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Libri - Jennifer’s body

Pubblicato il 11 giugno 2010 da Alessandro Izzi


Libri - Jennifer's body

Recita la quarta di copertina: “non si tratta di una semplice riduzione a fumetti del film interpretato da Megan Fox, ma un’opera indipendente e complementare. E’ l’intreccio delle vite che il film sfiora soltanto: entra nella mente delle vittime e racconta la loro storia di sangue e passione”.
Parole sufficientemente generiche da non anticipare troppo, ma abbastanza circostanziate da alimentare la curiosità dei fans (non molti ad essere onesti) del film ricavato dalla prima sceneggiatura di Diablo Cody.
Come sempre l’anima del commercio mostra i suoi artigli seducendo il lettore con parole di miele prima di lanciargli la stoccata, poche righe più sotto, del fatale prezzo dell’acquisto.
Poco ad essere onesti, perché sborsando appena una dozzina di euro, si ha davvero la possibilità di portarsi a casa un albo di fumetti ben curato sotto il profilo grafico e piuttosto interessante nei contenuti.
Ma procediamo con ordine. A monte di tutto c’è un’idea intrigante di Rick Spears: prendere il film con Megan Fox ed usarlo, non come fonte, ma come spunto per una ricognizione del tutto personale sulla realtà dei teenagers nel contesto scolastico americano.
Della trama filmica originale vengono, quindi, rispettati luoghi, tempi, azioni e perfino interi stralci di dialogo, ma essi vengono poi piegati ad una libera variazione narrativa che ne modifica, di fatto, il senso complessivo.
La possibilità di esplorare gli accidenti narrativi raccontati nel film da angolazioni diverse rispetto a quelle sperimentate nel modello, permette, di fatto, al lettore di accedere a nuovi orizzonti affabulatori con personaggi che assumono connotazioni del tutto autonome rispetto all’originale.
Per giungere a questi esiti originali si è reso, però, necessario violentare la struttura portante della pellicola di partenza sino al punto di annullarla del tutto. In questo modo i due personaggi principali del racconto filmico (Jennifer e Needy) finiscono per diventare accessori al portato narrativo del fumetto, mentre le vittime designate, che nel film son poco più che comparse, assumono i tratti distintivi di veri e propri protagonisti.
Nel passaggio verso la loro nuova posizione attanziale, essi cominciano ad assumere connotazioni psicologiche di segno addirittura inverso rispetto a quelle che avevano nella pellicola.
Jonas, ad esempio, che nel film era il classico palestrato latentemente omosessuale, nel fumetto si trasforma in un ragazzo egoisticamente concentrato su se stesso e condannato ad un futuro assolutamente fallimentare. Le sue crisi di pianto, nel film motivate dalla perdita del suo amico più caro, nel fumetto divengono prese di consapevolezza dell’ineluttabilità del proprio destino così simile a quello di tanti altri americani illusi dallo sport e poi gettati in pasto a squallidi lavori e matrimoni.
Ahmet l’indiano, poi, che nel film è davvero mera comparsa, diventa nel fumetto protagonista di una storia di integrazione impossibile all’interno di una realtà, come quella della provincia americana, francamente razzista.
Al di là dell’originalità dell’approccio narrativo si è rivelata, comunque, vincente la scelta di assegnare ciascun segmento narrativo del fumetto a disegnatori diversi.
Così Il primo capitolo (Jonas) si avvale di un disegno dai tratti fortemente geometrici e quasi da murales (la matita è di Jim Mahfood) che ben si adeguano (grazie anche ai colori quasi espressionistici di Justin Stewart) al racconto di una discesa agli inferi di un personaggio obbligato a scendere a patti coi falsi miti sui quali ha costruito la propria esistenza.
Viceversa i pastellati curati dai Digikore Studios conferiscono volumi certi al tono più realistico con il quale Nikki Cook racconta le vicende del suo Colin: forse il personaggio che più somiglia al suo omologo filmico.
Maggiore cinefilia viene mostrata da Dean Trippe (ai colori) nell’episodio di Ahmet. Capitolo, quest’ultimo, che viene immaginato come lo storyboard di un triste musical di Bollywood che nasconde, sotto la massa di colori (su cui dominano gialli di matrice chiaramente indiana), gli intenti di una più precisa critica sociale.
Enormemente più libera, invece la strutturazione grafica del capitolo dedicato a Chip (a firma di Alan Robinson) che resta, forse, il momento più alto di tutta questa raccolta.
Prologo ed epilogo si devono, infine, alla matita di Tim Seeley.
Una lettura consigliata, forse, più del film che di queste tavole è stato diretto ispiratore.


Autore: A.A. V.V. (testi di Rick Spears)
Titolo: Jennifer’s body
Editore: Coniglio Editore
Collana: Paracult
Dati: 112 pp, formato: 17x24
Anno: 2009
Prezzo: 12,50 €
webinfo: Scheda del libro sul sito Coniglio editore


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