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LIBRI - IL WESTERN: IL VERO VOLTO DEL CINEMA AMERICANO

Pubblicato il 27 novembre 2006 da Alessia Spagnoli


LIBRI - IL WESTERN: IL VERO VOLTO DEL CINEMA AMERICANO

“All’inizio c’è stata una deflagrazione silenziosa: la coincidenza quasi perfetta tra la fine della conquista del West e la nascita del cinema. Il western, che per venire alla luce aveva avuto bisogno del cinema era nato su ciò che era appena scomparso. Tutta la sua malinconia originale si annida in questa prossimità e irreversibilità temporale: essere appena tramontato, sorgere da ciò che non esiste già più. L’America stessa si è costruita su una doppia estinzione, quella degli indiani e quella della frontiera”.
Il genere, si sa, è stato contemporaneamente occasione di divertimento (soprattutto all’origine) e spunto per riflessioni di carattere più specificatamente storico (anche se sul grande schermo tale preoccupazione si è tradotta quasi sempre nei termini calligrafici di monumentali affreschi epici), ma anche filosofico, psicologico, romantico.
“La conquista del West è un movimento, il termine “western” una direzione. Storia e geografia, qui, si sovrappongono”. Nel western contano dunque, e parecchio, le distanze. E’ nota la differenza di sguardo, che equivale non a caso ad una diversa posizione nei confronti della materia trattata in rapporto alla scala di piani, tra il purista Ford e il guastatore Leone (ed esegeti). Stessa “lontananza focale” intercorre nella prospettiva ottica di un frequentatore occasionale o, all’opposto, di un conoscitore profondo della materia: il primo ritiene di poter ricondurre all’interno del recinto del genere solo tre-quattro tipologie di racconto, mentre il secondo sa bene che il western è in grado di accogliere al suo interno ogni sorta di storia.
Sono stati in particolare due autori francesi ad aver elevato i film di cowboy, liquidati fino a quel momento come prodotti confezionati squisitamente ad uso e consumo di masse incolte, al rango di vero e proprio oggetto di studio privilegiato, al cui interno cogliere i segni sfavillanti di alcune fra le marche più autentiche del cinema di genere (e dunque, di quello hollywoodiano tout court). Stiamo parlando di Andrè Bazin e Jean-Louis Rieupeyrout, firmatari a quattro mani del celebre Il Western o il cinema americano per eccellenza. Una formula che risulta buona ancora oggi, a conferma della validità di quella intuizione originaria, quando si coglieva in fieri una prima evoluzione del genere, quasi “in presa diretta”.
Pur nell’incertezza tutta moderna dei confini e delle rispettive appartenenze, con gli arcinoti e frequentissimi scavallamenti di campo, e nella piena consapevolezza dell’attuale saccheggiamento dei vari codici e stilemi di film in film, alla Cohen è parso - e a noi con lei - di poter individuare come veri e propri “western mascherati” anche film ascrivibili, a prima vista, a generi diversi: si pensi a Un Tranquillo Week-End di Paura, Cane di Paglia, Easy Rider, Guerre Stellari, Copland, passando per Una Storia Vera dell’imprevedibile Lynch (che possiede la cadenza della ballata) per finire con molta produzione carpenteriana. Ma un simile elenco potrebbe proseguire ancora a lungo.

“L’evoluzione stessa del western riproduce la malinconia legata all’Ovest. Spesso hanno cercato di proclamare l’imminenza del declino del genere, considerando i mutamenti come segnali di estinzione, la cui storia ciclotimica ha visto fini successivamente annunciate seguite da eterni nuovi inizi”.
Ma il genere che consente di proseguire un discorso autoriale: si veda il caso esemplare e contemporaneo di Eastwood, che, come dice la Cohen “western o no, esplora il substrato violento del proprio Paese nella maggior parte dei suoi film”.
L’agile libro di Clélia Cohen presenta un taglio molto moderno e originale rispetto ad un oggetto considerato ormai, dagli stessi studiosi di cinema, “polveroso”. Esso si propone come agevole guida per tracciare alcune linee matrici, ripercorrere ben selezionate tracce guida per la lettura del genere. Per il neofita, la pubblicazione della francese Cohen propone un valido primo strumento di lettura, una bussola per orientarsi nella miriade di motivi e passaggi interni al genere: ma anche al più esperto e fine conoscitore sa riservare nuovi spunti di notevole interesse. Soprattutto per lo sguardo, per una volta femminile, rispetto ad un genere considerato, anche qui, secondo un irritante luogo comune, come appannaggio esclusivo dei cinefili uomini. Ma anche per il fatto che giunge fino ai giorni nostri e tenta di “riposizionare” anche autori rimasti un po’ fuori dalla porta principale della trattazione, riservata ai “soliti noti”. E così trovano posto, accanto a Ford, Hawks, Mann, Boetticher, Peckinpah, anche un Delmer Daves, ad es. o perfino nomi come Cimino, Kasdan o addirittura Kevin Costner e non solo per Balla coi Lupi.
Il libro si articola in tre capitoli, dedicati rispettivamente: all’anatomia della definizione “Cinema Americano per Eccellenza” in ogni sua componente, ad una rapida carrellata storica, ed infine all’approfondimento di alcuni topoi (la cui scelta risulta però insolita). La seconda parte dell’opera, invece, risulta completamente composta di illuminanti testi altrui: dalle dichiarazioni dei suoi grandi autori (solitamente poco ciarlieri), alle analisi “ispirate” di alcuni grandi critici. Val la pena soffermarsi in particolar modo su un paio di queste. Ci piace concludere questa rapida presentazione ad un libro realizzato con poche pretese, ma molta intelligenza, con la frase-epitaffio del grande Serge Daney, sorta di dichiarazione d’amore per un genere che di cuori ne ha spezzati e continua ad infrangerne parecchi, nonostante gli anni che passano e le infinite evoluzioni in campo tecnologico. Nella sua analisi de I Cavalieri del Nord-Ovest di John Ford, che può benissimo venire estesa al genere nella sua ampiezza Daney scova, probabilmente, il luogo in cui risiede la ragione del fascino più intimo e segreto di questo genere, superbamente contraddittorio (violento e romantico). E ciò può avvenire solamente “quando un’immagine non ha solo i bordi, ma anche un cuore”.

Clélia Cohen
Il Western - il vero volto del cinema americano
Strumenti Cahiers du Cinema
Lindau
Euro 12,80


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