Libri - Sydney Pollack. Il Cinema, I Film

Nel glorioso firmamento di filmakers hollywoodiani anni ’70, la stella di Pollack cede magari il proscenio a un Altman, uno Scorsese, un Coppola, uno Spielberg o un Lucas, brillando un po’ in disparte, e tuttavia, di piena luce propria. Il suo nome è legato a un pugno di titoli indimenticabili, entrati anche loro in varia misura nella memoria collettiva e nella storia del cinema di quella particolare fase, incontrando quasi sempre anche i favori del grande pubblico: da autentiche perle come Non si uccidono così anche i cavalli? (’69), Corvo Rosso non avrai il mio scalpo (’72), Yakuza (’75) e I Tre Giorni del Condor (’76), passando per film comunque memorabili come il mélo Come Eravamo (’73) o la deliziosa commedia Tootsie (’82), fino alla definitiva consacrazione degli Oscar a pioggia (ben sette) sull’ampio affresco de La Mia Africa (’85). Opere destinate a non tenere i segni dell’età, nate già come classici e che anzi, sembrano avere tutto da guadagnare dallo scorrere del tempo. Quale il loro segreto e quello del loro “creatore di sogni”? “Pollack solleva questioni umane, astrazioni che diventano concreti atti di vita: l’identità, il rispetto, la dignità, l’onore, la libertà, l’impegno, l’amicizia, l’amore […] Sono idee rivestite di carne ma prive della coscienza di esserlo. Questa centrifuga teorica, che non arriva mai alla tesi apertamente dichiarata, sfugge così alla didattica pedantesca per entrare nella maieutica e fa sì che il cinema di Pollack a distanza di anni non invecchi né risulti datato”.
Più di recente il suo talento aveva invero vacillato, mostrando segni di cedimento un poco preoccupanti, sotto il peso dell’inutile remake wilderiano di Sabrina (‘95) o del non del tutto convincente Destini Incrociati (’99, Harrison Ford evidentemente non gli porta fortuna) fino alla recente ripresa con The Interpreter (2005) e, soprattutto, con il bel documentario sull’architetto Frank Gehry, creatore di sogni (2005).
Nell’arco di un’ultraquarantennale carriera nel mondo dell’entertainment, varcato come interprete, ma poi calcato anche in qualità di regista e, infine, come produttore, egli ha diretto venti film per il cinema, ventiquattro per la tv, ne ha prodotti una quarantina e recitato in trentacinque. Non male davvero. Queste cifre impressionanti ci dicono quanto Pollack sia stato poco fermo a rimuginare: quando non era preso da un suo film, pensava comunque sempre e solo al cinema.
Il completo e assai denso volume monografico curato da Luciano Barisone e Leonardo Gandini, smembra l’opera omnia pollackiana in alcune arterie principali e la sottopone ad una vera e propria autopsia critico-filologica. Il risultato è una raccolta collettanea di saggi, incaricati ciascuno di far luce su un singolo aspetto del lavoro complesso e stratificato di questo proteiforme interprete hollywoodiano, avvezzo a lavorare ai margini dell’industria, costantemente dentro e fuori da essa, eppure sempre attento ai dettami della piena comprensione e fruizione spettatoriale delle sue pellicole, onde non evocare a sé l’ostracismo del suo pubblico affezionato (un rischio quasi sempre scampato, per sua fortuna).
Sotto i riflettori finisce dunque Pollack il regista, ma anche Pollack il produttore entrato di recente in partnership con Minghella (alla Mirage si deve, fra gli altri, il Ragione e Sentimento di Ang Lee), Pollack attore per altri grandi registi (quasi una spia infiltrata, come molti suoi protagonisti borderline, sui set kubrickiani, altmaniani, alleniani, per carpire loro qualche segreto nella direzione di un film).
L’analisi non può non approfondirsi quando si giunge alla fondamentale fase di sceneggiatura, centrale in quest’autore come in pochi altri. Da qui a parlare dei suoi sempre amati personaggi, il passo è presto compiuto. E allora ecco che veniamo edotti sui segreti legami che uniscono il “nostro” al fine interprete Redford (paragonabile, in quegli stessi anni, al sodalizio Scorsese-De Niro), davvero un po’ sottovalutato dalla critica. “Redford era straordinario: per me era l’alter ego ideale, il perfetto eroe americano, contraddittorio come l’America stessa. Aveva quest’aspetto da principe, biondo e con gli occhi azzurri, ma al tempo stesso era ombroso e complesso. […] A mio parere era un attore migliore di quanto la gente credesse: ma era come se fossero tutti accecati dalla sua bellezza”.
A corollario e, insieme, coronamento di questo approfondito lavoro, giunge la lunga intervista realizzata direttamente con l’autore, in cui viene ripercorsa come in una rapida cavalcata a ritroso, tutta l’attività artistica di Pollack e grazie alla quale emerge tutta la sua straordinaria, invidiabile chiarezza d’intenti e di vedute.
Autore: Luciano Barisone e Leonardo Gandini (a cura di)
Titolo: Sydney Pollack – Il Cinema, I Film
Editore: Voir Trade Editore
Collana: I Libri di Infinity, Alba International Film Festival
Dati: pp 231, brossura
Anno: 2007
Prezzo: 15 €
Web Info: Sito Alba International Film Festival
