LIBRI - LE SOGLIE DEL FILM. INIZIO E FINE NEL CINEMA

Come comincia un film e come si chiude? Si possono rintracciare modalità, se non seriali, quantomeno omogenee? Degli stilemi linguistici, narrativi e visivi? A queste domande da una risposta questo libro della studiosa torinese Micaela Veronesi... o meglio, più che una risposta, che pare sia a lei che a noi abbastanza scontata (esistono, eccome!), l’autrice inizia subito a definire i molteplici modi dell’inizio e della fine dei film (e, ovviamente, le molteplici eccezioni).
Il libro si divide in due parti ben demarcate, quella degli inizi e quella delle fini. Si prende in considerazione innanzitutto da cosa inizia un film per esempio... dal buio in sala, il logo della casa di produzione, i titoli di testa veri e propri...
Veronesi quindi, supportata da testi narratologici, di semiotica e di semiotica del cinema, si avventura nella definizione dell’entrata dello spettatore nel film, quelle “porte” che definiscono il nostro ingresso nel testo. Con spirito catalogatorio definisce alcune categorie fondamentali come “il viaggio”, “mistero, paura, imprevedibilità”, “in medias res” ecc. per poi spostarsi ad un’analisi prettamente linguistica, partendo dall’establishing shot e arrivando alla voce narrante, le didascalie, la soggettiva, i piani sequenza. Mentre, per la ricerca, sui finali non si poteva che partire dagli happy end che così tanto hanno caratterizzato molto cinema classico americano, per arrivare alla falsa ciclicità, i finali aperti ecc. che caratterizzano invece il cinema moderno e quello contemporaneo.
L’opera assolve bene il compito di presentare un catalogo di possibili linguistici, estetici e narrativi, gettando le basi (assieme, almeno per l’Italia, ad un libro di Bruno Di Marino di qualche anno fa) per un lavoro su due momenti fondamentali per qualunque tipo di narrazione... certo, le domande e le questioni che “lancia” per essere approfondite sono molteplici... sarebbe interessante capire meglio il meccanismo che definisce l’autorialità per esempio dei titoli di testa. Qual’era la norma nel cinema classico hollywoodiano? Chi li girava? E, soprattutto, chi decideva chi li dovesse girare e con quale libertà? Il regista? Il produttore? Con quale interazione... come ha fatto una figura come Saul Bass, ricordata ovviamente nel libro, a divenire un vero e proprio autore cinematografico (omaggiato tra l’altro da una splendida retrospettiva durante il Festival di Taormina, direzione Ghezzi)? Domande che si pongono con tanta più evidenza in riferimento a molto cinema contemporaneo che, come nota giustamente l’autrice, prova modalità diverse di entrata nel film... ma sarebbe curioso indagare sui legami tra industria, marketing e arte che si vengono a creare nel confezionare un film americano (e non solo) oggi... come molti di questi si appoggino ad una “canzone traino” che viene usata spesso nel trailer, che chiude quasi sempre il film e che lo apre sui titoli di testa, richiamando o, viceversa, richiamata dal videoclip estratto che “occhieggia” al film... una modalità estetica che lega trailer, inizio film, film e videoclip, tutta contemporanea e molto interessante per i motivi di sperimentazione e soprattutto per il rivoluzionario uso della colonna sonora che il cinema contemporaneo sta sperimentando... Un tema legato al dibattito sul cinema postmoderno che tra l’altro lega la propria estetica a testi come quelli dei videogiochi o internet, caratterizzati da una forte presenza del dato grafico oltre che quello visivo e musicale... una coincidenza di intenti che fa del trailer e dell’inizio di un film, tra le forme più accattivanti dell’audioviusivo contemporaneo assieme alle sigle, gli stacchi pubblicitari di MTV per esempio e il videoclip... La domanda sull’autorialità dei titoli di testa (e, ultimamente anche quelli di coda, si pensi a quel piccolo capolavoro che sono i titoli finali di Lemony Snicket. Una serie di sfortunati eventi) pone anche problemi di carattere “filologico”... molti director’s cut degli ultimi anni ci hanno regalato non solo sequenze nuove, ma anche titoli di testa cambiati... oppure pensiamo al caso emblematico della sequenza iniziale di Touch of Evil, uno dei più splendidi piani sequenza della storia del cinema, “infestato” di scritte...
[Agosto 2005]
