LIBRI: IL CINEMA DI PAUL MORRISSEY

Parlare di Paul Morrissey significa parlare obbligatoriamente di Andy Warhol e di quella atipica esperienza che fu la pop art vissuta dall’interno della Factory, lo studio/abitazione/punto di incontro che aveva in Warhol il suo centro e cardine, intorno a cui giravano artisti e “personaggi” tra i più bizzarri: Joe Dalessandro, Gerard Malanga, i Velvet Underground di Lou Reed e John Cale, Nico, e appunto Morrisey. Dapprima “consulente” cinematografico di Warhol stesso, poi anche amministratore della Factory, ideatore e redattore della rivista “Inter/View” prodotta dalla Factory e infine regista ufficiale dell’entourage dell’artista. E proprio in questo periodo, che va dal 1968 al 1972, nascono i suoi film più famosi: Flash (1968), Trash (1970) e Heat (1972), la cosiddetta trilogia che lo studio del giovane critico Carlo Altinier mette al centro della propria analisi.
Uno studio che intende da una parte ad inserire Morrissey in quel clima, definirne ruoli e precisarne la personalità soprattutto rispetto all’ingombrante presenza di Warhol; dall’altra a definire le sue peculiarità, il suo percorso stilistico e narrativo, le proprie ossessioni di autore, prendendo quindi anche in considerazione le successive prove registiche.
E’ dopo il triennio di collaborazione ai film di Warhol (1965-1968) che Morrisey assume la responsabilità dei progetti cinematografici della Factory, dopo che l’artista Pop viene fermato da un tentativo di omicidio. Flesh, Trash e Heat, tutti prodotti da Warhol sono soprattutto opere d’autore orgogliosamente povere che hanno invece una fortuna e una eco internazionale.
Nella trilogia il talento di Morrisey ha modo di esprimersi, di divenire emblema e simbolo di un cinema volutamente e disperatamente underground. Cantore di una realtà spesso brutale presentata secondo una maniera “sporca” che la riproponeva realistica e vera, pulsante, viva. I temi si accavallano, le ossessioni tematiche e stilistiche vengono analizzate da Altinier in maniera precisa: si parte dall’iconografia dell’eros per cui viene scomodata la figura di Herbert Marcuse e il suo Eros e Civiltà, riferimento culturale tra i più significativi del periodo e “fantasma” filosofico che più volte compare in Morrissey. E il tema dell’eros, declinato nelle varianti dell’incesto, il travestitismo, la prostituzione, diviene spunto per collocare la poetica del regista all’interno di quella riflessione sull’oggetto e il commercio che è la pop art. All’interno quindi di un movimento, ma voce originale che fa del corpo, di preferenza maschile (la sua personale icona è Joe Dalessandro) il centro di un’analisi sui valori umani e i valori economici e sull’apatia metropolitana (la modernità?). Un cinema quantomeno “anticonformista” che gioca la carta non tanto dello shock quanto dello sguardo ostinato su quanto solitamente rimane fuori dalla visione cinematografica: i “rifiuti”, la droga, i travestiti, il sesso. Viene da pensare al cinema libero e “liberato” di John Cassavetes e del gruppo del New American Cinema di Jonas Mekas e non è un caso che siano tutti emblemi del cinema di New York, ma viene anche in mente la “liberazione” sessuale cinematografica di Gola profonda (siamo sempre nel 1968). Ma anche al tema del corpo e dell’organico di David Cronenberg, come puntualmente sottolinea anche l’autore del libro: una ossessione del e per il corpo sicuramente differente (“laicissimo” viene definito il regista canadese, impregnato di cultura cattolica, Morrissey) eppure simile in alcune prospettive, come quella di legare ossessioni erotiche, pornografia e cinema horror. Come Morrissey fa nei suoi personalissimi omaggi alle due figure archetipiche del terrore, Frankenstein e Dracula con Il mostro è in tavola... Barone Frankenstein (1974) e Dracula cerca sangue di vergine... e morì di sete!! (1974)
Uno studio importante, quello di Altinier, soprattutto per il merito di parlare di un regista quasi dimenticato e spesso frainteso, ma anche per il fatto di proporre un’analisi attenta che sa fornire un quadro storico e critico e da lì si inoltra in analisi mai banali e ricche di spunti... forse, con così tanti spunti varrebbe la pena di soffermarsi con maggior attenzione su alcuni di essi.
[aprile 2005]
Carlo Altinier
IL CINEMA DI PAUL MORRISSEYFalsopiano
pp. 208, Euro 13,00
