Libri - Krzysztof Zanussi. Tempo di morire. Ricordi, riflessioni, aneddoti

Quando il mondo intorno a noi ci si fa incomprensibile, quando i valori per i quali abbiamo lottato tutta una vita vengono sostituiti da quelli che non possono non sembrarci dei disvalori, quando il presente si fa buio e la strada percorsa ci pare infinitamente più lunga di quel breve tratto che ancora ci resta da affrontare, allora è tempo di morire.
Ci accompagnerà il rammarico di non essere riusciti a portare a compimento tutto quello che ci eravamo prefissati, ci sorprenderà il pensiero dei sorrisi non ancora regalati e delle carezze che il pudore ha fermato sulle nostre mani, e, certo, ci coglierà ancora impreparati l’idea che il mondo possa fare a meno di noi, ma la morte è un porto sicuro per chi sente di poter dire ancora qualcosa, ma sa anche che quel qualcosa verrà percepito come inutile da tutte le persone che avranno la possibilità di ascoltare.
Del resto come può un regista nato sotto l’egida del cinema d’autore, quando la firma di una pellicola era garanzia di qualità artistica e di uno sguardo non banale sul mondo, rassegnarsi al cinema fatto in serie all’interno del sistema hollywoodiano? Come può un polacco che ha visto cadere il muro di Berlino (e non senza soddisfazione) arrendersi di fronte all’evidenza che l’unico sistema politico vincente al mondo sia oggi solo quello capitalistico che impone il valore del denaro e si brucia nella crisi economica? Come può una persona che ha patito la fame durante la seconda guerra mondiale mentre la madre dava rifugio a fuggiaschi ebrei nel retro del negozio, arrendersi di fronte ad un mondo che ha nascosto ogni possibile valore sotto il tappeto buono come si fa con la polvere raccolta dalla scopa?
Zanussi dice a se stesso e al mondo che è giunto il tempo di morire. Ma l’agonia non è solo la sua personale di cineasta che non riesce ad accettare il modello del cinema americano imperante (e peggio ancora della televisione degli odiati serial televisivi stile Dinasty), ma quella dell’intero occidente europeo che ormai sopravvive a se stesso dimentico dei tempi in cui in Europa nascevano Mozart e Dostoevskij. Kieślowski ci dice Zanussi, è stato l’ultimo autore capace di dare un senso al cinema d’autore, ma l’illustre connazionale è stato attivo sino alle soglie degli anni Novanta; tutto il Nuovo millennio nasce sotto l’egida di innovazioni tecnologiche che restituiscono al cinema la sua dimensione di baraccone circense, ma che non merita l’immortalità per cui ogni artista dovrebbe lottare. I film ormai nascono in serie, li si produce in una catena di montaggio e il regista è appena un ingranaggio all’interno di un meccanismo oliato che sforna blockbuster o prodotti il cui obiettivo minimo è rientrare nelle spese.
Ovvio che chi ha diretto il primo film su Papa Giovanni Paolo II riuscendo a filmare nel proibitissimo Vaticano (altro che Angeli e demoni!) e per chi ha affrontato il tema della fede e della storia in ogni sua pellicola, si sentano a distanza suonare le campane a lutto.
Ma la fede, che è anche il titolo del penultimo capitolo di questo monumentale libro di memorie, dà un senso diverso alla parola morire. Per Zanussi morire non è nichilistico arrendersi al nulla, ma giungere alla consapevolezza che è arrivato anche il momento di cambiare.
Non solo nella Bibbia e non solo nei Vangeli la morte è prima di tutto trasformazione, cambiamento, epifania del nuovo.
E forse questo libro di memorie spudorato e gentile che rifiuta ogni andamento lineare e cronologico per affidarsi ai capricci di una rievocazione proustiana (quasi per caso Zanussi in un discorso disse che il suo modello cinematografico era Proust) può essere un buon mattone per edificare le mura di un possibile cambiamento.
Forse sono ancora molti i giorni di Dinasty e de Il grande fratello, forse gli schermi televisivi dovranno essere ancora pieni di immagini di soubrette e di scandali sessuali, ma verrà un giorno in cui la società di stancherà di questi giochi deficienti per bambini ancora più deficienti. E allora, forse solo allora, le parola lucide di un regista che afferma con chiarezza, contro il relativismo imperante, che deve esserci una Verità ulteriore e che per essa deve valer la pena combattere e sognare, tornerà ad essere attuale e vitale.
A questo lettore non ancora nato si rivolge questo libro che non è mai svenevole, né facilmente nostalgico, ma che si invera di squisiti aneddoti e si innerva dello spirito di un artista che è stato scomodo a molti e non trova ancora una sua posizione tra le partigianerie cinefile (il che, forse, è più un bene che altro).
Denso di malinconia, Tempo di morire racconta l’oggi ricordando. E tra le parole si intravede la speranza di un futuro più radioso. Se non altro meno televisivo.
Autore: Krzysztof Zanussi
Titolo: Tempo di morire. Rircordi, riflessioni, aneddoti
Editore: Spirali
Collana: l’alingua
Dati: 388 pp, brossura con alette, ill. b/n
Anno: 2009
Prezzo: 25,00 €
webinfo: Scheda libro sul sito Spirali
