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LIBRI - Sean Connery

Pubblicato il 10 febbraio 2010 da Carlo Dutto


LIBRI - Sean Connery

Dominazione del mondo? I manicomi sono pieni di gente che crede di essere Napoleone o Dio!*

Sean Connery domina il cinema? No, lo guarda sornione da lontano, lo annusa, lo colpisce con il sarcasmo, lo abbandona e lo riacciuffa. A volte conquista, a volte tira per le lunghe, sempre affascina. Un libro edito da Electa e presentato durante la prima, lontana, edizione della Festa del cinema di Roma celebra l’attore, il personaggio, il nazionalista, il sir baronetto Connery. Ci si chiede se ci sia un personaggio che il barbuto di Edimburgo non abbia interpretato: colonnello, ammiraglio, giornalista, sceicco, ladro, detenuto, ma anche Robin Hood (nel 1976) e Re Riccardo (nel pessimo Primo Cavaliere del 1995), in un continuo rincorrersi di doppi e doppioni. E in un certo senso, come le grandi star del cinema classico à la Bogart, Connery ha la capacità di proiettare sullo schermo una doppia immagine: da una parte quella di un attore diligente e infaticabile nel ricercare la verità più intima del personaggio, dall’altra quella dell’uomo mai dimentico di una personalità vivida e inimitabile che da sempre lo contraddistingue. Un attore che riesce a essere protagonista e caratterista nello stesso film, come sottolinea Sidney Lumet, suo demiurgo in cinque pellicole. Inevitabilmente lunga la lista dei costumi indossati: dallo smoking d’ordinanza della serie 007 alla pelliccia preistorica (Zardoz), dal saio francescano al turbante approssimativo de L’uomo che volle farsi re, alla coppola di The Bowler and the Bunnet, il documentario da lui stesso diretto sui cantieri navali di Clyde, nella patria Scozia. Un attore che domina i film, non li prevarica, ricorda Gus Van Sant nell’intervista concessa ad Antonio Monda. Il regista di Scoprendo Forrester, pur confessando la scelta di Connery come imposta dalla produzione, ne ricorda la duttilità e un’affascinante sottigliezza di pensiero. Nella lunga conversazione con Mario Sesti si abbracciano tutti gli stadi della carriera, dagli inizi con il concorso di Mister Universo al rapporto con il figlio Jason, che ha scelto la strada della regia facendo inchiostrare libri e giornali su un presunto confronto edipico. Si rincorrono i racconti di vita innestati alla filmografia di un attore che non è rimasto completamente imbrigliato, come si potrebbe invece immaginare, al mito dell’agente segreto creato da Ian Fleming. Un personaggio-numero, la ‘leggenda scomoda’ che è anche una gabbia più volte elusa, una maschera diretta, e quindi emancipata da Bond, grazie a registi di altissimo calibro, da Fred Zinnemann a Steven Spielberg, da John Huston ad Alfred Hitchcock, passando per Terry Gilliam e Gus Van Sant.

Si amalgamano varie testimonianze e ricordi, dal costumista Dante Ferretti, che ricorda i tempi sul set de Il nome della rosa, eretto nella periferia romana di Prima Porta, a Ursula Andress, indimenticabile prima Bond-girl della storia, ma anche la cronaca dell’incontro con Umberto Eco. Lo scrittore Roberto Cotroneo, legando la figura del Guglielmo di Baskerville alla spia più famosa di Sua Maestà, scopre i lati più intimamente correlati di due personaggi nati in milieu tanto diversi quanto osmotici, uniti dal fine ingegno, dalla vita spericolata tra oscuri intrecci, omicidi ed equilibri politici, aiutati dalla tecnologia (le lenti e la conoscenza da una parte, la sofisticata Aston Martin dall’altra) e resi immortali da un tappeto costante di vitale ironia britannica, a volte irritante, a volte seducente, spesso spiazzante.

Impreziosito da un centinaio di fotografie in bianco e nero, dalle foto di scena a quelle catturate nei dietro-le-quinte in giro per il mondo, primi piani con la barba, senza barba, con poca barba, il volume, pubblicato in una elegante edizione bilingue (italiano e inglese) risulta un’ottima summa sull’attore scozzese. Un simpatico quanto corposo ‘Connerydario’, con voci dalla A di Agamennone (il suo ruolo in Banditi del tempo di Gilliam) alla Z di Zardoz, completa la filmografia commentata. A volte il minuscolo carattere della stampa risulta faticoso da leggere, come se la scelta grafica avesse troppo spesso privilegiato l’aspetto estetico della pagina, ma sono peccati veniali ben equilibrati da un contenuto esaustivo, interessante e curioso. Una star rimasta umana recita il capitolo firmato dal critico David Robinson, che sottolinea una personalità cambiata nel tempo, ma con gli occhi sempre ridenti e guardinghi. Un personaggio sfuggente anche nella vita privata, che può permettersi, in un cinema fatto di scelte regolate dai cachet, di rifiutare Il signore degli Anelli, Matrix e recentemente la parte del padre di Indiana Jones in un seguito al terzo episodio della saga. Un personaggio capace di mettere quindi in crisi produttori e spettatori, scioccati nel sentire il grido di rabbia del soldato torturato nel finale de La collina del disonore, ma anche così affascinati dalle occhiate e dall’aggrottarsi della fronte del capitano Raius che pervicacemente aspira alla libertà a bordo di un sottomarino di nome Ottobre Rosso.

*Sean Connery al dottor No in Licenza di uccidere, Terence Young, 1962.

[Carlo Dutto]


Autore: a cura di Mario Sesti
Titolo: Sean Connery
Editore: Mondadori Electa
Dati: 200 pagine, formato 21x26, brossura, bilingue (italiano/inglese), 120 fotografie b/n
Prezzo: 25 euro
Web info: Sito Electa


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