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Marvel’s Luke Cage (Stagione 1) - Teste di Serie

Pubblicato il 12 ottobre 2016 da Stefano Colagiovanni
VOTO:


Marvel's Luke Cage (Stagione 1) - Teste di Serie

"Io non credo in Harlem. Io credo nelle persone che fanno di Harlem quello che è!"
- Luke Cage

Prosegue a passi da gigante il percorso che Netflix ha intrapreso spalla a spalla con il Marvel Cinematic Universe: percorso battuto dal giustiziere cieco Matt Murdock/Daredevil, dall’indomanbile investigatrice privata Jessica Jones e, ora, dal paladino di Harlem Luke Cage (e presto sarà il turno del portentoso Iron Fist). Loro sono (saranno) I Difensori (The Defenders), intrigante crossover che strizza l’occhio ai più blasonati Vendicatori, proiettando l’azione in un microcosmo più urbano e a stretto contatto con la gente di strada e i loro piccoli, grandi problemi. Ma non affrettiamo i tempi.

Terzo arrivato in casa Netflix per merito dello showrunner Cheo Hodari Coker, il gigante nero e buono Luke Cage (Mike Colter) sembra essere un abitante di Harlem uguale a molti altri: taciturno, dal carattere mite nonostante la stazza da lottatore di wrestling, si prodiga in lavoretti umili, ha difficoltà nel pagare l’affitto e non sembra interessato a incominciare nuove relazioni. Lo spettatore affezionato ai prodotti Netflix ha già avuto modo di conoscere l’uomo indistruttibile dal cuore d’oro, essendo stato co-protagonista nella serie dedicata a Jessica Jones: un aspetto da non prendere sottogamba, se si considera che in Marvel’s Luke Cage ritroviamo la coraggiosa infermiera Claire Temple (un’impeccabile Rosario Dawson), già fondamentale per le sorti di Daredevil e quelle di Jessica Jones, giunta in aiuto della mora investigatrice proprio per prendersi cura di un malridotto Luke Cage. Svariate nuove varianti e qualche piccola costante e Claire Temple è proprio una di quest’ultime: un vettore mobile che cementa ciò che Netflix vuol costruire attorno ai suoi “eroi Marvel minori”, un autentico universo parallelo al Marvel Cinematic Universe pensato per il grande schermo.

Focalizzandoci sul prodotto in questione, Marvel’s Luke Cage è, innanzitutto, la storia di un uomo ingiustamente incarcerato, vituperato sia fisicamente che psicologicamente, raggirato e costretto alla fuga con poteri indesiderati e con i quali è costretto a convivere controvoglia; questa prima stagione sfrutta senza fronzoli il contesto urbano in cui è ambientata alla perfezione, costruendo un background solido sulla condizione del popolo nero, marcando le difficoltà della vita di strada, facendo leva sul facile pregiudizio dei bianchi nei confronti dell’Harlem nera e sull’acredine e l’attrito che finisce inequivocabilmente a sfociare in pericolose rivalità tra gang. Marvel’s Luke Cage è una pregevole serie che prova (una volta tanto) a concentrarsi sul proprio sottotesto sociale, anzichè focalizzarsi unicamente sul dualismo bene/male: l’obiettivo degli sceneggiatori è quello di penetrare a fondo nella ferita di una società troppo abbandonata a se stessa, corrosa dalla corruzione e da una politica velenosa, riuscendoci con disinvoltura senza mai forzare troppo la mano, evitando di annoiare lo spettatore o perdere di vista le sorti dei personaggi. E’ soprattutto una storia di rivalsa, un tentativo di mostrare quanto dura possa rivelarsi una caduta e ancor di più rialzarsi e migliorare: a questo servono il redento barbiere Pop (Frankie Faison) e lo stesso Luke Cage, uomini dal passato ambiguo, spesso violento, che hanno pagato per gli errori commessi e ora possono godere di una seconda possibilità; in questo aspetto risiede la principale funzione didattica, che ci inculca un insegnamento di cui far tesoro: bisogna guardare avanti, sempre.

Peccato che capiti, a volte, di percepire un eccessivo dilatamento narrativo, ricorrendo poi a interventi esterni provvidenziali che indeboliscono la struttura di una sceneggiatura non brillante come Netflix ci aveva abituato, ma lucida nella sua essenzialità. Uno degli aspetti che più catturano l’attenzione riguarda il lavoro di caratterizzazione eseguito sui personaggi femminili (la già citata Claire Temple/Rosario Dawson, la consigliera senza scrupoli Mariah Dillard/Alfre Woodard e la detective Misty Knight/Simone Missick), infaticabili e alla ricerca della propria individualità in un contesto sociale violento, in cui ex teppistelli di strada diventano signori del crimine, i membri di alto grado del corpo della polizia sono corrotti e in malafede e le eorine sembrano non esistere nemmeno, manco quello del supereroe fosse un mestiere per soli fusti. Una pennellata di “rosa” che cambia per una volta le carte in tavola, rinvigorendo un genere facilmente preda di macchiette e clichè.

E’ una prova discreta quella che ci regala Marvel’s Luke Cage: socialmente rilevante, in grado di offrire una prospettiva originale sul format supereroistico e inserita alla perfezione nel virtuoso affresco che Netflix sta impeccabilmente realizzando.


(Marvel’s Luke Cage); genere: Cine-comics, crime; sceneggiatura: Cheo Hodari Coker, Archie Goodwin, George Tuska, Roy Thomas, John Romita Sr. (fumetto); stagioni: 1 (in corso); episodi prima stagione stagione: 13; interpreti: Luke Cage, Cornell "Cottonmouth" Stokes, Misty Knight, Hernan "Shades" Alvarez, Willis "Diamondback" Stryker, Claire Temple, Mariah Dillard; produzione: Marvel Television, ABC Studios; network: Netflix (U.S.A., 30 settembre 2016), Netflix (Italia, 30 settembre 2016); origine: U.S.A., 2016; durata: 60’ per episodio; episodio cult prima stagione: 1x04 – "Step in the arena"


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