MATRIX AND THE CITY. IL CORPO IBRIDO NEL CINEMA E NELLA CULTURA VISUALE

Ho letto avidamente questo libro di Francesca De Ruggieri anche perché gli argomenti trattati sono di mio interesse primario e quindi ero molto ansioso di porvi la mia attenzione. Diciamo subito che è un libro ricco di spunti, basato su una buona bibliografia, scritto bene... eppure qualcosa non ha funzionato. Ho dovuto posarlo e riprenderlo per capire cosa.
Comincerei con il lungo primo capitolo dal titolo «Il cinema è un linguaggio»: si tratta di una dettagliata, quanto inutile e all’alba del 2006 superflua, storia della semiologia del cinema. A più di quaranta anni dall’inizio del dibattito sulla semiologia del cinema speravo che si potesse dare per scontato un certo percorso, soprattutto se risulta legato ai temi del libro semplicemente come premessa metodologica.
Inoltre si tratta di una storia che dimentica alcuni passaggi essenziali che tra l’altro - e qui è il fatto più grave - sarebbero utili per “puntellare” i temi svolti in seguito. Mi spiego: come si può non citare bene il Pasolini di Empirismo Eretico nel momento che di seguito ci si occupa proprio di realismo e finzione, vita e morte... tutto il discorso sul montaggio e il piano sequenza (e non solo la “semiologia del reale” che in effetti viene citata) sarebbe dovuta essere centrale. Così come sarebbe potuto venire in aiuto, nel momento in cui si disserta sul realismo del cinema, il saggio di Bettetini L’indice del realismo che, seppure ha la sua età, resta comunque un punto fermo su questi studi. Ma ancora più incredibile risulta la mancanza di Bazin: ma come, soprattutto nel proseguio si parlerà di corpo e rappresentazione, di morte e esso (la pornografia e il corpo femminile) e non si cita almeno il saggio sul “montaggio proibito” di Bazin?
Dopo questa lunga a lacunosa sintesi della semiologia del cinema non rimangono che cento pagine per spaziare dalla rappresentazione del corpo alla città nel cinema contemporaneo: vengono dette tutte cose interessanti, si aprono anche quesiti teorici interessanti, ma tutto rimane a livello un po’ superficiale. Inoltre si ha la sensazione che il testo sia uscito prima dei molti interventi su questi argomenti di Gianni Canova per esempio (lui, comunque, citato) o Veronica Pravadelli (i suoi interventi sul postmoderno sarebbero stati utili, ma non viene nemmeno citata in bibliografia)... né ci sono tracce degli interventi di De Vincenti e altri studiosi su questi temi.
Anche la videoart e la body art (con i loro percorsi così intrecciati) che stanno alla base della riflessione sul corpo ibrido e tecnologico vengono lasciati ai margini così come le riflessioni per esempio di Sandra Lischi o Alessandro Amaducci (e cito solo studiosi italiani) su questi temi. E’ un libro che si situa troppo fuori dal dibattito, dice cose che sono ormai acquisite e nei pochi spunti interessanti ci lascia a bocca asciutta... tocca e se ne va. Eppure, soprattutto nella riflessione sul corpo e l’interazione con la tecnologia, il postumano e il femminile gli spunti sono davvero interessanti e il punto di vista lascia presagire una accurata documentazione e un punto di vista originale.
Consideriamo quindi questo libro come una introduzione all’argomento e aspettiamo.
MATRIX AND THE CITY. IL CORPO IBRIDO NEL CINEMA E NELLA CULTURA VISUALE Di Francesca De Ruggieri (ETS, Euro 13,00)
