo brano, ma è tutto il film ad avere la forma di un medley sovraccarico di emozioni/informazioni (l’ultimo capitoletto di questo saggio è difatti intitolato 1+1=3).In mezzo a questi due esaurienti mini-trattati le pagine del libro ci fanno compiere un viaggio in quasi 100 anni di cinema (1914-2001) attraverso sia le figure di alcuni grandi compositori italiani (Gaslini, Morricone, Piovani) che con alcuni esempi di sperimentazione visivo-sonora, come L’Age d’or di Bunuel, il Miles Davis di Ascensore per il patibolo o La Plante Humaine di Pierre Hébert. Il tutto passando per l’analisi di grandi film (Casablanca, Ombre Rosse) e di opere più vicine ai nostri giorni (La sottile linea rossa, La stanza del figlio e Eyes Wide Shut) che hanno comunque portato qualcosa di nuovo nell’uso della musica da film. Il limite principale di questo libro è il non aver sentito il bisogno di spingersi al di là dell’oceano per analizzare e confrontare l’uso della colonna in un ambito “industriale”, hollywoodiano, con quello più autoriale tipico, appunto, dei soli esempi citati. Ed è una forte mancanza se si pensa che spesso il cinema medio americano ha riutilizzato ed inserito “su vasta scala” (spesso volgarizzando) proprio le sperimentazioni estetiche-visive di quel cinema detto “d’autore” (si pensi a come sia cambiata la struttura narrativa prima e dopo Pulp Fiction o, per rimanere in tema, al legame che unisce musica sinfonica alla fantascienza). L’altro punto oscuro è nella scarsa omogeneità qualitativa dei vari capitoli: spesso lo spunto non è all’altezza e la svolgimento appare pretestuoso e pretenzioso: le parti dedicate a Greenaway e a Moretti sono di scarsa qualità analitica soprattutto se si pensa alla complessità del rapporto tra il regista inglese e la musica di Michael Nyman. Comunque la lettura di Da Cabiria a Moulin Rouge! regala qualche pagina interessante e, se non altro, la voglia di approfondire l’aspetto sonoro del nostro (chiaro e visibile) oggetto del desiderio: il cinema.

AA.VV
DA CABIRIA A MOULIN ROUGE
Ed. Cineforum, San Benedetto del Tronto 2002
12 Euro


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