X

Su questo sito utilizziamo cookie tecnici e, previo tuo consenso, cookie di profilazione, nostri e di terze parti, per proporti pubblicit‡ in linea con le tue preferenze. Se vuoi saperne di pi˘ o prestare il consenso solo ad alcuni utilizzi clicca qui. Chiudendo questo banner, invece, presti il consenso allíuso di tutti i cookie



Libri - Hayao Miyazaki

Pubblicato il 22 giugno 2009 da Alessandro Izzi


Libri - Hayao Miyazaki

L’infanzia non è il paese zuccheroso delle fiabe Disney e di certo cinema americano per ragazzi. Ostinarsi a parlare ai bambini tenendo a mente l’idea che essi vivano immersi in un mondo di incanti e di delizie, di colori saturi e di animaletti parlanti significa contribuire a farne dei decerebrati. Peggio: a farne dei consumatori di fandonie, dei drogati di playstation, di giochi virtuali e di programmi che inneggiano allo spettacolo spiccio come fonte di un intrattenimento senza preoccupazioni. L’occhio adulto dei grandi commercianti di cinema tende a farci dimenticare che il gioco è una cosa mortalmente seria, un lavoro che si porta dietro la magia dell’esplorazione e il senso di orizzonti che si allargano indefinitamente. E cullati da questa cattiva abitudine abbiamo cominciato a dimenticare che giocare non è questione di giocattoli, ma di coscienza.
Tutti i film Disney degli anni ’80 (ma molti ne vengono prodotti ancora oggi con buona pace delle maestre d’asilo) sono impregnati di questa visione deteriore dell’infanzia, di questo sguardo dall’alto di chi è convinto che stare coi bambini significa accovacciarsi e parlare con la voce in falsetto accompagnano gli innocui discorsi con le smorfiette che altrove ci apparirebbero solo ridicole. Dio solo sa quanto non le trovino ridicole i bambini cui sono indirizzate!
Hayao Miyazaki, per nostra fortuna non è così! Regista poliedrico e geniale, riconosciuto Autore a tutto tondo solo da pochi anni, il nostro coi bambini non parla di sirenette in fondo al mare che sognano il principe azzurro che le sposerà, ma parla di ambiente, di cultura, addirittura di politica. I suoi film, giammai infantili neanche nel disegno che rievoca i pastelli e li linee gonfie delle forbici con la punta arrotondata, sono veri e propri discorsi densi di una complessità che non sfigurerebbe in una tesa di laurea di moderna antropologia. Sono opere stratificate e spiraliformi che mettono in guardia ed invitano a riflettere. Bisogna guardarle con gli occhi sgranati e le pupille dilatate ad abbeverarsi di ogni minima stilla di luce. Sono pellicole che trattano i bambini come bambini e non come potenziali fette di mercato. Nel totale rispetto di un’infanzia che è una tensione a crescere e non una palude nella quale impantanarsi. E sono pellicole che chiedono agli adulti di ritrovare l’occhio bambino perché solo quello sguardo è davvero capace di abbracciare una complessità che ai grandi è dato solo di aggredire con la logica.
Di Miyazaki in Italia è uscito poco sul grande schermo (Totoro, capolavoro intramontabile viene ciclicamente dato in uscita e altrettanto ciclicamente rimandato) mentre sul piccolo schermo il grosso è passato in sordina nella programmazioni di palinsesti che non capiscono il genio neanche se ci sbattono contro il naso fratturandoselo.
In libreria di monografie dedicate all’autore ce n’è una sola, piuttosto bella, di Bencivenni. Dire, quindi, che questo libro di Alessia Spagnoli giunga a riempire un vuoto è un eufemismo. Un volume del genere meriterebbe peana e canti di gloria per il solo fatto di esistere.
Ma il merito di questo bel tomo uscito per i tipi della Sovera edizioni non è solo quello di aprire un dibattito necessario sul provincialismo con il quale l’Italia guarda ancora al cinema d’animazione (un pregiudizio per il quale se è film è disegnato allora deve essere per forza di cose indirizzato ai bambini). Il grande merito di questo libro è l’acutezza straordinaria dell’approccio critico, il grande sfoggio di un pensiero che insegue una struttura che riesca davvero a dare conto della complessità dell’universo filmico miyazakiano. Già l’adamantina precisione con cui vengono isolate nel corpus filmico del regista nipponico coppie di film, opere gemellari che riescono, in momenti diversi della sua carriera, a farsi carico di identiche suggestioni e preoccupazioni è segno di un lavorio critico non accessorio. Una scelta di approccio illuminante se si tiene conto di quanta parte ha, nel cinema dell’autore, il tema del doppio e dell’immagine speculare. Questa scelta di campo ha due meriti principali: in primo luogo centra il discorso sul versante estetico/contenutistico (in un’opera in cui la forma e il contenuto sono abilmente intrecciati e spesso interconnessi l’una all’altro) e non piattamente diegetico, in secondo luogo permette l’individuazione di fili rossi che attraversano in ogni senso un percorso artistico in perenne evoluzione.
Funzionale anche l’approccio alle opere televisive del regista (in particolare il capitolo dedicato a Conan – Il ragazzo del futuro) che vengono viste come capitoli contigui all’esperienza cinematografica ed ugualmente importanti.
Il libro è per questo denso di intuizioni spesso folgoranti e si legge con un piacere estremo.


Autore : Alessia Spagnoli
Titolo : Hayao Miyazaki. - Le insospettabili contraddizioni di un cantastorie
Editore : Sovera Editore
Collana : Ciak si scrive/I protagonisti
Dati : 176 pagine, Illustrazioni in bianco e nero e a colori
Anno : 2009
Prezzo : 16,00 Euro
Webinfo : Sito Sovera Edizioni


Enregistrer au format PDF