Libri - Io credo nei vampiri

Emilio de’ Rossignoli non era un critico cinematografico.
Amava il cinema, questo sì, è innegabile. Ma il suo amore era esattamente come quello che nutrono tutti gli appassionati del fantastico e del soprannaturale. Forse più acuto, più lucido e più selettivo di quello di un nerd di burtoniana memoria, ma pur sempre forgiato nel fuoco di una comune passione per l’occulto e l’impronunciabile.
I toni scuri, Emilio de’ Rossignoli li apprezzava senz’altro, ma non gli bastavano un mantello nero, il baluginio di due canini e lo sbatter d’ali di un pipistrello a fargli perdere il lume della ragione. Ai mostri del cinema (ma anche a quelli della vita vera cui dedica spesso pagine ancor più memorabili) chiedeva solo che fossero credibili, realistici e coerenti con la loro realtà fattuale.
Nel parlare di vampiri, lo scrittore e giornalista italiano assumeva l’atteggiamento del naturalista che sa che tutto deve avere una spiegazione plausibile. E che anche il fantastico deve pagare il suo tributo a delle regole, altrimenti si scivola nell’incredibile e la paura finisce per trascolorare nell’ebetismo dello stupore.
Io credo nei vampiri più che un saggio è un florilegio di storie raccattate per strada (o dentro i cinema). Emilio de’ Rossignoli, convinto in cuor suo della concreta esistenza dei vampiri, si è messo in viaggio tra biblioteche e ridenti contrade del vecchio continente, cercando, tra le diffuse superstizioni, i segni tangibili della presenza di individui che davvero bramano il nostro sangue. Il suo saggio ha l’andamento di un viaggio etnografico (comunque legato prevalentemente al contesto indo-europeo) e l’ambizione mai nascosta di voler essere una summa sulla storia del vampirismo dalle origini (incredibilmente ebraiche) ai giorni d’oggi - appena ieri per noi lettori di oltre quarant’anni dopo la prima edizione.
Vi apprendiamo con stupore di come si parli di vampiri già per i tempi di un Adamo senza Eva, quando il nostro progenitore, a seguito di un sogno erotico rivolto ad una donna ancora non creata, disperse seme che inacidì, appunto, in un vampiro. E vi scopriamo i motivi per cui il grande succhiatore è allergico all’aglio e può essere ucciso solo dal frassino. Il tutto scritto con coerenza e con l’appoggio di formule chimiche che faranno sorridere qualche tecnico di laboratorio e rabbrividire qualche altro.
Se nel libro si parla tanto di cinema è perchè quest’arte ha cominciato presto a parlar di vampiri e il suo interessamento, durato nel tempo come un matrimonio ben assortito, non è parso mai accessorio.
Ma quando guarda i film de’ Rossignoli non lo fa mai con lo spirito del critico che studia l’estetica, ma con quella del vampirologo a caccia di esemplificazioni. Ecco allora le relativamente poche critiche al lavoro di Lugosi come le stilettate ironiche al mito dei canini imposto da Christopher Lee (la Hammer aveva appena cominciato a spargere terrore nelle contrade del mondo).
Solo in questa prospettiva si può perdonare allo scrittore la leggerezza con cui liquida certi momenti fondamentali del capolavoro di Murnau giudicato non solo poco credibile, ma anche esteticamente superato (vien da chiedersi, però, quale delle varie versione del film gli è capitato di vedere: non certo l’ultima bellissima edizione del BFI col negativo che recupera il viraggio dei colori originale e che certo gli sarebbe parso più vicino alle sue idee).
Ma al di là di tutto, Io credo nei vampiri resta nella memoria per il taglio originale delle argomentazioni e per la capacità di condensare, nel giro di poche pagine, infinite possibili variazioni di un mito, non a caso, immortale.
Autore: Emilio de’ Rossignoli
Titolo: Io credo nei vampiri
Editore: Gargoyle books
Dati: 396 pp
Anno: 2009
Prezzo: 16,00 euro
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