Luna nera (Stagione 1) - Teste di Serie

«Le streghe smetteranno di esistere, quando voi smetterete di bruciarle!»
(Pietro)
IL SORTILEGIO FALLITO
Tremate, tremate, le streghe son tornate! Una volta, forse, era così; oggi, purtroppo, non più. Almeno stando a Luna nera, nuova serie tv tutta italiana, prodotta da Fandango e distribuita da Netflix , tratta dalla serie di romanzi Le città perdute di Tiziana Triana. Ideata da Francesca Manieri e Laura Paolucci, assistite dalla scrittrice, Luna nera catapulta lo spettatore nel XVII secolo, in una terra rurale, corrosa da oscuri presagi e minacciose superstizioni – le location scelte, oltre agli studi di Cinecittà, spaziano in lungo e largo per la boscosa e antica provincia di Viterbo – in cui sono le donne più argute e carismatiche a doversi guardare le spalle dai repentini atti accusatori per stregoneria. Soltanto che, in questo microcosmo di fanatici religiosi, le streghe esistono davvero, come la giovane Ade (Antonia Fotaras) scopre ben presto; e a loro finisce con l’unirsi, scoprendosi dotata di poteri nascosti e destinata a soffrire per amore, oltre che per colpa dei continui scontri con i Benandanti, i cacciatori di streghe agli ordini del fabbro Sante (Giandomenico Capaiuolo).
Nonostante un titolo che lascia spazio a poche interpretazioni e a una messa in scena rivolta al genere horror, Luna nera non è affatto un prodotto pensato per spaventare, tutt’altro: le streghe si riducono a reiette dalle buone intenzioni, osteggiate dai crudeli Benandanti, che danno loro la caccia perché detentrici di poteri che non comprendono – o non vogliono comprendere – e, per questo, lontani dalla luce e dal volere divino; solo che, ben presto, gli stessi cacciatori sono costretti a chiedere aiuto all’alto prelato Oreggi (Roberto De Francesco), in verità il perfido mago che tentò in passato di appropriarsi del libro della morte custodito dalle streghe, che a sua volta mostra e fa uso di poteri arcani, in nome di una fantomatica giustizia divina. Quindi, non è nell’elemento mistico che i superstiziosi non si identificano: ed ecco che Luna nera svela la sua vera identità, come prodotto tutto al femminile, pensato per aggregarsi a piè pari a quella ormai interminabile trafila di accuse al machismo più becero, in difesa di una rivalutazione dei diritti e delle libertà di cui le donne, oggigiorno sempre più in maggioranza, si sentono private.
E, per carità, non c’è nulla di male in tutto questo, finché, sia chiaro, il prodotto funzioni. E Luna nera, per quanto possa essere celebrata come coraggiosa proposta seriale, proprio non riesce a farsi apprezzare, né a instaurare una flebile connessione empatica con lo spettatore. A cominciare da un cast di attori che si fa fatica a comprendere in che modo siano riusciti a catturare l’attenzione delle showrunner, alcuni impresentabili già nell’esternazione verbale dei personaggi a cui danno corpo – su tutti il protagonista maschile Pietro, interpretato dall’esordiente Giorgio Belli -, nonché per nulla coinvolgenti e smodati in certi passaggi di maggior intensità drammatica, a cui fa eco un registro musicale ai limiti del trash, oltre che spesso fastidioso.
Ma il difetto più evidente di questo esordio italiano, che vanifica il lavoro certosino di ricostruzione scenografica, coincide con una messa in scena che finisce con l’essere schiacciata dall’incapacità di scegliere una netta linea narrativa da seguire, da cui ne escono contusi tutti i personaggi principali, costruiti così superficialmente da agire e reagire in maniera spesso scellerata – addirittura fastidiose la conversione di Pietro alla causa dei Benandanti e la trasformazione finale di Ade in un individuo malvagio, nuovo prototipo dell’antagonista Oreggi.
Cosa vuole (di)mostrare, allora, Luna nera? Approfondire i danni degli ostracismi di uomini accecati dalle credenze cristiane, contro donne credute streghe che, in realtà, streghe lo sono per davvero? Mettere a confronto “l’innocuo” potere derivato da Madre Natura, con il sacro fuoco del volere divino, spesso più ambiguo di quanto appare? Svelarsi per quello che è, ovvero una stucchevole farsa in pieno stile #MeToo, che non ha motivo di esistere, considerato che anche le donne di paese e la cacciatrice Cesaria (Gloria Carovana) agiscono per contrastare e combbattere le streghe stesse? Tutto ciò e, al contempo, niente di tutto questo, almeno per poter approfondire uno tra tali spunti narrativi. Quel che fa Luna nera, invece, è mostrarsi per l’ennesima fiction smielata, in perfetto stile da televisione di Stato – e chissà come abbia potuto, allora, Netflix dare il benestare per un’operazione tanto infruttuosa e vuota -, scritta in maniera tanto schizofrenica e allo stesso modo diretta.
Impossibile proseguire la visione con la già annunciata seconda stagione.
(Luna nera); genere: fantastico, drammatico; showrunner: Francesca Manieri, Laura Paolucci, Tiziana Triana; stagioni: 1 (rinnovata); episodi prima stagione: 6; interpreti: Antonia Fotaras, Astrid Meloni, Nathan Macchioni, Giorgio Belli, Manuela Mandracchia, Roberto De Francesco, Federica Fracassi, Lucrezia Guidone, Adalgisa Manfrida, Giada Gagliardi, Giandomenico Cupaiuolo, Gloria Carovana, Filippo Scotti, Gianmarco Vettori, Aliosha Massine, Martina Limonta, Giulia Alberoni, Camille Dugay, Gaetano Aronica, Barbara Ronchi; produzione: Fandango; network: Netflix (Italia, 31 gennaio 2020); origine: Italia, 2020; durata: 45-60’ per episodio; episodio cult prima stagione: 1x06 - Lux
