Libri - Ingmar Bergman. Il posto delle fragole

Quando a poche ore di distanza da quella di Antonioni circa un anno fa si è spenta la fiamma di Ingmar Bergman, il mondo del cinema si è interrogato su quanta arte avesse perso in un solo giorno. L’arte di costruire storie fuori dal comune. L’arte di raccontare usando soltanto le immagini, senza bisogno di tante parole. L’arte di costruire veri e propri ritratti esistenziali in una sola inquadratura. Tra i due l’italiano era di certo più affascinante nella sua capacità di costruzione visiva, ma probabilmente a dare maggiore spessore filosofico al mezzo cinematografico è stato Bergman. Ognuno dei due a suo modo aveva la capacità di far interrogare, porre domande, ma nelle sequenze del regista svedese c’è sempre un significato secondo che tocca tematiche che fanno interrogare da sempre l’uomo. Bergman attinge a piene mani dalla filosofia quando crea un personaggio, un racconto non è mai banale.
Alberto Scandola, docente di cinema dell’Università di Verona, decide di approfondire la filmografia del maestro scandinavo scegliendo uno dei suoi capolavori, Il posto delle fragole. Nella serie di “masterpieces” che la casa editrice Lindau propone da alcuni anni, dopo Il settimo sigillo, non poteva mancare la storia di Isak Borg. Scandola sceglie di inquadrare prima in un contesto storico sociale l’opera di Bergman illustrando i rapporti con la letteratura (Kafka su tutti), con il teatro (Strinberg), con la pittura espressionista e con il resto del cinema europeo che ha influenzato il suo lavoro o che lo ha ispirato: l’Italia dello stesso Antonioni e in cui cominciava a emergere Fellini, la Francia dei primi sussulti della nouvelle vague. Attenta poi l’analisi della sceneggiatura. Ripulita dalla “censura” sui dialoghi dovuta al doppiaggio italiano, la scrittura di Bergman risulta molto meno rassicurante, più cruda, più carnale. I dialoghi originali svelano una ossessione del regista per i corpi e la fisicità dei personaggi, caratteristiche che non saltano subito all’occhio a causa dell’”addolcimento” della traduzione. Il rapporto con il tempo, la memoria e la morte sono quindi tra le tematiche più interessanti che Bergman ha affrontato nei suoi film e quelle maggiormente ricorrenti. Sfogliare il tempo come dice Scandola, non è soltanto narrare i giorni, mostrare i momenti sullo schermo, ma chiedersi il significato che il tempo ha per l’uomo e gli occhi, simbolici indagatori, posti al di sopra di un orologio sono l’emblema di questa concezione.
Standola prosegue la sua esplorazione all’interno del Posto delle Fragole, ponendo attenzione più alle caratteristiche semantiche che tecniche dell’opera di Bergman, analizzando in maniera dettagliata i comportamenti dei personaggi, i significati delle voci over, il puntiglioso lavoro di costruzione di senso che il regista attua per ogni sequenza. Il libro interessa e incuriosisce. Risulta un approfondimento completo e necessario, per un classico della storia del cinema. Un tributo dovuto, un omaggio da cui non ci si poteva esimere.
Autore: Alberto Scandola
Titolo: Ingmar Bergman. Il posto delle fragole
Editore: Lindau
Collana: Universale Film
Dati: 224 pp
Anno: 2008
Prezzo: 17,50 €
webinfo: Sito Lindau
