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Libri - Ornella Muti

Pubblicato il 2 giugno 2010 da Erica Buzzo


Libri - Ornella Muti

«L’attore deve capire che stai dalla sua parte; solo così ti può dare qualcosa».

Ipse dixit, Francesco Maselli. E sia detto chiaro allora, della collaborazione con Ornella Muti il regista porta un’ottima testimonianza.
Affidare la stessa affermazione all’autore del libro, Alberto Scandola, sarebbe un’operazione artificiosa e a tradimento del suo significato? In altre parole, perché un libro su Ornella Muti? Certo, curiosità e anticonformismo (si pensi al cinema con la ’c’ maiuscola come guarda alla nostra attrice); ma poi, per appassionare, la scrittura – sia questa di un film o di un libro – è opinione comune che deve posare su una questione di fiducia, di ‘dialogo’ e interazione, tra l’oggetto dello sguardo e il suo narratore. Da qui, come le immagini hanno saputo raccontare, più o meno felicemente, i personaggi interpretati dall’attrice, le pagine del libro non tradiscono la forza mitopoietica delle migliori espressioni registiche.

Francesca Rivelli, in arte Ornella Muti, esordisce nel 1970 con il film La moglie più bella di Damiano Damiani. All’epoca quattordicenne e «sprovvista sia di studi di recitazione che di produttore pigmalione», è conosciuta in quegli anni (si sa, anni tristi per il cinema italiano) grazie anche al fotoromanzo per cui il suo volto e il suo corpo divengono familiari alla cultura popolare. Pagina o immagine in movimento che sia, per Ornella Muti è l’inizio della consacrazione a presenza ‘non agente’, a icona della sottogestualità. Pur nella varietà dei personaggi interpretati e sotto la direzione di registi assai diversi (all’attivo più di ottanta i lungometraggi e più di una decina di fiction televisive), la linea circolare del volto, il sorriso e gli occhi grandi, il corpo dalle pose statuarie e dalle movenze eteree restano le forme su cui si gioca il successo dell’antidiva. Immagine seducente, magnetica, erotica e – come sottolinea bene l’autore – lontana dall’archetipo della femme-enfant fatale quale è stato quello dalla Bardot, ad esempio. Diva nella misura in cui l’arte della posa mira alla costruzione di un sex symbol, antidiva perché figura demistificata, modello non più irraggiungibile e semmai, al contrario, simbolo di emancipazione femminile da (poter) emulare, Ornella Muti è sullo schermo essenzialmente un ‘oggetto’ da contemplare. Una presenza/assenza la cui «retorica della mostrazione» si fonda sulla dialettica tra campo e fuori campo, tra un donarsi e un sottrarsi, tra il dettaglio e il tutto. Dialettica vincente, di una donna che sa come trovare l’equilibrio delle proprie forme, del proprio «corpo palinsesto».

Impossibile soffermarsi in questa sede su tutta l’opera di Alberto Scandola, che ripercorrendo la carriera dell’attrice, offre al lettore molto più di un’analisi critica. Inserendola all’interno degli studi sull’attore, Ornella Muti, ci viene raccontata attraverso una duplice linea temporale, sincronica e diacronica, e una serie di linee guida, di cui è opportuno proporne almeno tre: una critica-performativa, direttamente o indirettamente, testimoniata da alcune prassi registiche, una storica per cui viene contestualizzata l’opera dell’attrice e una più propriamente linguistica (interna alla semantica del linguaggio cinematografico, s’intende) a cui si deve la forza del libro di scardinare i pregiudizi, o comunque di trattarli sempre in termini problematici.
Un libro dunque in cui una delle attrici “non educate” del nostro cinema non può che trovare riflesso alla sua bellezza.


Autore: Alberto Scandola
Titolo: Ornella Muti
Editore: L’Epos
Collana: La carrozzo d’oro
Dati: 249 pp; copertina flessibile; 24 fot. b/n
Prezzo: 23,80 €
Anno: 2009
webinfo: Scheda libro su sito L’Epos


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