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Libri - Il 36° giusto

Pubblicato il 21 ottobre 2010 da Alessandro Izzi


Libri - Il 36° giusto

Quando guardi nell’abisso, diceva Nietzsche, l’abisso a sua volta guarda in te.
Come a dire che l’osservatore, nello specchio, si scopre sempre, con un brivido, osservato laddove nel mezzo c’è solo una lastra fredda che inganna l’occhio con l’impressione di una profondità che rimanda ad un altro mondo inconcepibile.

La grande novità dei vampiri immaginati da Vergnani è che, a differenza dei prototipi letterari di stokeriana memoria, loro un’immagine riflessa nello specchio ce l’hanno. Se la son portata mentre, pallidi, scendevano nella tomba quando già la sete rossa gli fremeva nelle labbra. Sta lì, ad un passo, e, quando è giorno, li ghermisce spaventosa e dolce come la leggenda partorita dalla penna di Matheson. Disperata e triste da qualsiasi lato dello specchio la si guardi.
La loro immagine riflessa sono proprio i cacciatori di vampiri che sembrano “altro” solo perché, in uno specchio, tutto si ribalta nel contrario anche se tutto resta uguale.
Che ci fosse identificazione tra mostro e cacciatore non è una novità de Il 36° giusto. C’era già ne Il 18° vampiro. Nel nuovo romanzo dedicato alle gesta non certo eroiche di Claudio e Vergy (qui protagonisti più assoluti laddove il primo volume manteneva un impianto quasi corale), però, l’identificazione è più marcata, più netta, più assoluta. Tanto centrale alla definizione dell’ordito romanzesco da divenire un vero e proprio proclama di poetica e (strano in Italia) un vero e proprio manifesto di politica.

Così Il 36° giusto diventa, man mano che la lettura procede, la storia di un reciproco rispecchiarsi nell’abiezione e nel dolore.
Da una parte ci sono i figli della notte che, come gli zombie di Romero, si portano addosso il ricordo della loro passata condizione umana. Figure dolenti e marciscenti che, senza la guida di un maestro (quello stesso distrutto alla fine del romanzo precedente), trascinano ormai le loro esistenze nella ripetizione di gesti divenuti senza senso e nel bisogno di sangue. Sono le truppe lasciate indietro dalla ritirata. Soldati allo sbando di un esercito senza testa che aspettano solo di essere annientati.
Dall’altra parte ci sono, invece, i cacciatori che continuano a cacciare semplicemente perché non sanno fare altro. Il loro è un lavoro sporco che qualcuno deve pur fare. Una necessità lercia che non sta bene nei salotti borghesi, ma senza la quale non sarebbe pensabile poter continuare a vivere.
Le due facce dell’immagine, la medaglia e il suo rovescio, trovano il collante nella reciproca necessità che è la lastra di vetro che fa da riflettente. I vampiri hanno bisogno dei cacciatori per trovare quella pace che la sete nega loro. I cacciatori hanno bisogno dei vampiri per mantenere una propria identità, per capire, attraverso il riflesso, chi si è veramente. A far da sfondo ad entrambi una società colpevole, che rimuove l’orrore anche perché son decenni che ha imparato a rimuovere la morte.

Non c’è metafisica nel romanzo di Vergnani. Non ci sono croci che spaventano i vampiri, né riti che tengano il male fuori dalla finestra. Solo domina l’orrore per una condizione umana che si svuota di ogni ideale e si fa sopravvivenza per i vivi e soprammorenza per i morti. Entrambi derelitti, entrambi abietti mentre altrove, ai piani alti, qualcuno, più abietto di loro, gioca a fare l’impresario e si arricchisce. Non ci sono belle parole o discorsi da tenere alle truppe: i vampiri uccidono per sete (e fanno scempio delle vittime per rabbia) mentre i cacciatori uccidono per dovere. Verso entrambi una pietas di stampo virgiliano che, in un mondo definitivamente senza déi, ricerca l’ultimo barlume di senso di giustizia nella terra e nella carne, nel sangue e negli escrementi che ci fanno tutti uguali.

Da un certo punto di vista Il 36° giusto potrebbe essere visto, più ancora de Il 18° vampiro, come una specie di versione estesa della fuga da Troia dell’Eneide. Stesso scenario post apocalittico, stessa tensione all’orrore ed al mostruoso, stesso dolore a stento trattenuto. E non è un caso che un personaggio come Vergy si sia vissuto, senza troppe illusioni sulle motivazioni, le guerre di pace dei nostri contingenti all’estero. La pulizia del mondo dai vampiri non è poi tanto diversa, per effetti e per orrore, dalle guerre sante.
Claudio e Vergy si fanno così carico dell’orrore del nostro e del loro mondo. In parte perché ci sono persone da salvare. In parte perché, vicini come sono stati all’abominio, sanno farsi portavoce di un senso di clemenza verso mostri meno mostruosi di tanti politici al governo.

Sin qui i motivi di interesse di questo vasto romanzo fiume. Il suo difetto è, in parte, il riflesso del suo stesso pregio. Nel descrivere questo mondo senza bussola, questo girone infernale senza senso, infatti, l’autore abbandona la struttura per dar voce ai singoli episodi. Se Il 18° vampiro era ancora un edificio, Il 36° giusto appare, piuttosto, un quartiere che, nel corso degli anni, ha conosciuto il passaggio di tanti stili architettonici. Mentre il primo romanzo di Vergnani aveva dalla sua il senso di una narrazione orientata (chiare erano le motivazioni, chiaro l’obiettivo, chiaro il percorso), qui, il disorientamento (che è condizione immanente ai personaggi raccontati) definisce un percorso episodico che stacca ampie porzioni di testo (la caccia notturna nel cimitero, la difesa della villa solitaria ed anche il segmento parigino) che potrebbero essere dei piccoli romanzi a loro volta. In parte, certo, questo anelito all’episodio è dovuto al bisogno di aderire questa volta più ai personaggi che non al racconto. Ed in parte la struttura deriva, oltre che dal bisogno di sondare strade nuove, anche al possibile bisogno di un preludio ad un potenziale terzo episodio che chiarisca alcuni aspetti lasciati fuori in questa sede. L’impressione, però, è che a dominare il tutto sia stata una fretta che non si confà ad un romanzo di oltre 500 pagine.


Autore: Claudio Vergnani
Titolo: Il 36° giusto
Editore: Gargoyle
Dati: 536 pp, copertina morbida.
Anno: 2010
Prezzo: 15,00 Euro
webinfo: Scheda libro sul sito Gargoyle


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